Dermatologia ed estetica
Capelli
Quando si perdono i capelli: problemi, patologie, tipologie
Prima di discutere della fisiologia e patologia dei capelli, è forse opportuno riflettere sulla funzione e il significato che questi annessi cutanei rivestono nella società occidentale ed europea dei nostri giorni.
Nel mondo animale la funzione della pelliccia è anzitutto termoregolatoria, protettiva e mimetica (ma in alcune specie può essere anche ornamentale e sessuale), mentre nella razza umana il mantenimento dell’omeostasi termica è affidato a meccanismi che prescindono sostanzialmente dalla presenza di una copertura pilifera, tanto che l’uomo calvo non presenta sostanziali alterazioni fisiologiche; il genere umano oggi potrebbe sopravvivere tranquillamente anche se i suoi componenti fossero completamente glabri.
L’interesse per la propria peluria è, quindi, più di tipo antropologico e psicologico che fisiologico, ma è comunque talmente forte da spingere uomini e donne ad affrontare terapie spesso difficili, lunghe e costose.
La distribuzione, il colore e la lunghezza del mantello, in molte razze animali, costituisce un carattere morfologico esterno che distingue il soggetto di sesso maschile da quello femminile e serve anche da richiamo per l’altro sesso. Nella specie umana, per esempio, la lunghezza del capello ha rappresentato per molto tempo un segno distintivo fra i due sessi, in quanto la fase di crescita (anagen) dura nel maschio circa 3 anni determinando una lunghezza media di circa 30-35 cm, mentre nella femmina dura fra i 6 ed i 10 anni con una lunghezza media che può raggiungere anche 100-120 cm. Dal punto di vista psicologico la perdita dei capelli provoca diverse sensazioni piuttosto spiacevoli, per esempio la sensazione di regredire all’età neonatale, perdere la propria virilità o essere castrati (nell’uomo), perdere la propria femminilità (nella donna).
Nel corso della storia, le civiltà di ogni parte del mondo hanno attribuito ai capelli diversi significati, rendendoli segno di forza ed energia (pensiamo, per esempio, alla storia di Sansone o alle parrucche nobiliari), di fertilità (tonsura dei bimbi fino alla loro maturità), virilità, appartenenza (per esempio religiosa, dove la tonsura esprime la scelta di castità), regalità (basti ricordare la stupenda parrucca di riccioli inanellati di Luigi XIV o il significato etimologico dei titoli di “Cesare”, “Kaiser”, “Zar”, che fanno riferimento a “lunghi capelli da tagliare”), misticismo (i pellerossa pensavano che Manitù afferrasse i guerrieri uccisi per i capelli per portarli in cielo, da qui il significato dello scalpo, che avrebbe impedito l’ascesa in cielo del nemico).
Anatomia e fisiologia del follicolo pilosebaceo
Il pelo è una struttura di forma grossolanamente cilindrica e del diametro di circa 65-78 ?m, derivata dal follicolo pilifero, che si suddivide in una porzione stabile e una ciclica (caduca) separate dal colletto. Nella porzione superiore del follicolo, annessa al pelo, si trovano la ghiandola sebacea e il muscolo erettore del pelo, responsabile, attraverso una stimolazione di tipo adrenergico (conseguente, per esempio, alla reazione di fuga o attacco di fronte a un pericolo), del fenomeno detto di orripilazione (pelle d’oca). Sotto queste strutture è presente un rigonfiamento, detto bulge, in cui sono contenute le cellule staminali che serviranno, a ogni ciclo, per la formazione di un nuovo pelo. La molecola che attribuisce al pelo le caratteristiche di compattezza, resistenza, elasticità e durezza è la cosiddetta sclerocheratina (o cheratina dura); la cheratina è una molecola complessa formata da due proteine di composizione diversa (alla struttura delle quali contribuiscono ben 18 diversi amminoacidi). Il fusto del pelo è costituito dalla cuticola, formata da una serie di cellule cheratinizzate prive di pigmento; all’interno della cuticola c’è la corteccia o corticale, in cui si trova la melanina e, all’interno della corteccia, il midollo, composto da spazi vuoti (“bollicine” d’aria) e filamenti di cheratina. La parte terminale del pelo, quella che affonda nel derma, è detta bulbo e avvolge una porzione di connettivo detta papilla dermica. I follicoli piliferi sono distribuiti su tutto il corpo tranne che sulla regione palmoplantare, sulle falangi distali, sulle semimucose e sulla cute del pene. Si distinguono comunemente due categorie di peli, la lanugine o vellus, formata da peli piccoli, sottili, non pigmentati, quasi invisibili (si trovano su orecchie, fronte, tronco e, nel sesso femminile, guance), e i peli terminali, grossi e pigmentati (presenti nelle restanti sedi corporee).
Il capello è un pelo terminale in cui si distinguono tre parti:
- il fusto, che ne costituisce la parte esterna e visibile;
- la radice, ovvero la parte interna invisibile perché immersa nella cute;
- il bulbo, che costituisce la porzione più profonda e terminale della radice.
Le melanine sono responsabili del colore dei capelli, in particolare l’eumelanina conferisce loro il colore nero e bruno scuro, la feomelanina i colori biondo e rosso.
I capelli mediamente presenti in un giovane adulto sono circa 100.000-150.000 (tra i 160 e i 240 per cm2), ma questo numero diminuisce con l’età riducendosi, anche in assenza di patologie, a circa i 2/3 del numero iniziale nell’anziano. Il diametro dei capelli oscilla fra i 65 e i 78 ?m, e anch’esso è spesso soggetto a una diminuzione con l’età (può risultare inferiore a 50 ?m).
Solo un follicolo su tre ospita un vero pelo terminale (gli altri due ospitano un pelo vellus). Nei follicoli si alternano periodi di crescita (anagen) e di riposo (telogen) intervallati da un periodo di progressivo arresto delle funzioni vitali (catagen); il primo periodo è quello più duraturo e raggiunge i 2-4 anni nell’uomo e i 3-7 anni nella donna (ciò spiega perché i capelli raggiungono nel sesso femminile una maggiore lunghezza), mentre la fase di telogen, o di riposo funzionale, dura in media 90-100 giorni e termina con la caduta del capello. Se sottoposto a trazione, in quest’ultimo periodo il capello può cadere facilmente senza che si avverta dolore.
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