Medicina tradizionale cinese
Intervento terapeutico
Prevenzione: l’importanza dell’arte di nutrire la vita
Il concetto di prevenzione è caratteristico della cultura cinese. Infatti è uno dei temi che ricorre sovente non solo nei testi di medicina, ma anche nelle opere dei più grandi pensatori, sia confuciani sia taoisti. Xun zi, celebre studioso confuciano del III secolo a.C., dice in proposito che “il vero re comincia a mettere il suo stato in ordine mentre una condizione di ordine prevale ancora. Egli non aspetta che scoppino insurrezioni”.
Daparte sua il Neijing, il classico della medicina cinese, afferma: “I medici santi non aspettano che il male sia manifesto per trattarlo, ma se ne occupano prima che si manifesti. Attendere che la malattia si sia manifestata per porvi rimedio e che il disordine si sia insediato per occuparsene è come attendere di avere sete per scavare un pozzo e attendere la battaglia per forgiare le proprie armi. Non è forse troppo tardi?”.
Il concetto di prevenzione diventò importante anche grazie ai movimenti culturali che si svilupparono nei primi secoli a.C. e che avevano come fine la ricerca dell’immortalità, chiamata chang sheng (lunga vita) Per l’uomo cinese, che ha una visione unitaria della persona, l’idea di immortalità riguardava non solo lo spirito, ma anche il corpo.
La ricerca della “lunga vita” ebbe un grande impulso in ambito taoista durante l’epoca Han (II secolo a.C-II secolo d.C.). Il grande merito di questa scuola è stato, infatti, quello di porre l’accento sulla vita: predicando l’allontanamento dagli affari del mondo e dalla politica, cercava di accompagnare l’uomo verso una maggiore comprensione dei misteri della natura e di aiutarlo a scoprire il valore intrinseco della sua interiorità. Gli insegnamenti di questa scuola portavano alla scoperta del valore del sé (gui ji) e della pienezza possibile della vita (quang sheng), riaffermando il valore della vita personale: sheng. L’attenzione degli adepti taoisti si concentrava sulla vita personale e su quella della natura, insomma, sulla vita in se stessa.
Anchese per il taoismo la “lunga vita” è un concetto esoterico (fine ultimo dell’adepto è infatti far nascere in sé un embrione di immortalità che man mano sostituisca il corpo mortale con uno sottile ed etereo, che al momento della morte gli consenta di far ritorno, fisicamente, al cielo, all’uno indifferenziato), i metodi per far nascere questo embrione sono condivisibili e proficui per tutti: tesaurizzare le essenze e l’energia vitale, grazie a un’alimentazione corretta, a una disciplina sessuale, a una vita serena e libera da passioni che sono causa di malattia. Da tale concezione discendono tutte le pratiche di igiene e i metodi insegnati dalle varie specialità della medicina cinese.
Longevità, per il pensiero cinese antico, significa non soltanto vivere a lungo, ma anche vivere bene. Il saper vivere per la tradizione antica è “saper essere”, saper custodire il patrimonio energetico che si riceve alla nascita, che è limitato, mantenendo in armonia le componenti della propria persona, seguendo le leggi dell’universo, rettificando gli squilibri e le perversioni che avvengono nel nostro animo come nel nostro corpo. Le branche della medicina sono al servizio di questo: dietetica, agopuntura, fitoterapia sono concepite per correggere gli squilibri energetici prima che la malattia si sia scatenata. Scegliere correttamente gli alimenti, fare periodicamente cicli di sedute di agopuntura, usare alcuni fitoterapici ben consigliati da un medico esperto di fitoterapia cinese, in momenti critici della vita (menopausa, periodi di particolare stress, invecchiamento) può servire a non ammalarsi.
È interessante notare come il termine “prevenzione”, se tradotto in cinese, diventi yang sheng, “arte di nutrire la vita”; non ci si riferisce quindi mai alla sola nutrizione del corpo o a quella dello spirito, ma si indica di lasciare che il qi, costituente ultimo di ogni cosa, possa circolare con la massima fluidità e armonia al fine di ricostituire continuamente il potenziale di vita di ciascun essere vivente.
Il termine è molto articolato, perché risente dell’influsso di entrambi pensieri da cui derivano le basi teoriche della medicina cinese, cioè confucianesimo e taoismo. Se per vivere bene occorre seguire una serie di precetti che riguardano il saper mangiare bene, il saper respirare, il sapersi adattare alle quattro stagioni, il sapersi riposare e fare la giusta attività fisica (aspetto normativo confuciano della prevenzione), dall’altra parte è data molto importanza all’interiorità. Già nel V secolo a.C. i cinesi sostenevano che le passioni fanno ammalare e ne studiavano gli effetti su tutti gli organi e su tutto l’organismo.Il termine “portare attacco”, usato dai libri classici antichi per indicare l’azione nociva di un determinato stato d’animo, significa che una passione è in grado di sconvolgere lo stato energetico di equilibrio di un certo organo, di diminuire la funzionalità della sua parte più fisica e di alterare lo stato del suo Shen.
