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Febbre e ipertermia
I processi di termoregolazione corporea dipendono dall’ipotalamo e hanno la funzione di mantenere la temperatura interna del nostro organismo su valori costanti, indipendentemente dalla temperatura che si registra all’esterno. In soggetti sani, tale temperatura si aggira costantemente tra i 37 e i 38°.
Febbre e ipertermia sono manifestazioni cliniche di svariate condizioni di malattia. Quando la temperatura corporea sale oltre i 37-38°, questo può significare che la produzione di calore da parte del corpo ha superato la capacità dell’ipotalamo di dissipare il calore in maniera efficiente: si parla in questo caso di ipertermia ed è in atto una sorta di “fallimento” della termoregolazione di fronte ai limiti imposti dalle leggi che regolano la produzione e la dissipazione del calore. Nella febbre, invece, l’ipotalamo reimposta verso l’alto il proprio valore di temperatura “ideale”, attivando i meccanismi termoregolatori fino a riallineare la temperatura corporea effettiva col nuovo, più elevato, valore di riferimento.
Misurare la temperatura
Lo strumento di misurazione della temperatura corporea è il comune termometro: semplice da usare, di basso costo e preciso. Ma definire quando una temperatura è “patologica” non è così semplice: nell’individuo sano, infatti, la temperatura varia a seconda dell’ora della giornata (al mattino è più bassa rispetto al pomeriggio in media di mezzo grado), dell’assetto ormonale (nelle donne in età fertile, durante la fase preovulatoria è più bassa che nella fase post-ovulatoria in media di 0,6-0,8 gradi centigradi), dell’attività fisica, del contenuto calorico dei pasti, dell’esposizione al sole e così via: questo è il concetto della cosiddetta variabilità intraindividuale. Inoltre, anche ammesso di poter fare una media tra tutte le variabili intraindividuali, tale media può comunque differire da individuo a individuo di quasi 1 grado (variabilità interindividuale).
La temperatura misurata, poi, varia anche in relazione alla sede in cui viene rilevata: nel cavo ascellare è minore di circa mezzo grado rispetto alla cavità orale, e questa di poco meno di mezzo grado rispetto a quella misurata nel retto.
Tenuto conto, quindi, di questa grande variabilità, si può affermare che il 99% degli adulti sani presenta una temperatura orale massima di 37,2° al mattino e 37,7° alla sera (che, misurata per via rettale diventa di 37,6° al mattino e 38,1° alla sera).
Valori superiori a questi sono quasi certamente indicativi di una condizione patologica, ovvero di febbre; è possibile parlare di febbre con valori inferiori a quelli indicati, ma la probabilità di febbre è pressoché trascurabile quando si registrano valori di circa 36,4° al mattino e 36,9° alla sera (per via rettale: 36,8° al mattino e 37,3° alla sera).
Sarebbe quindi bene che ognuno conoscesse la propria personale curva termica giornaliera in condizioni di benessere, così da valutare con sicurezza se i valori di temperatura misurati quando non si sente bene sono o meno patologici.
Principali cause dell’aumento di temperatura corporea
Le più comuni cause di febbre sono:
- le infezioni microbiche;
- le lesioni dei tessuti (traumi, ustioni, interventi chirurgici e così via);
- i tumori maligni, specialmente se in fase avanzata;
- le malattie infiammatorie croniche (per esempio, molte patologie reumatologiche, come le vasculiti e le connettiviti).
L’ipertermia, invece, nella maggior parte dei casi dipende da soggiorni in ambienti caldi e umidi, prolungati al punto che l’organismo non riesce più a dissipare il proprio calore (colpo di calore). Tale rischio è elevato in particolare negli anziani, soprattutto se disidratati (e quindi con scarsa capacità di sudare) o se assumono farmaci che inibiscono la sudorazione, come molti antispastici, alcuni antistaminici, neurolettici, antidepressivi e antiparkinsoniani, oppure farmaci che favoriscono l’eliminazione di acqua dal corpo (diuretici e lassativi).
I giovani possono incorrere nel colpo di calore se svolgono al caldo attività fisiche pesanti: in tali condizioni, il rischio è una rapida disidratazione associata a produzione di grandi quantità di calore provocata dalla contrazione dei muscoli (colpo di calore da esercizio fisico); ancora, l’ipertermia nei giovani può dipendere da malattie ormonali (per esempio, tireotossicosi o feocromocitoma) o può rappresentare un effetto indesiderato di particolari farmaci (come i neurolettici) o droghe (anfetamine, cocaina, LSD, fenciclidina).
