Dermatologia ed estetica
Lupus
Che cosa sono le malattie sessualmente trasmesse
Le malattie contratte attraverso i rapporti sessuali sono note da centinaia di anni con il nome di malattie veneree (nella Grecia antica Venere era la dea dell’amore), ma in tempi recenti (a partire dagli anni novanta del Novecento) questa espressione è stata sostituita, almeno nel linguaggio medico specialistico, da quella più corretta di malattie (o infezioni) sessualmente trasmesse (MST).
Il nuovo termine esprime anche un cambio d’atteggiamento, originato dal fatto che, mentre in passato le malattie in oggetto venivano contratte in genere durante rapporti “mercenari”, negli ultimi decenni del Novecento si sono diffuse, grazie al mutamento nei costumi sessuali, anche in altri ambiti e fasce della popolazione: in particolare, il fenomeno deriva dalla maggiore diffusione di comportamenti ad alto rischio, quali presenza di più partner, attività sessuale con partner occasionali, scarso uso dei sistemi di protezione, tossicodipendenza ecc.; il cambiamento terminologico deriva poi anche dalla comparsa di nuove patologie (infezioni da HIV, da Chlamydia trachomatis o da Trichomonas vaginalis, herpes anogenitale, condilomatosi anogenitale ecc.), che si sono aggiunte a quelle già note (sifilide, gonorrea, cancroide, granuloma inguinale e linfogranuloma venereo).
L’organismo umano può essere suddiviso in unità anatomo-funzionali: nel maschio, per esempio, l’uretra, con le ghiandole accessorie, la prostata, le vescicole seminali, i dotti deferenti, gli epididimi e i testicoli costituiscono un’unità, così come, nella femmina, lo è l’uretra con vulva e vagina, le varie ghiandole accessorie, l’utero, le tube e le ovaie.
Da questa suddivisione consegue che un’infezione presente in una parte possa in seguito estendersi, e quindi, nel primo caso, passare dall’uretra (uretrite) agli organi più interni (prostatite o epididimite), nel secondo, trasmettersi dall’uretra o dalla vagina (uretrite o vaginite) a tube, ovaie e, talvolta, estendersi a tutto l’apparato urogenitale. Ulteriore conseguenza è il fatto che alcune MST possano provocare lesioni complesse, la compromissione funzionale delle strutture del sistema riproduttivo o situazioni di infertilità. Le modalità di presentazione e la gravità delle singole MST variano in funzione dell’agente eziologico (batteri, virus, protozoi, parassiti); alcune malattie hanno un’incubazione lunga (HIV, papillomavirus ecc.), altre si manifestano in pochi giorni (per esempio la gonorrea); alcune procurano semplici disturbi e limitati problemi fisici (per esempio la pediculosi), altre agiscono solo a livello locale, altre ancora, infine, comportano problemi allo stato di salute generale e al benessere della persona (sifilide, AIDS ecc.).
Il contagio, oltre che con i rapporti sessuali veri e propri, può avvenire anche con modalità indirette quali la condivisione con altre persone di biancheria intima, spazzolini, accessori dell’igiene personale; in ogni caso, per la prevenzione delle MST è fondamentale una corretta igiene personale, generale e dell’apparato urogenitale.
Principali malattie
a trasmissione sessuale
Gonorrea
Provocata dalla Neisseria gonorrhoeae, ha un periodo d’incubazione di 3-10 giorni e si manifesta soprattutto come uretrite, con secrezione purulenta che fuoriesce dal meato uretrale, cui si associano bruciore e stimolo alla minzione. Nel maschio, la “spremitura” del pene con movimento rivolto verso il meato uretrale può determinare la fuoriuscita all’esterno di secrezione che, in alcuni casi, può essere scarsa o assente; la metà circa dei partner sessuali di un soggetto affetto da gonorrea può contrarre l’infezione e poi mantenerla senza averne disturbi (infezione asintomatica).
