Complesso
Insieme di tendenze inconsce, dalla forte carica emotiva, che condizionano l’organizzazione della personalità del soggetto. Il termine, tratto dalla fisiologia, fu introdotto in psicoanalisi nel 1906 dagli psichiatri svizzeri Edmund Bleuler e Carl Gustav Jung. I complessi, che si formano nei primi anni di vita, non sono patologici in sé ma possono diventarlo, causando problemi caratteriali nel bambino e turbe psichiche nell’adulto.
Complesso di castrazione Deriva dalla scoperta della differenza sessuale. La sua principale caratteristica è il timore, misto a curiosità, suscitato dagli organi genitali e dal corpo nella sua interezza.
Durante questo periodo, l’imbarazzo o l’incomprensione dell’ambiente esterno possono rafforzare il senso di colpa inconscio del bambino, e questo in futuro potrebbe dare origine a problemi nel rapporto con l’altro sesso.
Complesso di inferiorità Descritto nel 1907 dallo psicologo austriaco Alfred Adler, nasce quando il bambino prende coscienza della propria naturale debolezza (in particolare, rispetto all’adulto). Ciascuno cerca di ovviare alla propria inferiorità, a seconda del valore affettivo o simbolico che questa condizione riveste per lui: tale meccanismo prende il nome di compensazione.
Complesso di Edipo Indica l’amore del bambino per il genitore di sesso opposto, associato all’odio per quello del proprio sesso. È stato descritto per la prima volta dallo psicoanalista austriaco Sigmund Freud nel 1908.
Complesso di Elettra Forma femminile del complesso di Edipo.
La parola “complesso” è utilizzata nel linguaggio corrente, a prescindere dal suo significato scientifico, per indicare un sentimento o uno stato di inferiorità nella vita personale, affettiva o sociale.
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