Dermatologia ed estetica
Il concetto di bellezza
Tipologie di disturbo
La psicopatologia ha riscontrato e studiato svariati problemi e disturbi legati all’immagine corporea: le situazioni variano da casi in cui c’è una percezione più o meno delirante di determinati aspetti corporei, creduti senza motivo deformi o disgustosi, con conseguenti tentativi di correzione che si rivelano spesso disastrosi, a casi in cui effettivamente sono presenti figurazioni corporee, spesso inalterabili e non correggibili, che determinano pesanti conseguenze di ordine soggettivo e sociale. Nello specifico, le problematiche più frequentemente associate all’insoddisfazione per la propria corporeità sono:
- dismorfismo corporeo;
- disturbi alimentari;
- disturbi nella sfera sessuale;
- omosessualità;
- disturbi derivati da condizioni sfiguranti.
Per quanto riguarda il primo punto, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV) ne indica come elementi sintomatici la preoccupazione di avere un difetto fisico in realtà inesistente o, se presente, percepito in maniera esagerata e distorta. La negativa percezione di sé potrebbe così spingere il soggetto a isolarsi, rompendo qualsiasi legame con la realtà circostante. Il dismorfismo corporeo può inoltre presentare una comorbilità (cioè associarsi) con disturbi psichiatrici quali depressione, fobia sociale, abuso di sostanze e dipendenza, disturbi alimentari, disturbi di personalità. Il trattamento consigliato generalmente corrisponde a un percorso psicoterapeutico, in molti casi associato a farmacoterapia.
I disturbi alimentari sono caratterizzati dalla presenza di alterazioni del comportamento alimentare originata da un’alterata percezione del peso e della propria immagine corporea.
Il soggetto può in questo caso: astenersi dal cibo, rifiutando di mantenere il peso corporeo sopra il peso minimo (anoressia); esibire una sfrenata tendenza ad assumere cibo (che può essere seguita da condotte di espulsione), connotata da un piacere incontrollabile nel mangiare e da una conseguente continua paura di perdere il controllo (bulimia); alternare periodi prolungati di astinenza o regime ipercontrollato nel rapporto con il cibo a periodi di intensa trasgressione e quindi di binge eating (in sostanza “abbuffate”, seguite o meno da condotte di espulsione); mangiare e poi vomitare, trasformando questa successione in una compulsione estremamente piacevole a cui non si riesce a porre fine (vomiting).
I disturbi alimentari possono essere accompagnati anche da problematiche di tipo sessuale, disturbi del tono dell’umore, ansia ecc.
Non è sbagliato pensare che l’insoddisfazione per la propria immagine corporea possa riversarsi negativamente anche sull’attività e sul funzionamento sessuale, nonostante ci siano pochi studi a confermarlo. La vergogna per il proprio corpo, l’ansia e il disagio sono sensazioni che possono incidere in maniera significativa sul comportamento sessuale, originando principalmente due tipi di atteggiamento: essere costantemente focalizzati sul proprio corpo e sul suo funzionamento, disturbando e distraendo la persona dalla prestazione; essere talmente focalizzati sulla propria immagine da evitare l’attività sessuale; entrambi i tipi di risposta, possono inoltre contribuire a mantenere, se non addirittura ad aggravare, le aspettative negative causate da schemi sessuali altrettanto gravi.
Anche il cosiddetto Disturbo di identità di genere (DIG), che fa parte dei disturbi della sfera sessuale, è caratterizzato dalla contraddizione tra l’immagine corporea percepita di sé, in questo senso il sentirsi mentalmente più uomo o donna, e la propria effettiva fisicità. Da tale contraddizione origina un’enorme angoscia, in quanto l’identità non trova una giusta immagine corporea in cui riflettersi. Le persone che presentano un DIG potrebbero successivamente sfociare nel transessualismo, ma tale termine non deve essere assolutamente considerato sinonimo di DIG.
Per quanto riguarda l’omosessualità, è stato evidenziato come tra i maschi gay siano presenti in maggior misura livelli di insoddisfazione per il proprio corpo, rispetto agli altri gruppi di orientamento sessuale, probabilmente in ragione del fatto che la discrepanza fra immagine reale e immagine ideale (per esempio il desiderio di avere e di esibire un fisico più asciutto e muscoloso) risulta più accentuata.
Quando si parla di insoddisfazione per l’immagine corporea, generalmente viene quasi automatico e spontaneo associare tale sentimento al peso di una persona o alle sue caratteristiche fisiche principali, come altezza, misure dei vari distretti ecc., che nella maggior parte dei casi risultano piuttosto distanti dai valori canonizzati nella nostra cultura. In realtà, esistono altre categorie di persone che possono sviluppare gli stessi disagi ma con ben maggiore motivazione per farlo, per esempio:
- persone che presentano sul proprio corpo segni indelebili di incidenti, come ustioni, cicatrici, amputazioni e così via;
- persone che riportano deformazioni fisiche determinate da caratteristiche congenite, per esempio acne grave, psoriasi, alopecia, angiomi, vitiligine o altre affezioni che deturpano l’aspetto esteriore.
Tali soggetti possono presentare un’instabilità emozionale caratterizzata da ansia sociale, sentimenti d’inferiorità, di colpevolezza o di vergogna, che in molti casi può spingere l’individuo a evitare qualsiasi situazione sociale, dando per scontato che tali segni li rendano incapaci di fronteggiare le situazioni di interazione; un atteggiamento del genere viene purtroppo confermato, in alcuni casi, dall’imbarazzo dei soggetti con cui essi provano a entrare in relazione.
Anche nei casi di condizioni sfiguranti soprattutto a carico delle aree visibili, quelle maggiormente esposte nella vita sociale, affettiva e relazionale, vengono facilmente compromesse la stima di sé e l’immagine corporea, e ciò rende difficoltose le relazioni interpersonali (soprattutto sentimentali e sessuali); anche in questi casi, del resto, la visibilità del segno non è l’unico elemento rilevante, in quanto la variabile più importante è l’autopercezione e il peso che questo ha per la persona stessa.
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