Dolore addominale
Una delle cause per le quali più frequentemente i pazienti si rivolgono al medico è rappresentata dai dolori addominali: si tratta in effetti di un’esperienza molto comune, che spesso si associa a un effettivo danno dei tessuti.
Il dolore rappresenta una sensazione complessa, che ha manifestazioni diverse in ogni individuo ed è determinata dall’interazione tra fattori diversi: i cosiddetti fattori fisiopatologici, legati all’effettivo danno di un organo o di un tessuto da parte di un agente lesivo (che determina l’attivazione di vie nervose specifiche per la conduzione dell’impulso negativo al cervello) si combinano così ai fattori psicosociali, che riguardano la personalità e il retroterra culturale dell’individuo in questione, e alle circostanze nelle quali insorge il dolore.
Il dolore addominale può essere provocato da un danno a carico dell’apparato gastrointestinale, urinario o genitale; in casi più rari può derivare dall’interessamento di organi posti al di fuori dell’addome, come il cuore o i polmoni, oppure da malattie che colpiscono tutto l’organismo.
Esistono diversi tipi di dolore. Quello addominale può essere distinto in:
- ▪ viscerale, ovvero dovuto alla stimolazione sgradevole di uno degli organi contenuti nell’addome da parte di un agente lesivo; si tratta spesso di un dolore sordo, di origine non precisa, per cui i pazienti lo riferiscono in genere come localizzato centralmente, nella parte alta della pancia (detta epigastrio) o intermedia (detta mesogastrio) o bassa (detta ipogastrio); ancora, questo dolore viene spesso descritto come un crampo, un bruciore o un morso e può essere accompagnato da nausea, vomito, sudorazione e pallore; spesso il paziente si muove di continuo nel tentativo di alleviare il dolore;
- ▪ somatoparietale, solitamente provocato dalla stimolazione del peritoneo, cioè della membrana che riveste internamente l’addome e gli organi in esso contenuti; questo dolore è in genere più intenso, viene localizzato con più precisione dal paziente ed è aggravato dai movimenti e da stimolazioni di lieve entità come colpi di tosse, respiri profondi o minimi scuotimenti del corpo;
- ▪ riferito, cioè localizzato dal paziente in zone del corpo lontane dall’organo danneggiato; può essere avvertito sulla cute o nei tessuti profondi e compare quando il dolore viscerale che lo causa diventa più intenso.
Spesso un determinato stimolo nocivo provoca la comparsa di un disturbo in cui si combinano il dolore viscerale, quello somatoparietale e il dolore riferito: in questi casi la precisa origine del disturbo può essere difficile da definire. Dal punto di vista dell’intensità, il dolore può essere distinto in lieve, moderato o grave, oppure essere classificato tramite una scala (per esempio assegnando al dolore un punteggio da 1 a 10); va sottolineato, del resto, come la definizione dell’intensità del dolore sia di fatto molto difficile da effettuare e risulti pesantemente influenzata dalle condizioni in cui il dolore insorge, dalle precedenti esperienze dolorose, dal tipo di dolore, dalla personalità e dai tratti culturali. In linea di massima, la gravità del dolore è strettamente correlata all’entità del danno a carico dei tessuti e degli organi (un danno più grave determina un dolore più intenso, mentre un danno più lieve determina un dolore più leggero). In base alla sua evoluzione nel tempo, il dolore può essere definito come acuto (cioè insorto da un tempo breve, nell’ordine di ore o giorni) oppure cronico (cioè presente da molto tempo, anche da più mesi). Quest’ultima suddivisione è molto importante, perché cause, caratteristiche e trattamento del dolore acuto e del dolore cronico sono molto diverse tra di loro.
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