La terapia conta su farmaci antibiotici. Specie nei casi non curati o diagnosticati in ritardo, la malattia può estendersi al resto dell’apparato urogenitale, con possibili esiti cicatriziali e, di conseguenza, con il restringimento di alcune strutture tubulari (tube di Falloppio, uretra, dotti deferenti ecc.), con inferenze negative sulla fertilità dell’individuo e della coppia.
In rari casi è possibile la disseminazione dell’infezione, con esiti anche gravi.
Uretriti non gonococciche
I principali agenti eziologici sono Chlamydia tracomatis, Mycoplasma genitalium e Ureaplasma urealyticum. Il periodo d’incubazione è di 1-5 settimane, la sintomatologia variabile da forme modeste (lieve bruciore alla minzione) ad altre con disturbi più marcati e bruciore minzionale intenso, dolori perineali, testicolari, al basso addome ecc.; la secrezione uretrale, non sempre presente, è solitamente modesta.
Le infezioni, se non curate, possono interessare altre strutture dell’organismo e cronicizzarsi con conseguenze di tipo fisico e funzionale (infertilità), tuttavia una terapia adeguata garantisce la guarigione. Quando i germi si diffondono, nelle donne, all’apparato genitale e al peritoneo determinano la cosiddetta malattia infiammatoria pelvica, responsabile di sintomatologia fisica (malessere, dolori, febbre ecc.) e funzionale (soprattutto infertilità e gravidanza ectopica).
Tricomoniasi genitale
L’agente eziologico è il Trichomonas vaginalis. Tra le MST più frequenti, si manifesta come vaginite e uretrite, meno frequentemente come prostatite ed epididimite; nelle donne gravide può provocare un parto prematuro.
Sifilide
L’agente eziologico è il Treponema pallidum. Il periodo d’incubazione è di 2-4 settimane. Nella fase iniziale (sifilide primaria) si manifesta con una piccola zona arrossata (localizzata su glande, prepuzio, scroto, vulva, grandi labbra, lingua, retto, labbra, in sede sovrapubica ecc.) che prima diventa papula, poi si rompe e diventa ulcera, dura e indolore. La terapia si basa sull’impiego di antibiotici; se l’infezione non viene curata o è diagnosticata in ritardo, può evolversi ed estendersi ad altri organi (sifilide secondaria e terziaria), tra cui il sistema nervoso centrale, con esiti anche gravi. La madre può trasmettere la sifilide al feto nel corso della gravidanza, determinando nel figlio una sifilide congenita.
Herpes genitale
È determinato da un DNA-virus, l’herpes simplex, ed è responsabile della comparsa su organi genitali e area perianale (la regione intorno all’ano) di gruppi di vescicole su una base arrossata; si possono manifestare bruciore alla minzione, dolore, ingrossamento di gruppi di ghiandole, febbricola e malessere generale. La prima infezione presenta sintomatologia sempre più severa rispetto alle recidive o alle reinfezioni. La terapia si effettua con farmaci antivirali.
Condilomatosi genitale (verruche genitali)
L’agente eziologico è il papillomavirus umano (HPV), di cui esistono diversi tipi. Il periodo d’incubazione varia da alcune settimane ad alcuni mesi. Alcuni tipi di virus provocano la comparsa su diverse parti della regione genitale (pene, scroto, meato uretrale, vulva, vagina, collo dell’utero, regione perianale ecc.) di rilievi simili a minuscole “creste”, mentre in altri casi le lesioni risultano piatte. La sintomatologia è legata alla sede delle lesioni e consiste in bruciore minzionale, dolore, secrezioni ecc. Le infezioni da HPV rivestono particolare importanza dal punto di vista clinico perché, al di là della condilomatosi genitale, possono talvolta provocare nella donna un carcinoma cervicale uterino, e per questo la prevenzione relativa a questo virus è importante anche dal punto di vista oncologico. La maggior parte delle infezioni da HPV sono asintomatiche, non diagnosticate e non trattate.
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