Segni e sintomi
Nella febbre, per definizione, la temperatura orale o rettale è superiore ai limiti di norma, mentre la temperatura ascellare è molto meno attendibile, in quanto la pelle può risultare più fredda rispetto ai viscere: per questo, nei casi dubbi, è altamente consigliabile confermare il valore della temperatura “esterna” con la misurazione orale o rettale.
Una febbre, anche di modesta entità, può accompagnarsi a marcata sensazione di stanchezza, malessere generale, mal di testa, dolore agli occhi, ai muscoli (mialgie) e alle articolazioni (artralgie). Il fatto poi che i tessuti siano obbligati a “funzionare” a temperature più alte della norma fa loro consumare circa il 10-15% in più di ossigeno: la conseguenza è che il cuore è costretto ad aumentare il proprio “lavoro” e dunque la propria frequenza (tachicardia) con sensazione di “batticuore” (cardiopalmo) e maggiore frequenza degli atti respiratori (polipnea). Inoltre, soprattutto negli anziani, la febbre può determinare disturbi neurologici, quali confusione mentale (a volte grave, con completo disorientamento, stati di agitazione, delirio, allucinazioni), ritenzione di urina (per “blocco” funzionale della vescica), profondo stato di sopore (letargia) e addirittura coma.
In circa il 3% dei bambini di età inferiore ai 5 anni una temperatura rettale superiore ai 39° può determinare convulsioni, anche se queste si rivelano quasi sempre “benigne” e transitorie.
Se la febbre dura a lungo (molte ore o giorni) può ostacolare la corretta nutrizione e determinare perdite di grandi quantità di acqua e di sali minerali (elettroliti).
Nei pazienti più fragili, con limitate capacità di alimentarsi e di bere (per l’età avanzata, per la compresenza di altre malattie croniche, per le precarie condizioni socioeconomiche e igieniche o per altre ragioni), questi fenomeni possono generare in pochi giorni squilibri così gravi nella composizione dei fluidi corporei da portare alla morte.
Nel caso di soggetti affetti da ipertermia, oltre all’aumento della temperatura corporea (interna ed esterna), possono comparire disturbi neurologici (allucinazioni, delirio, letargia), rigidità muscolare (ipertono) e dilatazione delle pupille (midriasi).
Cosa fare
In genere, la semplice presenza di febbre, anche elevata, non costituisce un’emergenza e, se non si osservano altri sintomi preoccupanti, non è necessario rivolgersi al medico nelle prime 48 ore; ci sono tuttavia alcune condizioni particolarmente pericolose, per le quali si consiglia non solo una visita urgente dal medico, ma di recarsi sollecitamente al pronto soccorso, anche se ci si trova in presenza di una temperatura corporea non molto elevata (intorno a 38-38,5°):
- pazienti recentemente sottoposti a chemioterapia o con infezioni da HIV;
- tumori in fase avanzata;
- immunodeficienze congenite;
- pazienti con tosse e con espettorato purulento o macchiato di sangue (emottisi) da più di una settimana (esiste infatti l’elevata probabilità di polmonite o tubercolosi);
- recente viaggio in paesi a rischio di malaria (anche se è stata regolarmente effettuata la profilassi);
- comparsa di disturbi neurologici (confusione mentale, delirio, convulsioni, letargia o altro);
- comparsa di difficoltà respiratorie (respiro affannoso o sibilante);
- marcata riduzione della quantità di urine emesse, specialmente nei soggetti anziani (meno di mezzo litro di urina al giorno è una condizione indicativa di grave disidratazione);
- presenza di dolore addominale persistente senza diarrea o con diarrea con sangue.
È utile riferire al medico i farmaci che si stanno assumendo o si sono assunti di recente: sostanze come neurolettici, antidepressivi, antispastici e altre, infatti, potrebbero essere proprio la causa dell’aumento di temperatura corporea.
Per quanto riguarda l’ipertermia, si deve tenere presente che questa è una condizione pericolosa per la vita: tutti i pazienti con sospetta ipertermia vanno portati quindi immediatamente al pronto soccorso e durante il tragitto, o in caso di attesa, è necessario togliere loro tutti gli indumenti e inumidire l’intera superficie del corpo con acqua del rubinetto a temperatura ambiente, favorendone poi l’evaporazione, se possibile, con un ventilatore; se il paziente è in grado di bere, può assumere acqua fredda, anche di frigorifero.
Tutte queste manovre di raffreddamento vanno sospese se si osserva la presenza di brividi, mentre sarà il personale sanitario a mettere in atto accorgimenti più drastici, dopo la diagnosi accertata di ipertermia.
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