Medicina tradizionale cinese
Intervento terapeutico
Le possibilità terapeutiche
Una volta formulata la diagnosi, compito del terapeuta è ristabilire il regolare fluire del qi e riportare in equilibrio le varie componenti dell’organismo secondo l’armoniosa dialettica yin/yang. Per fare questo il medico si può avvalere di tecniche quali l’agopuntura, la fitoterapia, la dietetica; può inoltre consigliare, a seconda dei casi, massaggi e ginnastiche mediche. Queste metodiche, che illustreremo brevemente (all’agopuntura è riservato un capitolo a parte di questo volume) hanno gli stessi principi teorici e possono essere usate separatamente, ma più spesso vengono impiegate contemporaneamente, dopo aver esaminato con cura la natura della malattia, la zona colpita e la sua gravità.
Dietetica
È opinione comune che, anticamente, l’individuazione della maggior parte degli alimenti e dei farmaci sia avvenuta attraverso una serie di prove empiriche che hanno permesso di distinguere le sostanze commestibili da quelle tossiche. Certamente qualche incauto sperimentatore può aver vissuto esperienze spiacevoli, ma dopo qualche malessere ha imparato a ridurre la quantità di certi alimenti e a sfruttarne le proprietà. Nell’antichità, infatti, non esisteva una netta separazione tra farmaco e alimento: questi avevano infatti la stessa origine nutrizionale, ma impieghi differenti per il diverso potere d’azione. Tracce di questa concezione si ritrovano anche all’esame di alcuni caratteri relativi ai due elementi.
Il carattere cinese yi (medicina), per esempio, ha lo stesso radicale dell’ideogramma jiu (vino o bevanda fermentata): la parte in comune indica un recipiente in cui venivano conservati gli elisir e le sostanze medicamentose. Sappiamo che il vino era considerato un efficace rimedio non solo per attivare la circolazione del sangue, ma anche per curare nevralgie o reumatismi articolari ed eliminare umori nocivi; era inoltre impiegato come analgesico e disinfettante. Ancora, l’ideogramma tang indica sia le zuppe sia le minestre medicate, preparate in base a ricette utili per somministrare alcuni medicinali, rendendoli più gradevoli.
Molti alimenti di uso comune sono stati usati come farmaci, e tra questi la giuggiola, lo zenzero, l’aglio, il porro, il peperoncino, il sesamo, la soia, i fagioli, il riso. Viceversa, alcuni farmaci ricorrono tuttora nella preparazione di alcune ricette. Nel volgere dei secoli è accaduto che, nel momento in cui un determinato cibo mostrava proprietà farmacodinamiche precise, veniva impiegato solo in funzione di queste e ciò, con il passare del tempo, ha determinato l’inserimento di tale sostanza nella categoria dei medicinali: è il caso di alcuni rimedi come l’acantopanax, l’angelica, l’astragalo, il cartamo, la gastrodia, il gingko e la piantaggine, che ancora oggi fanno parte della fitoterapia cinese.
Normalmente vengono considerati alimenti i cibi che possono essere consumati quotidianamente, in quantità elevate, anche per lunghi periodi, senza effetti collaterali; si considerano, invece, rimedi medicinali le sostanze che inducono reazioni rilevanti nell’organismo in un lasso di tempo breve (qualche ora o qualche giorno), possono avere effetti collaterali e certamente non sono adatti per l’alimentazione quotidiana.
La medicina cinese ha sempre avuto come indirizzo prevalente quello di trattare in prima istanza le malattie con la dietoterapia e l’agopuntura; solo in caso di scarsi risultati si ricorre ai medicamenti. Nel Seicento, uno dei medici più insigni, Sum Simiao, diede una struttura teorica a questa linea di pensiero. In effetti i farmaci erano considerati come dei veleni e, se la loro tossicità era ritenuta capace di debellare gli elementi patogeni, si era anche convinti del fatto che danneggiassero anche gli organi. Questa concezione, al di là di una deprecabile e poco realistica demonizzazione del farmaco, derivava dalla profonda convinzione che ogni azione esercitata sull’energia dell’organismo finisce per “stressare” le strutture cui questa azione si volge, indebolendole nella loro funzione e che per questo fosse necessario limitare il loro uso a situazioni non altrimenti risolvibili.
