Dermatologia ed estetica
MST (malattie sessualmente trasmesse)
Segni e sintomi
L’aspetto clinico delle micosi dipende dalla regione cutanea infettata, dall’agente patogeno responsabile dell’infezione e dalla reattività dell’ospite. L’aspetto delle lesioni orienta la diagnosi, che viene poi confermata mediante l’esame microscopico diretto, l’esame alla luce di Wood e l’esame colturale su terreni selettivi. Poiché i dermatofiti sono indistinguibili tra loro al microscopio ottico, le diverse specie vanno individuate studiandone i caratteri macroscopici e microscopici su terreno di coltura. Le micosi superficiali vengono classificate, in base alla sede anatomica interessata, in diverse varianti.
Di seguito vengono invece riportate le principali caratteristiche delle varie forme cliniche di micosi.
Tinea corporis
L’infezione è causata di solito da dermatofiti dei generi Microsporum e Trichophyton; colpisce soggetti di tutte le età, localizzandosi sulla cute glabra (con l’eccezione del volto, delle pieghe e delle superfici palmoplantari) e manifestandosi con lesioni tondeggianti, arrossate, e altre dette eritematosquamose o ring worm, di forma anulare ed estensione caratteristicamente centrifuga con risoluzione centrale; il bordo delle lesioni è di solito un po’ sollevato sul piano della cute, a volte a foma di vescica. La diagnosi clinica può essere difficile e, specie nel caso in cui si sia ricorso a medicazioni inappropriate (per esempio pomate al cortisone), richiede l’esame micologico diretto e colturale. L’infezione è trasmessa nella maggior parte dei casi da animali domestici (gatti, conigli, cani), ma sono possibili anche il contagio interumano e l’autocontagio.
Tinea pedis
L’infezione, detta anche piede d’atleta o malattia dei ginnasti, è causata di solito da funghi del genere Trichophyton rubrum, si localizza negli spazi interdigitali e sulle superfici plantari e si associa spesso alla tinea unguium e alla tinea cruris.
È molto frequente nei Paesi industrializzati e diffusa in particolare nei maschi adulti; il contagio avviene prevalentemente in luoghi quali piscine, saune, palestre, docce e bagni comuni, e viene favorito dalla predisposizione ereditaria allo sviluppo di forme di ipersensibilità o di allergia (per iperproduzione di anticorpi del gruppo E), dall’eccessiva sudorazione e dall’utilizzo di scarpe non traspiranti. La forma clinica più frequente è quella intertriginosa, caratterizzata da macerazione e desquamazione cutanea, a volte anche dalla formazione di ragadi, che interessano prima il quarto spazio interdigitale e poi si estendono agli spazi adiacenti e alla superficie plantare.
Nella forma ipercheratosica prevale la desquamazione lamellare o pitiriasica, che può coinvolgere l’intera pianta dei piedi e anche la superficie laterale, fino a originare il cosiddetto aspetto a mocassino. Le lesioni possono essere anche di tipo disidrosico, cioè con presenza di vescicole subcornee che, fondendosi tra loro, danno luogo ad aree eritematoerosive a bordi policiclici. Nella maggior parte dei pazienti si ha coinvolgimento monolaterale e, soprattutto nelle forme intertriginose con ragadi, è presente prurito e dolore.
Tinea cruris
L’infezione è solitamente causata da Trichophyton rubrum e Trichophyton floccosum; colpisce più spesso giovani maschi, localizzandosi nella regione inguinale e alla radice della coscia. Il contagio avviene per via diretta (rapporti sessuali) o mediante lo scambio di oggetti contaminati (asciugamani, spugne ecc.); molto frequente anche l’autocontagio in soggetti affetti da tinea pedis.
Clinicamente si osserva una chiazza eritematosa a limiti netti, festonati, che si allarga progressivamente fino a interessare la piega inguinale, le cosce, la regione perianale e le natiche; possono essere presenti vescico-pustole e spesso prurito.
Il grattamento e la scarsa igiene favoriscono le sovrapposizioni batteriche. Il quadro clinico è di più frequente riscontro in soggetti obesi e si aggrava durante l’estate per l’intensa sudorazione e macerazione. La tinea cruris può essere scambiata per una psoriasi inversa e per un’intertrigine da Candida.
Tinea capitis
L’infezione è provocata per lo più da funghi dei generi Microsporum e Trichophyton; si localizza sul cuoio capelluto e interessa di solito soggetti in età pediatrica di sesso maschile. Nei Paesi industrializzati è una forma abbastanza rara, dovuta per lo più al Microsporum canis, agente della tigna microsporica, caratterizzata da chiazze rotondeggianti eritematosquamose con capelli troncati, ad altezza variabile dall’emergenza, e dall’aspetto polveroso, che si strappano facilmente.
Forme cliniche di raro riscontro sono la tigna tricofitica, dovuta a miceti del genere Trichophyton e caratterizzata dalla comparsa di numerose piccole chiazze eritemato-squamose a limiti indistinti, con capelli spezzati all’emergenza, e la tinea capitis suppurativa (kerion celsei), in cui si hanno lesioni rotondeggianti arrossate e lievemente tumefatte (lesioni eritemato-edematose), con presenza di pustole follicolari. Quest’ultima forma clinica può determinare un esito cicatriziale e una conseguente chiazza di alopecia irreversibile.
