Dermatologia ed estetica
Aging e photoaging
La pelle invecchia
L’invecchiamento cutaneo è un processo inarrestabile, talvolta reversibile ma sempre inevitabile, durante il quale si verificano alterazioni fisiologiche o strutturali a carico di tutti gli organi. Con il trascorrere del tempo, le strutture del nostro organismo vanno incontro a un fenomeno di senescenza. Mentre gli organi interni, tuttavia, invecchiano secondo leggi biologiche apparentemente indipendenti dall’esposizione solare, la cute subisce un invecchiamento “aggiuntivo” indotto principalmente dall’esposizione cronica alla radiazione ultravioletta. L’apparato tegumentario costituisce pertanto, data la sua localizzazione più esterna ed esposta, l’organo nel quale si manifestano per primi i segni dell’invecchiamento globalmente inteso. D’altra parte, si ricorre sempre più spesso al dermatologo non solo nei casi in cui il processo di invecchiamento si manifesti con malattie cutanee che alterano l’aspetto esteriore, ma anche quando il principale effetto consiste in un danno estetico. L’invecchiamento della nostra pelle e dei nostri annessi (capelli, peli, unghie ecc.) è quindi diventato l’argomento principale della nuova dermatocosmetologia, che si fonda in modo essenziale sulla prevenzione nei confronti del mito dell’abbronzatura (abbronzatura ottenuta con l’esposizione solare al mare o ai monti o mediante apposite apparecchiature), tipico della società del benessere e all’origine di un precoce invecchiamento cutaneo.
L’invecchiamento cutaneo viene classicamente distinto in due categorie: cronoinvecchiamento o invecchiamento intrinseco (aging); fotoinvecchiamento o invecchiamento fotoindotto (photoaging).
Il primo tipo comprende l’insieme di modificazioni geneticamente programmate (morfologiche e funzionali) che avvengono sulla pelle e sono dovute a fattori endogeni che colpiscono tanto le aree protette dai raggi ultravioletti, quanto quelle fotoesposte; il secondo tipo, invece, è dovuto all’effetto cumulativo della radiazione solare che si sovrappone e amplifica il processo naturale. Queste due distinte tipologie sono state per lungo tempo confuse tra loro, perché il fotoinvecchiamento, da un punto di vista clinico, simula in maniera sorprendente il cronoinvecchiamento e perché nelle aree fotoesposte i due fenomeni tendono a sovrapporsi e amplificarsi sinergicamente. Attualmente, però, si preferisce considerare il fotoinvecchiamento un danno specifico da raggi UV a carico delle cellule cutanee e, come tale, in parte reversibile.
L’aging naturale, intrinseco o cronoindotto, si manifesta con alcune modificazioni strutturali e cliniche che interessano tutto l’ambito cutaneo. Fisiologicamente si assiste a un ridotto ricambio epidermico e a un assottigliamento del derma: la pelle diventa secca, assume un aspetto “a pergamena” e lascia trasparire il circolo vascolare superficiale; inoltre la degradazione delle fibre elastiche, l’alterazione delle fibre collagene e la diminuzione di acido ialuronico la rendono elastica, lassa e solcata da rughe.
Nelle zone fotoesposte sono talvolta presenti cicatrici atrofiche biancastre, teleangiectasie e frequentemente lesioni discheratosiche talora evolutive. Si riscontra poi una diminuzione della produzione di sebo e sudore e un’alterazione degli annessi cutanei, con diminuzione di peli e capelli, nonché fragilità ungueale talvolta associata a deformazioni evidenti.
Da un punto di vista globale, il sistema biologico perde in qualche misura la capacità di rispondere a stress esogeni ed endogeni, siano essi dovuti ad agenti fisici, biologici o chimici; l’invecchiamento del sistema immunitario si associa così a una maggiore incidenza degli agenti patogeni (infezioni). Il processo di invecchiamento rende la cute maggiormente sensibile anche a stimoli irritativi di qualsiasi tipo, facilitando l’insorgenza di dermatiti di tipo irritativo o allergico e, in alcuni casi, di lesioni bollose; infine, la riduzione della vascolarizzazione giustifica la tendenza all’ipotermia delle persone di età avanzata.
Nel fotoinvecchiamento (photoaging), cioè l’invecchiamento provocato dalla cronica esposizione alla luce solare, i raggi ultravioletti (UV) interferiscono con la cute promuovendo eventi biologici che si traducono in una serie di danni, sia acuti (eritema e pigmentazione) sia cronici. Tali danni instaurano un ampio complesso sintomatologico quale si osserva su cute fotoesposta di soggetti anziani, specialmente dopo anni di esposizione alla radiazione solare. La gravità del photoaging dipende anche dalla durata e dall’intensità dell’esposizione, dal fototipo individuale e dalla latitudine geografica.
Le principali manifestazioni consistono in alterazioni della tessitura cutanea con un’accentuazione delle rughe d’espressione e la formazione di ampi solchi, in alterazioni della consistenza con ispessimento cutaneo, ruvidezza, xerosi ed elastosi, in modificazioni della pigmentazione (lentiggini solari, discromie) e della vascolarizzazione cutanea (teleangectasie), inoltre nella comparsa di pseudocicatrici e cheratosi attiniche; queste ultime sono lesioni tumorali che costituiscono una sorta di momento finale del percorso evolutivo tipico del fotoinvecchiamento.
Da sempre l’uomo associa il concetto di bellezza, salute e felicità alla giovinezza, e l’aspetto della cute, in particolare, stimola in maniera conscia o inconscia un giudizio sullo stato di salute e sull’età del paziente. Questa concezione giustifica l’uso di cosmetici e cosmeceutici o il ricorso a laboriosi interventi chirurgici al fine di rallentare, limitare o mascherare i segni dell’invecchiamento cutaneo.
La dermatologia, negli ultimi anni, sta così acquisendo un’impronta dermoestetica che la porta a concentrarsi sull’esecuzione di interventi sempre meno invasivi mirati a consentire un misurabile miglioramento dell’autostima e della qualità di vita, intesa come benessere psico-fisico, e quindi spesso a minimizzare quelle manifestazioni dell’invecchiamento considerate veri e propri difetti estetici.
Incide sicuramente, nell’aumentato ricorso a tali interventi, una concezione complessiva della vita tipica della società del benessere, per cui la giovinezza è misura del valore, mentre l’invecchiamento è il momento del declino: la grande sfida diventa allora quella di dare “vita agli anni”, in considerazione dell’allungamento dell’età media, migliorando la qualità dell’esistenza e assicurando salute e integrità psicofisica per superare senza problemi le tappe naturali della vita. Rientra in questa sfida la necessità di trovare sempre nuovi trattamenti antinvecchiamento per eliminare le alterazioni della cute (indotte principalmente dal fotodanneggiamento), per esempio mediante la sostituzione della cute danneggiata con cute rinnovata o mediante trattamenti che promuovano una differenziazione cellulare in grado di far regredire le modificazioni indotte dalla cronica esposizione ai raggi UV.
La vasta gamma di trattamenti programmabili e attuabili per far fronte ai segni cutanei causati dal fotoinvecchiamento cutaneo non deve tuttavia far dimenticare l’efficacia preventiva di norme igienico-cosmetologiche quotidiane quali la detersione, l’idratazione (parametro fondamentale per tutte le caratteristiche plasto-elastiche cutanee) e soprattutto la fotoprotezione (sia topica sia sistemica), oltre che l’importanza di una adeguata alimentazione e un’equilibrata attività fisica.
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