Una distinzione del genere esiste anche nella nostra cultura: le sostanze definite salutari, che contribuiscono al benessere della persona (blandi sedativi, digestivi, tonici) sono vendute nelle erboristerie, mentre le sostanze ad alta attività farmacodinamica, che pure provengono dal regno vegetale, animale, minerale ma possono avere effetti collaterali, sono vendute in farmacia. Alcune sostanze impiegate nella medicina cinese hanno elevata tossicità (per esempio l’aconito, usato come tonico, o il solfuro di mercurio, utilizzato come sedativo) e devono essere prescritte da medici esperti in fitoterapia cinese.
Un discorso a parte meritano le spezie che, introdotte in Occidente per il piacere del palato, sono spesso dotate anche di proprietà terapeutiche, talora molto pronunciate. Basti ricordare la cannella e i chiodi di garofano che, a dosaggi di poco superiori a quelli usati in gastronomia, costituiscono ottimi rimedi contro le affezioni da freddo dell’apparato respiratorio e muscolo-scheletrico.
La dietetica costituisce una delle branche della Medicina tradizionale cinese e quindi ne condivide la concezione del mondo e della vita (l’uomo come intermediario tra cielo e terra), della salute e della malattia; per questo motivo ha alcune caratteristiche che la differenziano da altri tipi di dietetiche orientali (per esempio la macrobiotica) e occidentali.
La dietetica cinese è olistica per la concezione dell’uomo “uno” non solo in sé, ma anche con ciò che lo circonda. Per curare la malattia studia la costituzione del paziente, la sua storia clinica, il suo stato psicologico, le condizioni geografiche e climatiche del luogo in cui vive. Poiché la salute dell’uomo è concepita come uno stato di equilibrio tra le energie dell’organismo e dell’ambiente, tiene in considerazione la stagione, il clima, il luogo in cui l’uomo vive e in cui una determinata malattia si è sviluppata, nonché le caratteristiche degli alimenti che crescono nell’ambiente che lo circonda.
La dietetica cinese è inoltre preventiva, perché è in grado di insegnare con quali alimenti ogni singola persona può aumentare le difese dell’organismo e non disperdere il suo patrimonio energetico (che è limitato). Attraverso la scelta dei cibi più adatti, la preparazione più idonea, la somministrazione nei tempi più adeguati, il uso in relazione alle debolezze costituzionali, si propone di mantenere l’uomo sano innanzitutto tonificando l’energia corretta zheng qi e armonizzando la sua circolazione. Infatti, con una zheng qi abbondante e potente, l’uomo è in grado di contrastare gli attacchi delle energie perverse e le disarmonie che possono crearsi per fattori psichici o alimentari.
La dietetica cinese è terapeutica perché si fonda su una solida base medica: il suo intento dichiarato è di curare o prevenire disturbi e malattie; ogni alimento è valutato nel suo aspetto farmacoterapico; ogni prescrizione dietetica sottende una diagnosi.
Per ogni situazione morbosa sono indicati gli alimenti più idonei per contrastare direttamente i vari fattori patogeni che l’hanno causata e quelli indispensabili per fornire all’organismo l’energia necessaria per combattere autonomamente la malattia, potenziando l’attività di autoguarigione.
Questo obiettivo è ottenuto grazie al “sapore” di ogni alimento, che è in grado di combattere una determinata causa patogena e alla sua “natura”, che contrasta la malattia: alimenti caldi, per esempio, possono combattere malattie da freddo e viceversa. In caso di malattia, la dietetica ha lo scopo di stimolare l’appetito e fornire pochi ma selezionati alimenti, adeguati al trattamento della malattia. In questo modo le scarse risorse dell’organismo malato vengono canalizzate in un lavoro di digestione e assorbimento del tutto finalizzato all’acquisizione di energie e principi attivi adatti a risolvere quello stato patologico.
Al termine della malattia, la dietoterapia prescrive degli alimenti atti a mantenere l’equilibrio fisiologico nuovamente raggiunto e ad aiutare gli organi che la malattia stessa ha indebolito o debilitato.
