Dermatologia ed estetica
Capelli
Alopecia: classificazione in base alla causa
Esistono due scale per misurare il grado, il livello o la gravità dell’alopecia (comunemente nota coma calvizie), ovvero la scala di Hamilton e quella di Norwood; in primo luogo, però, le manifestazioni di alopecia vengono distinte in due entità completamente diverse tra loro, vale a dire le forme cicatriziali (permanenti) e quelle non cicatriziali (reversibili e no).
Alopecia cicatriziale
Da un punto di vista clinico è evidente la distruzione del tessuto sotto forma di atrofia e cicatrizzazione. Si distinguono diverse varietà di alopecia cicatriziale, e in particolare forme congenite e acquisite.
Fanno parte delle prime l’atrichia congenita (condizione autosomica recessiva che determina l’assenza di follicoli piliferi nell’adulto), l’ipotricosi, associata ad altri difetti in varie sindromi ereditarie (atrichia con cisti cheratiniche, displasia idrotica ectodermica, progeria, sindrome di Moynahan, sindrome di Baraitser) e l’aplasia moniliforme.
Per quanto riguarda invece le alopecie cicatriziali acquisite, queste si distinguono in base al fattore scatenante, che può essere di tipo fisico (traumi, raggi X, ferite), chimico (acidi, alcali), biotico (herpes zoster, lebbra, tubercolosi, sifilide secondaria e terziaria, infezione fungina), dermatologico (dermatosi in atto o pregresse quali lupus eritematoso, sclerodermia, tumori cutanei, granulomi, sarcoidosi, cheloidi, pseudoarea di Brocq, lichen) o infine psicosomatico (patomimie, escoriazioni nevrotiche).
Alopecia non cicatriziale
Da un punto di vista clinico, in questi casi non vi è alcun segno evidente di infiammazione tessutale, cicatrizzazione o atrofia della cute. All’origine della condizione ci possono essere fattori congeniti, quindi anomalie genetiche o difetti di sviluppo (alopecia fisiologica del neonato, atrichia congenita, ipotricosi associate a varie sindromi), oppure acquisiti in seguito all’azione di diversi elementi in gioco.
Si distinguono così alopecie:
- genetico-ormonali (alopecia androgenetica);
- ormonali (alopecia post-gravidica o post-ipotiroidismo, ipopituitarismo, diabete, ipoparatiroidismo);
- da reazione follicolare con disturbo del ciclo del pelo (telogen effluvium, anagen effluvium);
- nutrizionali-metaboliche (malnutrizione con carenza proteico-calorica, carenza di ferro o di zinco, deficit di grassi essenziali, sindromi da malassorbimento, errori congeniti del metabolismo);
- fisico-chimiche (da trauma o derivanti dall’impiego di farmaci, agenti chimici, raggi X, trazioni cosmetiche);
- da farmaci (tallio, eparina, dicumarolici, methotrexate, shampoo alcalini, ciclofosfamide, colchicina, tiouracile, vitamina A a dosi elevate e retinoidi, propanololo, bromocriptina);
- idiopatiche (alopecia areata o area Celsi, caratterizzata dalla presenza di una o più chiazze con presenza di capelli “a punto esclamativo” ai margini di una chiazza attiva e peli cadaverizzati che assumono l’aspetto di punti neri; alopecia diffusiva cronica);
- infettive (virali o batteriche, per esempio da sifilide o lebbra, micotiche, per esempio da Tinea capitis);
- neoplastiche.
- psicosomatiche (stress emotivi o tricotillomania, disturbo in cui il paziente si strappa i capelli creando sul cuoio capelluto una chiazza alopecica con capelli rotti a varie altezze).
Un discorso più esteso meritano l’alopecia androgenetica e quella areata.
La calvizie androgenetica colpisce circa il 70% degli uomini dopo i 30 anni di età, è ereditaria e dovuta alla sensibilità costituzionale dei follicoli piliferi all’azione degli ormoni maschili (testosterone e diidrotestosterone), quindi ha come unica causa la predisposizione familiare (anche se lo stress, insieme a un’eccessiva produzione di sebo e forfora, possono costituire delle concause). Inizia in modo lento e progressivo, con l’arretramento della linea di attaccatura dei capelli a livello frontale, e può arrivare a vari livelli di gravità per poi stabilizzarsi; quanto più ampio e profondo è l’arretramento, tanto più rapido e grave è il livello della calvizie: in particolare, si distinguono forme a evoluzione lenta, che esordiscono generalmente a partire dai 28-35 anni, per poi aumentare gradualmente senza arrivare a conseguenze preoccupanti, e forme a evoluzione rapida, che si manifestano invece intorno ai 19-20 anni, per arrivare a un’evoluzione completa già intorno ai 30 anni. In entrambi i casi viene quasi sempre risparmiata una corona di capelli posteriore e laterale alla nuca e alle tempie, ed è per questo che per il trapianto di capelli i follicoli vengono prelevati dalla nuca (zona donatrice) in quanto non soggetti alla calvizie, che invece interessa le altre zone della testa.
L’alopecia areata, nota anche come area Celsi, è anch’essa ereditaria, nello specifico causata da un disturbo del sistema immunologico. Si manifesta nei giovani con chiazze di forma tondeggiante o ovale e può estendersi all’intero cuoio capelluto. Spesso regredisce completamente in pochi mesi, ma in taluni casi si stabilizza per tutta la vita o si ripresenta saltuariamente; la percentuale dei casi di persistenza a vita è comunque bassissima (1 o 2%), ma ha come unica soluzione possibile il trapianto di capelli.
Come si può intuire da questa sommaria classificazione, le alopecie sono entità patologiche complesse, all’origine delle quali contribuiscono fattori complessi e talvolta multipli che ne rendono difficile il trattamento.
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