Effetto indesiderato
Sintomo, affezione o anomalia biologica che insorgono accidentalmente in seguito all’assunzione di un farmaco utilizzato a scopi profilattici, diagnostici o terapeutici, a dosi ritenute normali. A causa del gran numero di differenti possibilità, è difficile stabilire la frequenza con cui compaiono gli effetti indesiderati: alcuni sono innocui, altri mortali; alcuni sono imputabili al farmaco in sé, altri a un suo cattivo utilizzo. Si può tuttavia affermare che gli effetti indesiderati di entità minore (che non richiedono alcun trattamento) sono di gran lunga più frequenti di quelli moderati (che impongono un trattamento), i quali a loro volta sono più comuni degli effetti gravi (che mettono in gioco la vita del paziente o lasciano conseguenze importanti).
Un sistema di classificazione degli effetti indesiderati si basa sulla loro prevedibilità. Alcuni, inerenti al prodotto, sono prevedibili e documentati. Per esempio gli antineoplastici, che distruggono le cellule normali oltre a quelle cancerose, sono sì tossici, ma permettono la guarigione definitiva di malattie mortali. Altri effetti indesiderati dipendono sia dal prodotto, sia dalla reazione del malato e non sono quindi prevedibili su base individuale: le penicilline, per esempio, sono allergizzanti ma è impossibile sapere in anticipo se indurranno o meno allergia in un dato paziente. Può anche capitare che un effetto indesiderato sino a quel momento ignoto, e quindi imprevedibile, relativo a un farmaco presente sul mercato, venga scoperto al momento della sua applicazione. Tale scoperta è resa più agevole dal sistema di farmacovigilanza, incaricato a livello internazionale di registrare gli effetti riportati a medici curanti e farmacisti, di sottoporli al giudizio di esperti e di proporre misure alle pubbliche autorità.
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