La dietetica cinese è cronobiologica perché considera l’uomo non sempre uguale a se stesso, ma diverso a seconda delle ore del giorno, dei mesi e delle stagioni; ogni dieta sarà il più possibile personalizzata e, come non può esserci una dieta uguale per tutti, allo stesso modo non può esistere una dieta uguale per tutte le stagioni. In ogni periodo dell’anno si dovranno assumere alimenti che preferibilmente abbiano un sapore in grado di bilanciare gli scompensi causati dall’energia climatica propria della stagione o un sapore che corrobori l’organo più attivato, secondo le corrispondenze già segnalate della teoria dei Cinque movimenti.
Infine, la dietetica cinese costituisce un modello universale, cioè esportabile dal contesto socioculturale cinese e adattabile a esigenze culturali anche molto diverse da quelle che ne hanno determinato la nascita; infatti può essere realizzato con alimenti e ricette che appartengono alla tradizione occidentale. In questo modo, la dietetica occidentale può essere rivisitata per essere applicata all’uomo moderno, secondo dei principi di nutrizione e di riequilibrio della struttura e dell’energia che derivano dalla grande tradizione energetica cinese.
La dietetica o dietoterapia previene o cura le malattie per mezzo di alimenti che, però, non sono considerati secondo i criteri della nutrizionistica occidentale. Inoltre una particolare attenzione è attribuita allo studio delle tecniche di preparazione, di cottura e di conservazione che, per la loro capacità di modificare alcune caratteristiche dei cibi, vengono scelte a seconda degli effetti terapeutici che si desidera ottenere. In questo modo, si crea un congiunzione tra la dietetica in senso stretto e la gastronomia tendente a una migliore combinazione e preparazione di cibi e bevande. Riguardo agli alimenti, non si parla tanto di calorie, vitamine, minerali, protidi, glucidi e lipidi (concetti aggiunti solo in epoca moderna), quanto di nozioni più di tipo qualitativo come il sapore, la vitalità, la natura degli alimenti.
La prima modalità di classificazione degli alimenti è quella che appare nel capitolo 22 del Neijing Suwen che li suddivide, in base alla loro funzione, nelle categorie di seguito elencate.
- Adiuvanti, che aiutano la digestione: la frutta. Tutti i frutti sono, infatti, yang, di sapore sottile, capaci di attivare la funzionalità degli organi e la trasformazione delle energie. Per questo motivo vanno mangiati prima dei pasti o lontano da essi. Hanno inoltre il compito di aiutare la produzione del sangue e dei liquidi in generale.
- Nutrienti, che nutrono la struttura: i cereali. Questi sono infatti i principali fornitori di energia, e per questo motivo devono essere sempre presenti nella dieta quotidiana.
- Sazianti, che procurano riempimento: i legumi e le verdure. Il nome cinese per “ortaggio”, chong, è presente nell’espressione chong ji, che significa calmare la fame. Legumi e verdure sono quindi utili anche nelle diete dimagranti, soprattutto per la loro capacità di ridurre lo stimolo dell’appetito. I vegetali sono considerati dalla dietetica cinese yin perché legati alla Terra e ricchi di acqua.
- Tonificanti: carni e pesci, ritenuti tali perché hanno il compito di aumentare l’energia, qualora sia carente, e di stimolare l’attività del qi e del sangue. Nella suddivisione appena riportata si può apprezzare la completezza della dietetica cinese e il suo equilibrio: tutti gli alimenti possono risultare utili purché assunti nella giusta quantità e a tempo debito.
La classificazione più importante degli alimenti è però quella che li suddivide secondo il loro apporto energetico e la loro capacità di modificare, rettificare, rivitalizzare la struttura energetica uomo. La dietetica cinese parla, perciò, delle Cinque proprietà energetiche degli alimenti.
