Lebbra
Patologia infettiva cronica che colpisce la pelle, le mucose e i nervi. La lebbra, detta anche malattia di Hansen, è ancora frequente nelle regioni tropicali di Africa, Asia, Oceania e America latina e affligge oggi 10-12 milioni di persone, di cui la metà non ha accesso a un sistema sanitario adeguato. In queste aree è una malattia endemica, mentre è quasi del tutto scomparsa nell’Europa occidentale dalla fine del XIX secolo. Nei casi recentemente osservati nei Paesi sviluppati, la contaminazione ha sempre luogo nel corso di un soggiorno prolungato in una zona dove la patologia è ancora diffusa.
Cause
La patologia è dovuta a un batterio a forma di bastoncello, il bacillo di Hansen o Mycobacterium leprae.
Il contagio, possibile solo in alcune forme di lebbra (lebbra lepromatosa), avviene a partire dalle secrezioni nasali o dalle piaghe cutanee di un malato, che contaminano la pelle (piante dei piedi nudi) o le mucose (mucosa respiratoria) di un soggetto sano.
Il bacillo è relativamente debole, o addirittura trascurabile, nei Paesi sviluppati, ma nelle aree tropicali la sua resistenza è favorita dalle cattive condizioni igieniche e dal caldo.
Sintomi e segni
L’evoluzione della lebbra, assai lenta, avviene nell’arco di molti anni. Dopo un’incubazione la cui durata varia da 1 a 5 anni, la malattia esordisce in forma cosiddetta indeterminata. Si manifesta con piccole lesioni dalla forma di macchioline depigmentate, in genere bianche, di qualche millimetro di diametro, in corrispondenza delle quali la pelle è insensibile e non soggetta a traspirazione.
In seguito la malattia può assumere la forma tubercoloide, quella lepromatosa o una forma intermedia.
Lebbra tubercoloide La più frequente, si riscontra nei soggetti con difese immunitarie relativamente efficaci. Lede soprattutto i nervi, che aumentano di volume, in particolare nelle regioni del gomito, della gamba e del collo, e al tatto possono essere percepiti come grossi cordoni, regolari o disseminati di rigonfiamenti e strozzature. Man mano che la malattia evolve, si assiste a un’estensione delle lesioni, al progressivo disseccamento della pelle, ad alterazioni dei muscoli e dei nervi; questi sintomi causano ulcerazioni plantari, retrazione dei tendini e aponeurosi dei piedi e delle mani.
Lebbra lepromatosa La più grave, si riscontra nei soggetti le cui difese immunitarie sono molto indebolite. Dà luogo alla comparsa di lepromi, noduli dolenti di colore rosso bruno, in rilievo sottocute, abbastanza numerosi e voluminosi da risultare mutilanti; il volto colpito da tali lesioni assume un aspetto caratteristico, detto facies leonina. Ai lepromi si associano rinite infiammatoria molto contagiosa, che può causare distruzione delle cartilagini, danni agli occhi, alla bocca e ai visceri, febbre e un notevole affaticamento generale.
Diagnosi
Nei soggetti colpiti da lebbra tubercoloide, l’infezione è evidenziata da una cutireazione specifica (alla lepromina), la reazione di Mitsuda, mentre la forma lepromatosa è diagnosticata mediante biopsia delle lesioni cutanee o esame dello striscio nasale, che rivelano numerosi bacilli di Hansen.
Trattamento
La lebbra viene trattata con somministrazione di sulfoni; tuttavia, poiché negli ultimi anni si sono manifestate varie forme di resistenza a questi farmaci, attualmente si fa ricorso ad altri prodotti (sulfamidici, rifampicina, clofazimina). Il trattamento, che va continuato per un periodo variabile da 6 mesi a 2 anni o, in casi molto avanzati, anche più a lungo, è in grado di guarire la malattia allo stadio iniziale e bloccare l’evoluzione delle forme gravi.
Evoluzione
La lebbra è una malattia gravemente mutilante, che dopo la guarigione può lasciare molte sequele. La chirurgia ortopedica permette di ridurre le deformazioni deturpanti. Per trattare le nevriti acute ci si avvale di interventi chirurgici di decompressione nervosa.
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