Medicina tradizionale cinese
Medicina tradizionale cinese
Concezione e strutturazione dell’uomo
L’uomo, come è visto nel pensiero cinese, ha due caratteristiche che lo differenziano dall’uomo del pensiero medico e scientifico occidentale. In primo luogo è considerato come un sistema aperto, strettamente unito alla vita dell’universo e dipendente dall’ambiente in cui vive. La sua struttura energetica, che qui illustreremo brevemente, riprende le caratteristiche fondamentali dell’energetica cosmica, che lo struttura come un microcosmo in perfetta risonanza con l’ambiente che lo circonda.
In secondo luogo, l’uomo è considerato un tutt’uno: non esiste, come vedremo, la separazione psiche/soma tipica della cultura occidentale. Corpo e spirito possono essere concepiti in maniera separata solo a patto di sapere che la divisione è teorica. Il corpo energetico della medicina cinese si avvicina, dunque, più che al corpo meccanicistico della fisica newtoniana, base del pensiero medico-scientifico occidentale, al corpo cibernetico, che costituisce il modello di interpretazione più avanzato della moderna neurofisiologia.
L’uomo: microcosmo e microsocietà
Lo studio del pensiero medico cinese non può prescindere dal citarne il principale strumento di elaborazione, l’analogia, considerata come modalità di relazione tra entità o cose diverse tra loro per qualità e quantità: essa rappresenta il metodo privilegiato adottato dal pensiero cinese per strutturare quel mondo di corrispondenze che è la base del sapere antico.
I cinesi hanno sempre dato molta importanza, più che alla misura degli effetti e alla ricerca dei nessi causali, all’osservazione e catalogazione delle corrispondenze, fino a ipotizzare una conoscenza fenomenicamente esaustiva della realtà.
L’analogia consente al saggio dell’antichità cinese la trasposizione della conoscenza delle relazioni tra i vari oggetti ed eventi del macrocosmo a quella piccola zona, definita e delimitata di esso, che è l’uomo. Non è un caso che si sia potuta diffondere l’affermazione, peraltro imprecisa, secondo cui i medici cinesi non avrebbero avuto la necessità di effettuare delle dissezioni anatomiche, essendo sufficiente per loro studiare le correlazioni energetiche tra i vari organi, all’interno delle leggi di corrispondenza esistenti tra gli organi stessi e le strutture celesti. Nell’uomo, con le debite proporzioni, avverrebbero fenomeni “come nell’universo”, e le relazioni che regolano la generazione e il reciproco controllo dei soffi interni sarebbero strutturate su leggi di similitudine analoghe a quelle che reggono i grandi movimenti dei soffi a livello cosmico.
Grazie al pensiero analogico si sviluppò anche la nozione di corrispondenza, la quale non esprime altro che un caso particolare di similitudine; la teoria delle corrispondenze trova il suo modello nella teoria dei Cinque movimenti illustrata in precedenza.
A partire dal III secolo a.C., epoca in cui sono stati elaborati i sistemi cosmologici, l’ordine naturale diventa un modello di funzionamento applicabile a ogni campo del sapere: naturale, medico, sociale, politico. In medicina, il modello della fisiologia si rifà non solo alla cosmologia, ma anche alla politica, perché con l’unificazione dell’Impero nel 221 a.C. si sviluppò una cosmologia dello Stato, inteso come mondo, che fu applicata anche al corpo umano. Così il corpo umano è considerato come un paese, fatto di montagne, fiumi e mari, palazzi e porte, e in cui, per esempio, i vasi corrispondono alle strade, gli organi ai fienili e ai granai. Questo paese è amministrato da signori e funzionari: “Il cuore ha funzione di Signore, il polmone è Ministro e Cancelliere, il fegato è il Comandante dell’esercito” (Suwen, cap. 8).
Di seguito cercheremo di esemplificare brevemente questi concetti, partendo dalla prima e fondamentale analogia. Il Lingshu afferma che l’uomo risponde al Cielo e alla Terra e che questo è esplicito anche nella sua struttura. “Il Cielo è rotondo, la Terra è quadrata; la testa rotonda e i piedi quadrati sono in accordo con il Cielo e la Terra” (Huang Di Neijing Lingshu, cap. 10).
Secondo la cosmologia antica, il soffio (qi), che costituisce a livello logico l’Uno, emanazione del Tao, si differenzia e si esprime come Due (lo yin e lo yang). I soffi yang, leggeri, eterei, si elevano e formano il Cielo; i soffi yin pesanti, grossolani, si ammassano e danno vita alla Terra. L’unità suprema, Soffio primordiale, passa dal non-manifesto al manifesto tramite il dinamismo yin/yang. Tra Cielo e Terra si apre uno spazio mediano dove vive l’uomo, frutto dell’unità dei loro soffi: è il Tre. Si ha così la triade Cielo/Terra/Uomo, oppure yang/yin/vuoto mediano, dove quest’ultimo è lo spazio in cui lo yin e lo yang sono presenti e si incrociano, permettendo la vita e le sue continue trasformazioni.