Jing Questo termine definisce e descrive la vitalità di tutti gli esseri viventi. L’ideogramma rappresenta nella parte di sinistra il chicco di grano, lo stesso presente nel carattere qi, mentre nella parte di destra evoca la freschezza, il verde dell’erba germogliante, ma anche il cinabro, usato dagli alchimisti nell’elaborazione dei farmaci per l’immortalità. Il jing è in effetti l’elemento di base dell’energia vitale dell’uomo, ciò che determina la lunghezza della sua vita, e l’unico modo per arricchirlo è quello di assumere alimenti che ne sono ricchi: questo è uno dei motivi per cui la dietetica era tenuta in grandissima considerazione in Cina e il dietologo di Corte era uno dei personaggi più importanti. Gli alimenti ricchi di jing sono quelli freschi, che non hanno subito processi particolari né durante la coltivazione, né durante la raccolta o la conservazione, raccolti nel tempo appropriato e accuratamente conservati: cereali integrali, verdura e frutta fresca, funghi, uova fresche o gallate, carni fresche (meglio se consumate crude, soprattutto di animali selvatici), pesci appena pescati. La tradizione cinese considera alimenti ricchissimi di jing tutti quelli costituiti da cellule capaci di costruire nuove cellule, per esempio le uova fecondate, in cui è presente l’embrione del pulcino, oppure i germogli di bambù, di soia o dei cereali, che in condizioni favorevoli permettono lo sviluppo delle piante adulte. Lo stesso discorso vale per le gemme, che sono in grado di far sviluppare foglie e fiori. La scienza moderna ha dimostrato che tali tessuti, detti embrionali, sono effettivamente in grado di rivitalizzare il metabolismo cellulare, incrementando la produzione di energia e la formazione di proteine, il materiale strutturale per eccellenza dell’organismo umano.
D’altro canto, il jing è molto labile, quindi bisogna rispettare alcune regole per assumerne la maggior quantità possibile:
- la frutta e la verdura vanno consumate nella stagione della loro maturazione naturale; gli alimenti cresciuti nelle serre, fatti maturare artificialmente e venduti come primizie, non hanno le stesse proprietà dei prodotti maturati naturalmente;
- è meglio evitare prodotti raffinati quali lo zucchero o la farina bianca perché, spesso, proprio nelle cosiddette impurità si trovano le parti più ricche di jing; per la dietetica cinese più un alimento è trasformato e manipolato più perde la sua vitalità, quindi il miele integrale è più ricco di energia del miele raffinato, l’olio extravergine di oliva è più ricco dell’olio di oliva, lo zucchero e il sale integrali sono più ricchi rispetto allo zucchero e al sale raffinato;
- è meglio preferire, fra i metodi di conservazione degli alimenti, la surgelazione, perché è l’unica a rallentare la degradazione del jing nel tempo.
Wei Con questo termine, che significa “sapore”, si fa riferimento a una forma di energia molto importante, le cui funzioni sono complementari all’energia jing: gli autori classici dicono che il jing nutre il soffio (o energia), ovvero il qi, mentre il sapore nutre la forma, non solo del corpo in generale, ma di ciascun organo e struttura in particolare.
Sebbene il carattere cinese wei raffiguri a sinistra una bocca e a destra la pianta che cresce, alludendo quindi al sapore palatale, bisogna riconoscere che la classificazione dei sapori da parte dei medici cinesi non è sempre comprensibile in quanto effettuata non tanto in base al gusto, quanto secondo l’azione che svolgono sull’organismo. Per esempio il sapore piccante ha la proprietà di far circolare il qi: tutti gli alimenti che hanno questa caratteristica sono stati considerati piccanti, anche se il sapore palatale è diverso. Chi vuole servirsi delle nozioni di dietetica cinese deve quindi necessariamente studiare questa peculiare classificazione degli alimenti.
I cinque sapori di base della dietetica cinese sono: acido, amaro, dolce, piccante, salato, cui nel tempo è stato aggiunto l’insipido, avente un’azione neutra o blandamente diuretica sull’organismo. Tali sapori sono classificati prima di tutto secondo la legge dei Cinque movimenti e messi in relazione con i Cinque organi e le Cinque stagioni. Ogni organo, infatti, si attiva in modo particolare in una stagione e così, per aiutare la sua funzionalità, può essere utile assumere alimenti del sapore corrispondente. Per quanto riguarda l’impatto specifico di un sapore sull’organismo, la dietetica cinese dice che un sapore, se assunto in quantità moderata, nutre la forma dell’organo corrispondente e tutte le strutture a esso correlate secondo la legge dei Cinque movimenti. Se un sapore è assunto in quantità eccessiva o a un grado troppo intenso danneggia la forma dell’organo corrispondente e dell’organo dominato.
