Psoriasi
Sebbene conosciuta fin dall’antichità (il termine deriva infatti dal termine greco antico psora, “squama”), la psoriasi è stata riconosciuta come malattia solo nel 1841 da Ferdinand von Hebra. Da allora, molte sono state le nuove conoscenze acquisite su questa malattia che ha senz’altro avuto, e continua tutt’oggi ad avere, una grande rilevanza sociale, per la sua frequenza e per l’impatto sulla qualità della vita del paziente.
La psoriasi può essere definita come una dermatosi infiammatoria a carattere cronico-recidivante, caratterizzata da tipiche lesioni arrossate e desquamate (dette lesioni eritemato-desquamative) che si riscontrano nelle forme classiche di psoriasi, a livello delle superfici estensorie di gomiti e ginocchia, della regione sacrale e del cuoio capelluto.
In realtà oggi la psoriasi viene definita come una vera e propria sindrome, cioè come un insieme di disturbi che può avere caratteristiche ed evoluzione molto differenti e che nelle forme gravi può essere altamente invalidante, al punto da limitare la vita sociale e lavorativa del soggetto che ne è affetto. Per questo motivo il medico è attento non soltanto alle lesioni visibili sulla pelle, ma anche alle eventuali localizzazioni a livello delle articolazioni, alla possibile associazione con altre malattie e alle conseguenze psico-emotive sul soggetto.
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