Dermatologia ed estetica
Vitiligine
Che cosa è la vitiligine
La vitiligine o vitiligo (dal latino vitulum, “macchia bianca”) è una dermatosi ipomelanotica cronica acquisita, che comporta una mancanza (ipocromia) o una totale carenza (acromia) di pigmento. Tale patologia, che colpisce lo 0,5-2% della popolazione mondiale, si manifesta sotto forma di chiazze bianche a margini netti, spesso iperpigmentati, che ne evidenziano il contrasto di colore con la cute normalmente pigmentata circostante. Queste chiazze sono, di solito (ma non sempre), disposte simmetricamente e possono comparire in qualsiasi parte del corpo; la loro insorgenza è indipendente da fattori quali sesso, colore della pelle o colore dei capelli dei soggetti colpiti.
La vitiligine compare nel 50% dei casi prima dei vent’anni, spesso dopo eventi psicoemozionali rilevanti. Si tratta di una malattia clinicamente asintomatica, e per questo troppo spesso ingiustamente considerata un mero problema estetico, di minima importanza per la salute; in realtà, oltre a provocare sovente una rilevante diminuzione della qualità della vita e dell’autostima del paziente, la vitiligine va considerata con attenzione anche perché si presenta spesso in associazione ad altre malattie di interesse internistico o dermatologico. Secondo alcune stime, il 75% dei soggetti che ne sono affetti considera la vitiligine sfigurante e intollerabile; in generale, dunque, questa malattia può essere vissuta in maniera piuttosto drammatica, causando reazioni psicoemotive anche molto rilevanti, talora addirittura condizionanti la modalità di interazione del paziente con il contesto familiare e sociale.
Anche se la vitiligine è nota da millenni (descrizioni riconducibili a essa sono presenti già nei famosi Scritti di Ebres, risalenti circa al 2500 a.C.), le sue cause rimangono ancora non del tutto chiare: la possibilità di una trasmissione familiare è suggerita dal fatto che una percentuale del 20-40% dei soggetti con vitiligine ha uno o più parenti affetti da questa malattia e per questo motivo i fattori genetici sono ritenuti rilevanti; si sa inoltre che l’evento scatenante la vitiligine è la morte o l’inattivazione funzionale dei melanociti, le cellule deputate alla produzione di melanina. Su come avvenga tale distruzione melanocitaria, sono state avanzate diverse ipotesi, di cui le più accreditate sono:
- l’ipotesi neurale, secondo la quale fibre nervose “anomale” provocherebbero la morte dei melanociti nelle aree cutanee da loro innervate;
- l’ipotesi autocitotossica, secondo la quale melanociti difettosi, o cellule a loro vicine, produrrebbero sostanze tossiche per loro stessi che ne causerebbero la scomparsa;
- l’ipotesi autoimmune, secondo la quale sarebbe il sistema immunitario del soggetto colpito a riconoscere i melanociti come corpi estranei e ad attaccarli causandone la morte.
Oltre a questi meccanismi fondamentali, altri elementi in corso di studio sembrerebbero concorrere allo sviluppo della malattia: infezioni virali, anomalie nei meccanismi di protezione dal danno da radicali liberi e, infine, alterata risposta ai fattori di crescita.
Per la possibilità di associazione con numerose, specifiche condizioni cliniche cutanee ed extracutanee, è stato suggerito di considerare la vitiligine non più come una semplice malattia ma come una sindrome: in alcuni casi, infatti, può essere l’epifenomeno di malattie organiche, tra cui spiccano per frequenza altre sindromi su base autoimmune.
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