Inoltre ogni sapore ha una virtù particolare, chiamata armonizzante. Quando un organo è ostacolato nelle sue consuete funzioni e va incontro a delle sofferenze specifiche, i sapori possono intervenire per risolverle o quanto meno per alleviarle: in questo caso si dice allora che un sapore è armonizzante per un determinato organo. Il fegato, che ha la funzione di diffondere e che facilmente soffre di compressione dell’energia per sedentarietà o stress, è armonizzato dal dolce che ha proprietà rilassanti. Il cuore, che ha funzioni di accentramento e di controllo e soffre se l’eccesso di emozioni lo porta a “rilasciarsi”, è armonizzato dall’acido che ha proprietà astringenti e di contenimento. La milza, che soffre di “sindromi da umidità”, è armonizzata dall’amaro che ha proprietà disseccanti. Il polmone, che è attaccato “dall’energia che risale in contro-corrente” (come nella tosse), è armonizzato dall’amaro che conduce il qi all’interno dei suoi movimenti naturali. Il rene, infine, soffre per mancanza di liquidi e secchezza e viene armonizzato dal piccante, che ha una azione umidificante su tale organo. I sapori possono essere ulteriormente distinti in base alla loro intensità: si hanno così sapori sottili (frutta), moderati (cereali e ortaggi), pronunciati (carni e aromi), tossici (quelli delle droghe e dei farmaci). Per quanto riguarda quest’ultimo sapore, va ricordato che la tossicità di cui si parla nella dietetica cinese è per molti versi analoga e per altri differente da quella di cui si parla in farmacologia: tossico non significa necessariamente velenoso e, a conferma di ciò, basti pensare che, secondo la Medicina tradizionale cinese, il sapore dolce dello zucchero raffinato è tossico. Questa nozione identifica quindi la particolare intensità e rapidità d’azione sull’energia dell’organismo; esempi di alimenti definiti tossici dalla dietetica cinese sono l’aceto, il caffè, il cioccolato, lo zucchero raffinato, il pepe, il peperoncino e molti altri.
Xing (natura) Il carattere cinese per “natura”, xing, è formato a sinistra dal carattere “cuore” scritto verticalmente e a destra dal carattere “vita”, un arbusto che si eleva e cresce dal terreno con potenza: la natura dell’uomo è l’insieme di doti innate e caratteristiche personali che ci fa essere unici e nello stesso tempo utili per la vita globale che si svolge nell’universo.
La natura di un alimento descrive la capacità di un alimento di produrre freddo o calore all’interno dell’organismo o di indurvi variazioni energetiche caratterizzate da un rallentamento o un’accelerazione dei processi metabolici in senso lato. Esistono cinque tipi di natura, legati alla legge dei Cinque movimenti.
La natura di un alimento è un dato intrinseco all’alimento stesso, che può subire qualche variazione se l’alimento cresce in Paesi caldi o freddi, al sole o all’ombra. Anche la modalità con cui un alimento viene preparato e cucinato può apportare qualche modifica alla sua natura: per esempio i cibi fritti tendono ad assumere una natura calda, provocando calore e secchezza nell’organismo.
La medicina cinese si serve della natura degli alimenti per curare le malattie. Una parte rilevante della diagnostica, infatti, è dedicata allo studio di questa proprietà. Le nozioni di caldo e freddo vengono utilizzate, al di là della loro referenza termometrica, per descrivere stati di iperattività o di blocco della situazione energetica di un determinato individuo. Gli stessi concetti di deficit (xu) o di eccesso (shi) di energia, di sangue, delle funzioni di uno o più organi sono spesso riconducibili, attraverso l’analisi dello stato di iper- o ipofunzione a essi correlato, a situazioni di caldo o freddo. Così, per esempio, le malattie dovute a uno stato di deficit, e quindi caratterizzate da diminuzione degli scambi energetici, delle trasformazioni e del metabolismo, sono considerate di natura prevalentemente fredda. La stessa cosa avviene per molte malattie da debolezza (cardiaca, della circolazione del sangue, respiratoria ecc.), che comportano emaciazione, freddo agli arti, brividi e sono generalmente croniche. Le malattie da eccesso, che si manifestano con febbre alta, desiderio di bere, mal di testa, stipsi, oliguria, sono malattie di natura calda, di per sé‚ o per le intense reazioni che l’organismo presenta nella sua ricerca spontanea di riequilibrio.