Tinea barbae
L’infezione è causata di solito da funghi del genere Trichophyton, si localizza nella regione della barba ed è frequente in ambiente rurale; può presentarsi in forma superficiale, con lesioni rotondeggianti eritemato-desquamative e peli tronchi o fragili, oppure in forma suppurativa cronica, con lesioni eritemato-pustolose o papulo-nodulari che possono lasciare, in alcuni casi, un esito cicatriziale.
Tinea unguium
L’infezione, detta anche onicomicosi, è causata di solito da funghi del genere Trichophyton; colpisce la lamina ungueale, più frequentemente le unghie dei piedi e in particolare quella dell’alluce; l’interessamento di tutte le lamine ungueali è raro e si osserva solo nei casi inveterati. Tra i principali fattori favorenti l’infezione, piuttosto diffusa nei Paesi industrializzati, rientrano abitudini quali l’utilizzo di scarpe strette e la più intensa attività sportiva (in associazione alla maggiore presenza nell’ambiente del Trichophyton rubrum), ma anche l’aumentata attenzione per la cura della propria pelle. La tinea unguium predilige soggetti di età compresa tra 40 e 60 anni, è favorita da distrofie ungueali pre-esistenti e da microtraumi ripetuti e, spesso, dalla presenza di un focolaio cutaneo (quale la tinea pedis) come fattore di contagio (per contiguità o trasporto indiretto). A seconda della sede iniziale di infezione, si individuano quattro forme cliniche di onicomicosi:
- distale subungueale, la varietà più frequente, in cui il micete si impianta sotto la lamina ungueale; si ha sollevamento dell’unghia con accumulo di materiale cheratinico e, negli stadi più avanzati, distruzione del margine libero e quasi completa scomparsa della lamina;
- disto-laterale, inizialmente localizzata a livello della piega ungueale laterale e quindi in estensione verso il centro della lamina, che può venirne distrutta anche completamente;
- prossimale (forma frequente in soggetti con AIDS), con inizio sulla plica ungueale prossimale e progressione distale;
- bianca superficiale, con inizio sulla superficie dorsale della lamina, in prevalenza sugli alluci; si osservano piccole chiazzette biancastre a limiti netti, facilmente asportabili.
L’onicomicosi può essere dovuta anche a lieviti del genere Candida: in questo caso esordisce come una perionissi (infiammazione cronica della pelle che circonda l’unghia), prevalentemente sulle dita delle mani, ed è caratterizzata da eritema ed edema del perionichio, dolore e talvolta fuoriuscita di pus; sono inoltre caratteristiche alterazioni di colore e della superficie della lamina ungueale (solchi).
Pitiriasi versicolore
L’infezione, di tipo superficiale, è causata da lieviti del genere Pityrosporum e a volte indicata come Pityriasis versicolor: tali lieviti, anche se fanno parte della flora cutanea, possono determinare un’infezione ad andamento cronico-recidivante, che si localizza in genere su collo, tronco e arti superiori; la mutazione dalla forma saprofitica a quella patogena del Pityrosporum può essere influenzata da fattori quali iperseborrea, stati immunodepressivi, elevata temperatura e umidità ambientale.
Il segno tipico dell’infezione, che colpisce prevalentemente soggetti di sesso maschile dopo la pubertà e ha recrudescenze nel periodo primaverile-estivo, è la comparsa di lesioni rotondeggianti-ovalari di piccole dimensioni, confluenti, di colorito variabile dal rosa pallido al marrone, ricoperte da una fine desquamazione, la cui guarigione lascia nella maggior parte dei soggetti un esito ipocromico transitorio (cioè una temporanea colorazione meno intensa dell’area interessata dalla lesione).
Anche questa infezione può presentarsi in diverse varianti, cioè:
- ipercromica, con macchie ovalari marroncine (più spesso di color “caffelatte”) sulla cui superficie è presente una fine desquamazione, che diventa più evidente con il trattamento;
- ipocromica, caratterizzata da macchie rotondeggianti bianco-porcellana, a superficie liscia o poco desquamante;
- atrofica, con lesioni ovalari di colore bianco avorio, lievemente depresse e con superficie finemente pieghettata, probabilmente provocate dall’uso cronico di corticosteroidi topici;
- follicolare, con lesioni iper o ipocromiche del diametro di pochi millimetri, centrate sui follicoli piliferi.
Intertrigine da Candida
L’infezione è dovuta a lieviti del genere Candida (in particolare Candida albicans), anch’essi normalmente presenti nella flora organica; il passaggio alla forma patogena (ovvero alla malattia conclamata) è favorito da svariati fattori, tra cui diabete, obesità, immunodepressione, utilizzo di farmaci (antibiotici, corticosteroidi, citostatici ecc.) e condizioni ambientali di particolare calore e umidità.
Colpisce più frequentemente soggetti di sesso femminile, in età pediatrica o post-menopausale, e si localizza sulle pieghe inguino-crurali (tra inguine e femore), sottomammarie, interdigitali e addominali. Le lesioni caratteristiche sono eritemato-essudative e presentano un bordo netto rilevato, oltre a elementi vescico-pustolosi lattescenti alla periferia; è frequentemente riferito prurito ed è possibile la formazione di fissurazioni e ragadi.
Oltre alla terapia farmacologia, è necessario eliminare i fattori in grado di favorire l’infezione per prevenire le recidive.
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