L’uomo, procedendo dall’unione delle energie del Cielo e della Terra, si definisce in quanto una delle manifestazioni del soffio dell’universo. Microcosmo a immagine del macrocosmo, partecipa, in quanto terzo elemento, all’opera del Cielo e della Terra ed è in ogni momento costituito e ricostituito dai loro influssi.
Il Tre vive ed esiste in quanto procede e dipende dal Due.
La visione antropologica del pensiero cinese è non solo coerente, ma affascinante, perché afferma la fiducia nell’ordine universale della Vita, fondato sulle costanti interrelazioni e trasformazioni delle parti che lo costituiscono: l’uomo non è separabile dall’universo in cui vive, dal Cielo/Terra che lo costituisce. “L’intervallo Cielo Terra/è come un mantice/si vuota senza stancarsi/in azione vuole soffiare ancora” (Lao Tseu, Tao Te King, Il Libro della Via e della Virtù).
L’intervallo Cielo/Terra, il cosiddetto vuoto mediano in cui vivono gli esseri viventi, è dunque paragonato a un mantice: i soffi vanno e vengono, gli esseri viventi escono alla vita e vi fanno ritorno, rimanendo in vita per tutto il tempo in cui i soffi del Cielo/Terra che li costituiscono restano saldamente intrecciati. La realtà vivente è una: per la filosofia cinese antica tutto vive nell’Uno e tutto ritorna all’Uno.
Vivere è uscire e prendere una forma; morire è lasciare questa forma e fare ritorno all’indifferenziato. Siamo un tutt’uno con l’universo e l’ambiente che ci circonda, nei confronti dei quali esiste un incessante interscambio di energia, di soffi. Dell’universo seguiamo le leggi e la ciclicità dei ritmi. Questo è quanto insegna la medicina cinese, che richiede al medico tale consapevolezza quando si trova al cospetto del suo paziente: per valutare il suo stato di salute, deve saper giudicare il flusso della sua energia a seconda del momento della giornata, della stagione dell’anno, del periodo della sua vita e del luogo in cui si trova, perché esso varia secondo le variazioni cosmiche.
Ma che cosa sono concretamente il Cielo e la Terra nella strutturazione dell’uomo?
Per il pensiero cinese antico, “l’uomo è formato dalla virtù combinata del Cielo e della Terra, dall’incontro dello yin e dello yang” (Liji, Libro dei Riti). Dal Cielo riceve non solo le energie cosmiche (qi), ma soprattutto gli Shen,gli Spiriti (nozione importantissima del pensiero e della medicina cinese), che costituiscono il suo aspetto mentale, psichico e spirituale. Dalla Terra l’uomo riceve le energie nutritive, le essenze (jing) che costituiscono la materialità del suo corpo.
Non si può parlare di salute e di malattia o di prevenzione senza avere ben chiare queste nozioni. Infatti l’uomo risponde al Cielo e alla Terra, nel senso che vi sono delle leggi che definiscono le modalità di esistenza e di funzionamento dell’universo, che determinano anche la funzionalità dell’organismo, perché l’uomo è parte integrante dell’universo ed è partecipe dei suoi movimenti e dei suoi cambiamenti energetici.
Secondo la filosofia cinese il Cielo non solo regola le leggi dell’universo, stabilendo i cicli stagionali e circadiani, ma è ciò che conferisce a ciascuno la natura propria; inoltre è ciò che conferisce a ciascun essere il proprio destino. Il Cielo nelle culture antiche è, infatti, ambivalente: ha un aspetto fisico e un aspetto spirituale e morale.
Ogni uomo, con l’esistenza, riceve dal Cielo le parti costitutive del suo essere e la legge che deve reggere le sue azioni. Porta nel suo cuore la legge naturale e, di conseguenza, ama la virtù di cui conosce la bellezza.
Per il pensiero cinese la Terra è dispensatrice di forme, e conferisce all’uomo la forma del suo corpo. Infatti la parte terrestre dell’uomo è costituita dal jing, il cui significato è “essenza”, l’aspetto più materiale dell’organismo umano.