La medicina, quindi, con l’aiuto della filosofia, ha posto l’accento sull’importanza di fare un cammino interiore che conduca al “possesso di sé”, come facoltà di condurre consapevolmente la propria vita nella ricerca del proprio benessere, inteso anche come capacità di trovare il proprio compito e realizzarlo pienamente. In secondo luogo ha insegnato a mettere in atto tecniche quali “l’arte del vuoto del cuore”, che mirano a mantenere l’animo sereno in qualsiasi frangente, anche negativo.
Il cuore, per la medicina cinese, è l’organo più importante: controlla, infatti, i processi vitali dell’intero organismo, coordinando le attività di tutti gli altri organi; da esso dipendono la ricerca della conoscenza e della verità di sé, la felicità o l’infelicità, la salute o la malattia, la longevità o la morte prematura. Per svolgere questo suo compito vitale, il cuore deve essere in uno stato di “vuoto”. La medicina cinese, già a partire dai primi secoli a.C., raccomandava di non appesantire il cuore, perché un cuore sovraccarico di sentimenti e di passioni è un cuore tormentato e questo suo stato è dannoso per la salute.
Molti testi antichi, partendo da queste riflessioni, formularono la xin shu, appunto l’ “arte del cuore”, come capacità di restituire a tale organo il suo ruolo di sovrano e permettergli di regnare sull’individuo.Nel taoismo la salute fisica va di pari passo con la salute spirituale; fare il “vuoto del cuore” significa fare del cuore il centro, lo spazio sacro che consente di rimanere aderenti alla propria natura e di comunicare con le sorgenti spirituali. Grazie a varie tecniche, l’ “arte del cuore” permette di fare il vuoto per arrivare, infine, al possesso di sé: in un cuore vuoto nulla si attacca in modo sconsiderato, nulla occupa un posto indebito, ma tutto è accolto e soppesato per una crescita umana e spirituale che porti a un autentico benessere.
Le tecniche per mantenere la salute sono di diversi generi: pratiche di igiene come la respirazione; varie forme di meditazione, di contemplazione, di visualizzazione; vari tipi di ginnastica come il taiji quan, il qi gong e il gong fu, antiche arti marziali e ora tecniche salutari che si possono usare per il combattimento a mani nude. Anche l’esercizio di alcune arti come la calligrafia e la musica viene ritenuto dalla tradizione cinese molto utile per la salute.
Importanti sono tutte le tecniche per “nutrire il soffio”, vale a dire il qi cosmico, principio di base di ogni realtà vivente, che l’uomo può assorbire con la respirazione. La respirazione è un atto di nutrimento per il corpo, in quanto scambio costante e ritmico tra l’individuo e l’ambiente.
“Il corpo è la residenza degli Shen. Se spirito e soffio dimorano nel corpo, l’uomo è sano e forte, se si disperdono il cuore si indebolisce. Chi vuole custodire il proprio corpo pacifichi prima di tutto il suo spirito e il suo soffio. Il soffio è la madre dello spirito, lo spirito il figlio del soffio. Se spirito e soffio sono uniti è la Lunga Vita. Se si vuole pacificare il proprio spirito occorre custodire il Soffio originario. Quando il Soffio originario penetra nel corpo, lo spirito acquisisce la pace e il soffio del proprio corpo diviene come l’oceano. Quando il soffio è vigoroso, il cuore è in pace e la mente quieta. Mantenetevi costantemente nell’origine del Tao e diventerete naturalmente Santi, il soffio comunicherà con lo spirito e lo spirito con la vostra natura profonda”.
In questa visione, che risente della mistica taoista, il corpo è «cosmicizzato» e spiritualizzato: è dimora degli Shen e delle energie cosmiche, cioè di “Ciò che fa la vita”.
Una volta ritrovato il tao, cioè la Via che anima incessantemente il mondo, l’uomo riscopre il processo che porta alla piena vitalità, lasciando semplicemente fluire la vita; ritrovata la serenità, la vitalità si dispiega, la vita fluisce in pienezza e l’uomo riesce a sposarne i ritmi, come il flusso e il riflusso del mare, come l’espiro e l’inspiro del soffio vitale.
Altro inMedicina tradizionale cinese -Intervento terapeutico