L’attenta analisi della natura della malattia e la conoscenza della natura degli alimenti consente al medico di predisporre diete adeguate. Utilizzando, infatti, alimenti caldi per malattie fredde e viceversa, si aiuta l’organismo a combattere lo stato patologico e a recuperare il suo stato di equilibrio.
Qi La nozione di qi degli alimenti è importante perché descrive le possibilità che un alimento ha di produrre effetti specifici sull’assetto energetico dell’organismo nel suo complesso. Essa designa un insieme di caratteristiche che l’alimento possiede naturalmente, quali la tipologia yin/yang e la capacità di intervenire su zone particolari del corpo, sui meridiani destinatari gui jing e sui movimenti dell’energia.
Xing (forma) Per xing si intende la forma di un alimento, vale a dire le sue caratteristiche più materiali: il colore, la consistenza, la capacità di idratare e le caratteristiche organolettiche. La tradizione cinese antica associava a ogni colore un organo, secondo la legge dei Cinque movimenti, il quale aveva una azione di stimolo soprattutto sulla componente yang dell’organo corrispondente, in una sorta di cromoterapia ante litteram.
La consistenza del cibo è importante perché comporta differenti modalità di masticazione e di deglutizione, che a loro volta influiscono sulla salivazione, la digestione e l’assimilazione energetica dell’alimento. Gli alimenti vengono ancora distinti in base al loro contenuto in liquidi: quelli che ne sono ricchi sono rinfrescanti, possiedono sapore sottile e sono indicati quando il clima è caldo; quelli secchi hanno per lo più sapore forte, provocano abbondante salivazione e sono più indicati quando il clima è freddo.
In conclusione, si può affermare che la dietetica si propone di prevenire la malattia e, qualora questa si instauri, combattere gli squilibri energetici che l’hanno provocata e ne permettono la permanenza nell’organismo. Persegue questo fine apportando quegli elementi che vengono a trovarsi in difetto e utilizzando gli alimenti un po’ come farmaci, secondo indicazioni e controindicazioni specifiche, rigorosamente codificate nelle diverse materie mediche e in secoli di esperienza.
Fitoterapia
Come si è già accennato, la distinzione tra piante medicinali e piante velenose risale a tempi molto remoti e solo nella moderna farmacologia si è attenuata, in base all’evidenza che anche i principi contenuti nelle erbe velenose possono avere un’azione benefica se usati in dosi opportune.
La prima opera che dà sistematicità al sapere medico cinese in merito alla fitoterapia è lo Shennong Bencao Jing o Classico di Materia Medica di Shennong, scritto presumibilmente tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. e attribuito al leggendario imperatore Shennong, uno dei fondatori della civiltà cinese: di lui lo storico Sima Qian (145-86 a.C.) dice che “per primo sperimentò le virtù di cento specie di piante e per primo trovò le sostanze che guariscono le malattie”.
Il termine bencao designa i testi che descrivono le sostanze medicinali (piante, animali e minerali); il termine cao indica però le erbe, ritenute la parte predominante ed essenziale della fitoterapia cinese. L’opera, che è il fondamento di tutte quelle a venire, fornisce indicazioni non solo sull’azione terapeutica delle erbe e delle piante, ma anche sui luoghi in cui si possono reperire, i periodi dell’anno in cui è meglio raccoglierle, i metodi di raccolta e di conservazione.
Alcune di esse agiscono direttamente, altre agiscono quando vengono riunite a formare un composto. Normalmente un medicamento è costituito da più ingredienti, che ne determinano l’efficacia secondo competenze che riflettono l’ordine sociale: c’è quindi un medicamento principe (jun), non tossico anche se assunto in grande quantità e la cui funzione, correlata al cielo, è quella di mantenere l’essenza della vita e quindi di portare alla longevità, e uno o più medicamenti ministro (chen), tossici a seconda della quantità e quindi da usare in giusta misura; questi ultimi sono correlati all’uomo e servono per curare la malattia e attivare le forze di autoguarigione. A questi medicamenti verranno aggiunti i medicamenti assistente (zuo) e quelli messaggeri (shi), tossici, potenti, correlati alla terra, il cui scopo è soprattutto quello di difendere dal freddo o dal calore. Come per la dietetica, i medicamenti sono suddivisi in base al sapore e alla natura e distinti in yin e yang al fine di riportare l’equilibrio nell’organismo.