Il jing ereditario, dato al nuovo essere dai genitori al momento del concepimento, è la materia primaria a partire dalla quale si forma il feto; dopo la nascita, immagazzinato nei reni, determina la crescita e lo sviluppo dell’individuo. Il jing è limitato e lo si può parzialmente reintegrare con l’alimentazione. Dalla sua qualità dipendono la salute, la vitalità e la durata della vita di una persona. Le fasi biologiche della vita umana che seguono le leggi naturali sono strettamente correlate allo stato del jing, alla sua floridità o al suo deperimento. Problemi della crescita, quali anomalie o ritardi, così come fenomeni di invecchiamento precoce sono tutti legati a disturbi del jing. Il jing è anche il supporto fisico della manifestazione degli Shen, gli Spiriti, i quali si incarnano nell’uomo nel momento in cui il jing del padre e della madre si uniscono. Gli Shen, che derivano dal Cielo, e il jing, che deriva dalla Terra, costituiscono unendosi lo Spirito vitale (jingshen), principio di individualità che rende l’uomo unico e irripetibile, espressione misteriosa della vita che lo anima.
Il fatto che i cinesi considerassero l’uomo costituito a modello del Cielo/Terra è mostrato dall’antico pittogramma che lo contraddistingue: la testa rotonda è simbolo del Cielo, i piedi designano un quadrato, simbolo della Terra. Questo carattere richiama in modo suggestivo il pittogramma dell’albero, che rappresenta un tronco da cui partono dei rami verso l’alto e delle radici verso il basso.
Con le radici immerse nella Terra, nello yin più profondo, e con i rami protesi verso il Cielo, verso lo yang,l’albero richiama la realtà dell’uomo: come l’albero, l’uomo vive un ciclo ritmico di nascita, crescita e morte; ha in sé il flusso costante del suo nutrimento e la memoria biologica della sua vita. Radicato alla Terra, l’uomo deve compiere una risalita verso il Cielo, per far maturare il germe spirituale e diventare frutto. L’albero è così il simbolo di questa ascensione spirituale attraverso la quale l’uomo porta a compimento la sua maturazione. La sua Terra è una matrice in cui deve partorire se stesso; per questo, in molte culture, l’albero/uomo era rappresentato con le radici in alto per indicare che lì, in Cielo, è l’inizio della vita e lì l’uomo deve fare ritorno (si pensi all’Albero della Vita della tradizione ebraica o all’Albero della Felicità della tradizione musulmana).
Il carattere moderno che designa l’uomo, ren, lo rappresenta eretto, strutturato e integrato nel Cielo/Terra, di cui è il più eminente rappresentante.
Come si afferma nel Suwen, “di tutte le esistenze che si compiono tra il Cielo che le copre e la Terra che le porta, la più preziosa è quella dell’uomo”. Questo uomo non è un essere teorico, ma un individuo concreto, inserito, a partire dal momento iniziale del suo concepimento, in uno spazio e in un tempo che sono la sua storia personale.
L’antica embriologia cinese, che è presentata per la prima volta nello Huainanzi (testo filosofico del II secolo a.C.), dice che nell’istante in cui si uniscono i jing del padre e della madre intervengono gli Shen a rendere l’individuo unico. In questo essere vivente, che Cielo e Terra hanno realizzato grazie alla profusione delle loro essenze più sottili, è inscritta non solo tutta la sua realtà biologica, ma anche la sua natura (xing) e il suo destino personale (ming), che egli ha il compito di ricercare e di portare a compimento.
La struttura energetica dell’uomo
L’uomo deve la vita a una condensazione di qi: mentre questo resta condensato egli vive, mentre non appena si disperde muore, e il qi dell’uomo fa ritorno allo stato potenziale indefinito (Zhuangzi, cap. 22).
Per studiare i vari tipi di qi, è possibile isolarli e suddividerli, ma occorre tenere presente che essi costituiscono ontologicamente una unità.
L’uomo, come il macrocosmo, vive all’interno di una dialettica tra il più manifesto yin (forma, corpo, sostanze più materiali come il sangue, i liquidi, l’essenza) e il meno manifesto yang (l’energia che attiva tutti i processi che avvengono nell’organismo, lo spirito, la psiche). Infatti, i concetti principali espressi nel termine qi sono due: energia come sostanza fondamentale che costituisce l’organismo ed energia come attività vitale che permette tutti i processi di crescita, sviluppo, trasformazione che rendono possibili la vita dell’uomo in seno alla natura.
La medicina cinese ritiene che i soffi che costituiscono e regolano l’animazione degli esseri viventi fluiscano lungo dei vasi, chiamati meridiani, e che lo stato del qi possa essere apprezzato al polso. Una delle caratteristiche più importanti del qi è legata alla nozione di circolazione, molto importante per comprendere una funzione tra le più rilevanti del qi, quella di correlare tutto l’organismo per determinare un flusso continuo di informazioni da un capo all’altro della struttura corporea. Il qi è costantemente presente ovunque, ma è sottoposto a fasi di flusso e deflusso; perciò spesso risulta preponderante in alcune zone del corpo in determinate ore della giornata.
