Fitoterapia
Fitoterapia: le piante dalla A alla Z
GINkgO
Pianta e uso tradizionale
Il gingko (nome botanico Ginkgo biloba) fa parte della famiglia delle Ginkgoacee; la droga viene ricavata dalle foglie essiccate ed è stata tradizionalmente impiegata per trattare la demenza (inclusa la malattia di Alzheimer) e le malattie legate a deterioramento cerebrale dovuto a cause circolatorie, specie in anziani colpiti da perdite di memoria, capogiro, senso di testa vuota, difficoltà di concentrazione, disturbi dell’umore (in particolare di tipo depressivo), dell’udito e così via.
Anche se, in generale, il ginkgo è stato impiegato per curare disturbi alla cui origine c’erano alterazioni circolatorie dovute a riduzione del flusso arterioso (per esempio nella cosiddetta claudicatio intermittens), questa pianta è stata utilizzata nel trattamento di asma e malattie allergiche.
Efficacia
Specifiche ricerche hanno evidenziato come il ginkgo sia realmente efficace nel trattamento dei disturbi della memoria legati all’età, e in generale per i sintomi della demenza (rispetto alla quale sembra anche dotato di azione preventiva o comunque di rallentamento); se ne ipotizza un effetto benefico anche sulle capacità intellettive di soggetti più giovani; per quanto riguarda invece gli altri impieghi terapeutici tradizionali, non esistono conferme scientifiche di efficacia.
Sulla base di altre ricerche, d’altra parte, gli estratti della pianta potrebbero essere impiegati con buon risultato anche nella retinopatia diabetica, nel glaucoma, nei disturbi circolatori degli arti inferiori, nella sindrome premestruale, nella sindrome di Raynaud, nel capogiro e nelle vertigini.
Sicurezza d’impiego
Il ginkgo è una pianta molto studiata ed è citata nelle monografie dell’ESCOP e dell’OMS, oltre che nella Farmacopea ufficiale europea.
Gli studi scientifici segnalano alcune situazioni in cui l’impiego degli estratti della pianta richiede qualche precauzione: per esempio, dosi elevate di ginkgo possono causare stati di agitazione, nausea e vomito e sensazione di debolezza, e sono stati segnalati fenomeni di sanguinamento spontaneo in soggetti che assumevano contemporaneamente farmaci dotati di azione analoga (anticoagulanti o antiaggreganti piastrinici quali acido acetilsalicilico e ibuprofene). Il ginkgo è controindicato in soggetti che assumano farmaci quali antidepressivi e alprazolam, e richiede un uso controllato nei soggetti affetti da diabete mellito di tipo 2, in quanto può contribuire a ridurre i livelli di glucosio del sangue. I semi di ginkgo, sia freschi sia essiccati, non devono essere consumati.
L’uso degli estratti della pianta va evitato durante la gravidanza e l’allattamento, salvo diverse indicazioni da parte del medico curante; per quanto riguarda l’età pediatrica, mancano dati certi a sostegno della sicurezza d’uso, quindi se ne raccomanda un impiego prudente e limitato alla prescrizione medica.
Consigli e raccomandazioni
Del ginkgo esiste un preparato, considerato lo standard di riferimento di qualità a livello internazionale e denominato EGb 761. Nella demenza, nella claudicatio intermittens e nei disturbi dell’erezione questo preparato è stato somministrato per via orale a dosaggi pari a circa 120-240 mg al giorno; dosi più elevate (fino a 400 mg al giorno) sono state somministrate a soggetti giovani in alcuni studi diretti a valutare il potenziale effetto sul miglioramento delle capacità intellettive.
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