Medicina tradizionale cinese
Intervento terapeutico
I quattro elementi della diagnosi
L’antica diagnostica cinese dei primi secoli a.C. era legata sia a tecniche divinatorie sia alla fisiognomica, arte che dall’osservazione dei tratti del viso e della configurazione della struttura corporale traeva informazioni sullo stato di salute di una persona.
I differenti segni esterni (per esempio il cambiamento del colorito o lo stato degli orifizi a cui corrispondono gli organi di senso) riflettono, per la medicina cinese, lo stato energetico interno degli organi e dei visceri. I medici cinesi, grazie al sistema delle corrispondenze e alla teoria yin/yang-Cinque movimenti, erano certi che il passaggio dallo stato di salute a quello di malattia, per quanto impercettibile, fosse comunque prevedibile e interpretabile.
Per essi ancora oggi non vi è nulla che si sviluppi in una parte interna dell’organismo, in un organo, in un tessuto o in un apparato che col tempo non si manifesti in superficie. Nei primi secoli della nostra era vennero definite delle modalità, chiamate si zhen (le quattro auscultazioni), per raccogliere informazioni utili e formulare una corretta diagnosi. Tali modalità sono quelle elencate di seguito.
- L’interrogatorio, wèn zhen, è la prima fase dell’esame a cui viene sottoposto il paziente. Il medico pone domande in merito allo stato di salute, all’anamnesi familiare, alle precedenti malattie, alle abitudini alimentari e allo stile di vita (quest’ultimo, molto importante per aiutare il paziente a ritrovare il suo equilibrio psicofisico); non mancano domande mirate per stabilire l’origine e la natura della malattia, e che riguardano quindi le reazioni al freddo e al calore, la sudorazione, il sonno e, per la donna, il mestruo, le perdite vaginali, le gravidanze.
- L’ispezione, wang zhen, è il momento in cui il medico osserva attentamente il suo paziente per studiarne gli aspetti morfologici e comportamentali e le relative anomalie. In primo luogo il medico si deve rendere conto dello stato dello Shen del paziente, inteso come stato dello spirito, della coscienza e della vitalità. Valuta, perciò, il suo sguardo, il suo eloquio, la sua vivacità. Se un paziente ha uno sguardo vivo e una coscienza chiara, sebbene malato, guarirà perché il suo Shen è vitale ed è valida la sua energia corretta, zheng qi, e quindi la sua capacità di reagire alla malattia.
Un altro elemento importante da osservare è l’aspetto del viso, in quanto il colorito e la luminosità sono espressione dell’energia e del sangue. L’analisi del colorito del volto viene fatta applicando la teoria dei Cinque movimenti: il verde corrisponde al fegato e al legno, il rosso al cuore e al fuoco, il giallo alla milza e alla terra, il bianco al polmone e al metallo, il nero al rene e all’acqua. Segue un esame molto importante e del tutto particolare: l’esame della lingua, dei suoi bordi e della patina che la ricopre; insieme alla presa dei polsi costituisce un aspetto peculiare della diagnostica cinese, la quale considera tutti gli organi e i visceri in relazione diretta o indiretta con la lingua attraverso i rispettivi meridiani (per esempio la punta della lingua è espressione dello stato del cuore e dei polmoni). In generale, si può affermare che il corpo della lingua dà informazioni sullo stato del sangue, la patina su quello dell’energia, e che quindi l’osservazione della lingua dà informazioni sull’eccesso o il deficit di organi e visceri, dell’energia e del sangue, sul tipo di energia patogena che ha invaso l’organismo e può indicare se la malattia è profonda o superficiale.
- La terza fase consiste nell’auscultazione, wén zhen, ovvero nello studio del suono della voce e dei rumori del corpo, e nella valutazione degli odori dell’alito, del sudore, degli escreti; questa parte dell’esame è per lo più trascurata in Occidente.
- Si procede infine alla palpazione, qie zhen, delle varie parti del corpo e alla «presa dei polsi». Quest’ultima tecnica è una peculiarità della diagnosi in medicina cinese fin dal III secolo, quando il medico Wang Shuhe pubblicò il Mai Jing o Classico del polso, testo dedicato interamente a questo metodo di diagnosi e che, con lo studio dei 24 polsi, offre per ognuno i sintomi corrispondenti e l’origine delle malattie. Il polso cinese si prende come il polso occidentale, all’altezza dell’arteria radiale. Il polso radiale viene apprezzato per conoscere caratteristiche quantitative, relative alla frequenza e alla regolarità del ritmo, e aspetti qualitativi relativi alle sensazioni tattili di forza, pienezza, ampiezza. Secondo la medicina cinese il sangue che circola nei vasi è in stretta relazione con gli organi e i visceri e quindi ne rileva lo stato fisiologico o patologico. Inoltre, poiché nel polso passano i dodici meridiani collegati a tutti gli organi e visceri, esso è il luogo in cui si può apprezzare lo stato energetico di tali elementi.
Spesso la modificazione del polso precede la manifestazione clinica della malattia, per cui prendere i polsi è il modo migliore non solo per intervenire su malattie già in atto, ma anche per correggere stati energetici di squilibrio che, se non curati prontamente, possono indurre la malattia.
Dall’esame del polso si può capire se la malattia è da freddo o da calore, se è in superficie o in profondità, se è da insufficienza o da eccesso.
Solo la sintesi dei dati ottenuti in tutte e quattro le fasi può portare alla formulazione di una diagnosi corretta, perché tali dati permettono di conoscere non solo la disarmonia presente, il deficit energetico di uno o più organi, ma anche le cause remote di questo squilibrio e il modo in cui la malattia può evolvere.
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