Dermatologia ed estetica
Laser
Laser chirurgici
L’acqua rappresenta il principale componente della cute (circa il 77% del suo volume) e per tale motivo riveste un ruolo fondamentale nell’interazione laser-tessuto.
I laser chirurgici, ad anidride carbonica o a erbio, emettono una radiazione che viene appunto assorbita dalle molecole d’acqua che si trovano nella pelle e quindi permettono di ottenere una rimozione di tessuto con un danno termico minimo.
Laser ad anidride carbonica (CO2)
È stato il primo laser utilizzato in dermatologia per vaporizzare e asportare i tessuti ed è ancora oggi quello più versatile.
Il suo principio attivo è formato da una miscela di gas contenente anidride carbonica, elio e azoto; la radiazione emessa (10.600 nm) viene assorbita dall’acqua intracellulare ed extracellulare che, portata ad ebollizione, provoca un’esplosione delle cellule appartenenti al tessuto da rimuovere. Il laser a CO2 può funzionare in due modi diversi: continuo (CW), cioè a energia costante, o pulsato (PW), modalità in cui l’emissione d’energia avviene sotto forma d’impulsi separati tra loro da un intervallo di tempo. In quest’ultimo caso il tessuto può raffreddarsi tra un impulso e l’altro e ciò evita un danneggiamento termico irreversibile.
Le possibili applicazioni estetiche del laser ad anidride carbonica vanno dal resurfacing ablativo alle vaporizzazioni di svariate lesioni dermatologiche, nello specifico: adenomi sebacei, mollusco contagioso, rinofima, cheratosi seborroiche, siringomi, nevi epidermici e dermici, tricoepiteliomi, cicatrici da acne, da trauma o da varicella, verruche volgari, piane, filiformi, palmari e plantari, neurofibromi, condilomi acuminati ano-genitali, milio, xantelasmi, malattia di Favre-Racouchot.
Laser a erbio (Er:YAG)
Nel laser a erbio il mezzo attivo è costituito da un cristallo di Yttrium-Aluminium-Garnet (YAG) con ioni erbio. Emette una lunghezza d’onda di 2940 nm e ha un coefficiente d’assorbimento da parte dell’acqua 16 volte maggiore rispetto al laser CO2, fattori che comportano una profondità di penetrazione estremamente ridotta e una rimozione di tessuto più “pura”. Ne deriva la necessità di effettuare più passaggi, ma anche la possibilità di modellare il tessuto fino al risultato finale migliore. Queste peculiarità indicano per questo laser un utilizzo in associazione al laser CO2, mirato a ridurre al minimo gli esiti post-operatori sul breve e sul lungo periodo e a sfumare i margini della zona di ablazione rispetto al tessuto sano circostante; le indicazioni sono quindi le stesse del laser CO2. Per quanto riguarda il resurfacing ablativo del volto il laser a erbio presenta alcuni vantaggi (minore danno termico, possibilità di adattare la profondità dell’ablazione alle diverse esigenze cliniche, regolandosi col numero di passaggi effettuati, estrema delicatezza del processo di ablazione), cui fanno fronte però importanti svantaggi quali la mancanza del fenomeno di accorciamento termico, cui consegue il ritensionamento delle fibre collagene, e la facilità al sanguinamento durante l’operazione.
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