La maggior parte delle indicazioni terapeutiche, la cui validità è stata sperimentata in secoli di pratica medica, fa tuttora parte della Farmacopea cinese: si possono citare, per esempio, la liquirizia, il ganoderma lucidum, l’angelica sinensis, il ginseng e l’astragalo, usati come tonici, o ancora il poria cocos, usato come diuretico e il tubero della pinellia, usato come espettorante o, infine, il rabarbaro, impiegato per regolarizzare l’intestino.
Il massaggio e le ginnastiche mediche
Tra i tipi di massaggio della Medicina tradizionale cinese il più famoso è il tuina, metodica che si avvale di una serie di tecniche manuali (spingere, premere, sfregare, picchiettare, pinzettare ecc.) per recuperare l’equilibrio yin/yang e far circolare il qi. Il massaggio, eseguito per lo più lungo i meridiani e sui punti di agopuntura, si basa sugli stessi principi di questa disciplina, di cui condivide basi teoriche e principi di trattamento. Può essere molto utile all’interno di un programma di prevenzione che intenda mantenere uno stato di benessere psicofisico, ed è particolarmente indicato in caso di dolori, gonfiori, contratture, limitazioni del movimento oltre che in molti stati conseguenti a traumi, in fase sia acuta sia cronica.
Il tuina può essere un complemento importante in malattie con dolore mioarticolare quali osteoartrosi, polimialgie reumatiche, fibrositi, artrite reumatoide, malattia reumatica, tendinite, miosite, borsite, artropatie, connettivopatie e collagenopatie.
Tai qi quan e qi gong sono invece le principali ginnastiche della Medicina tradizionale cinese. Se da una parte condividono gli stessi fini di una qualsiasi ginnastica dolce, cioè prendere coscienza del proprio corpo, tenere una postura corretta, rilassare e tonificare i muscoli, muoversi in leggerezza con movimenti fluidi e armonici, in realtà il loro fine ultimo è medico, e consiste nell’aumentare l’energia vitale, rendere fluido il suo scorrere all’interno dei meridiani, favorire la circolazione sanguigna e, infine, insegnare una tecnica di respirazione che porti a uno stato di benessere e prevenire la malattia. I maestri sono soliti dire che i movimenti hanno come base il cerchio e come dinamica lo yin/yang: questo significa che ogni movimento è un alternarsi di yin e di yang e deve diventare un cerchio. I cerchi sono descritti dai piedi, dalle mani o da altre parti del corpo e si svolgono su piani orizzontali, verticali oppure obliqui.
Un’altra peculiarità di queste ginnastiche è che si avvalgono di un tipo di respirazione particolare, chiamata respirazione embrionale perché tende a riprodurre lo stato di estrema concentrazione dell’embrione nel seno della madre. Essa di fatto consiste nel condurre il soffio inspirato e nel farlo circolare secondo una “visione interiore”, processo mentale che permette non solo di visualizzare l’interno del corpo, ma anche di seguire il tragitto che il soffio compie. Contrariamente alla respirazione occidentale, non è toracica, ma essenzialmente addominale (per questo motivo i maestri raccomandano di rilassare la vita e l’addome) ed è basata sul lavoro del diaframma, il quale si abbassa nell’inspirazione e torna al suo posto nell’espirazione guidando la ritmicità di dilatazione e contrazione dell’addome.
Questo tipo di respirazione presenta, fra l’altro, il vantaggio di facilitare il lavoro dell’apparato digerente e di accelerare le secrezioni interne, grazie alla pressione esercitata sui vari organi interessati dal diaframma.
Inspirazione ed espirazione vengono eseguite in corrispondenza di movimenti precisi (per esempio movimento verso l’alto e verso il basso, ripiegamento ed estensione), scandendone il ritmo, con una cadenza sempre più lenta man mano che la durata degli atti respiratori si allunga.
Gli esercizi di ginnastica accompagnati da questa respirazione fanno in modo che il qi circoli in modo “potente” e determini di conseguenza la comparsa di calore nel corpo.
Questo calore era ben noto agli adepti taoisti dell’alchimia interiore, che dovevano ravvivare il fuoco interno per far fondere il cinabro.
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