Variazione
1. Atto di variare o entità di cambiamento di qualche parametro; cambiamento o modificazione misurabile.
2. Differenza percepibile tra soggetti o gruppi di soggetti, diversa dalle deviazioni ascrivibili all’età o al sesso. Le differenze possono risiedere nel fenotipo o nel genotipo o in entrambi e possono essere prodotte da fattori genetici o ambientali oppure da loro interazioni.
Variazione congenita Variazione individuale dovuta a differenze dell'informazione contenuta nel materiale genetico.
Variazione continua Differenze di fenotipo tra soggetti numerose ma di entità così limitata che non predominano né uno né vari fenotipi. È difficile distinguere se due individui sono simili o dissimili per quanto riguarda il fenotipo.
Variazione di campionatura Variazione tra le stime fornite da due o più campioni del valore di qualche parametro, come una media o una proporzione, della popolazione da cui i campioni sono stati estratti.
Variazione di fase Fenomeno, studiato essenzialmente nelle salmonelle, per cui un ceppo può passare rapidamente da uno a un altro tipo antigenico H (flagellare). Il meccanismo consiste in un’inversione reversibile di una regione del DNA, che regola la produzione di uno o dell’altro antigene H, ed è noto anche come variazione liscio-ruvido e variazione S-R.
Variazione fenotipica
1. Differenza di fenotipo tra individui o gruppi di individui, indipendentemente dalla causa.
2. Differenze tra individui di una specie riguardo a una determinata caratteristica, in particolare una determinata da alleli di un singolo locus genetico.
Variazione genotipica Differenza di genotipo tra individui, generalmente appartenenti alla stessa specie o a specie correlate, o tra gruppi di individui. Le tre principali cause di variazione genotipica (o variazione genetica) in una specie sono la mutazione, la selezione e la deviazione.
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