Il qi, che in realtà è unico, in medicina viene fatto oggetto di una classificazione molto particolareggiata, che ne individua le caratteristiche distintive nell’origine (Cielo anteriore e Cielo posteriore), nella localizzazione (in un organo, in una zona corporea) e nelle funzioni svolte (difesa, nutrimento): si parla così, a indicare l’attività fisiologica specifica di ciascuno, del qi degli organi e dei visceri (per esempio il qi di cuore ha le caratteristiche e le qualità di questo organo, e svolge funzioni diverse dal qi di milza.
Il qi, i soffi, si suddividono in soffi del Cielo anteriore, o soffi innati, e soffi del Cielo posteriore, o soffi acquisiti.
Il primo termine designa le energie del padre e della madre, che sono contenute nei gameti al momento del concepimento, come anche le energie del cosmo presenti in quel preciso istante. Il concepimento è il momento che segna il passaggio tra l’innato e l’acquisito. I soffi del Cielo posteriore corrispondono invece alle energie che vengono acquisite con l’alimentazione e la respirazione.
Le energie innate del Cielo anteriore sono l’energia yuan, l’energia jing e l’energia zhong. La prima, definita originaria, è la più importante energia dell’organismo, perché costituisce la scintilla di tutti i processi vitali e il patrimonio energetico ricevuto al momento del concepimento; con il suo lento diminuire determinerà la durata della vita dell’individuo. Come si è già visto, l’energia jing (o essenza) costituisce invece l’energia che viene trasmessa dai genitori al concepimento e ha come funzione principale quella di determinare lo sviluppo e la crescita dell’individuo sia nelle fasi della vita intrauterina sia nelle fasi successive della vita, sino alla morte; insieme al jing acquisito del Cielo posteriore, che l’uomo trae dagli alimenti e dalla respirazione, forma il jing circolante nel nostro corpo. Il concetto di jing evidenzia come Cielo anteriore e posteriore non siano mai separabili, proprio perché l’uomo è il continuo incrociarsi e combinarsi dei soffi del Cielo e della Terra, di congenito e di acquisito, e solo con la morte arriva a separarsi. La terza energia innata, l’energia zhong o ancestrale, ha il compito di trasmettere gli schemi genetici tipici della specie, quali i ritmi, alcuni parametri vitali e tutte le caratteristiche di specie che fanno dell’uomo un mammifero diverso, per esempio, dal delfino o dal topo. Yuan qi, jing qi e zhong qi entrano in gioco nella fecondazione dell’ovulo, costituiscono il potenziale energetico di ogni individuo, presiedono alle fasi di sviluppo, crescita e maturazione e tenderanno a decrescere secondo i processi naturali di senescenza.
Le energie principali del Cielo posteriore, che presiedono alle funzioni quotidiane della vita, sono l’energia ying e l’energia wei. La prima, nutrimento allo stadio più puro, è profonda e fornisce l’energia di base: costituisce, infatti, il prodotto della distillazione di tutto ciò che il nostro organismo assume dall’esterno (cibo e aria) per il suo sostentamento, dopo essere passato al vaglio dei visceri; inoltre ha una funzione importante per la formazione dei liquidi e del sangue. La circolazione dell’energia ying attraversa permanentemente tutti i meridiani principali e secondari, quindi tutti gli organi e tutti i visceri.
L’energia wei è un’energia difensiva che il Neijing definisce come “feroce, rapida, di grande mobilità”. A differenza delle altre energie non scorre nei meridiani, ma tra pelle e muscoli, e viene adoperata per combattere le energie “perverse” esterne xie qi, vale a dire portatrici di squilibri energetici e quindi di malattie.
Energia originaria (yuan), essenziale (jing), ancestrale (zhong) da una parte, e ying e wei dall’altra sono energie autentiche, legittime, zheng, in contrapposizione alle energie perverse, xie qi, di provenienza sia interna sia esterna, che attaccano l’individuo e fanno scattare lo stato di all’erta e difesa.
Gli organi e i visceri (zang/fu)
Gli organi della medicina cinese possono ricordare strutture analoghe della medicina occidentale, ma in realtà sono entità molto diverse: essi sono infatti considerati da un punto di vista funzionale più che anatomico, in quanto la tendenza del pensiero cinese è quella di ricercare attività dinamiche funzionali quando descrive delle strutture; inoltre hanno un’originale connotazione psichica, poiché ospitano ognuno uno Shen specifico. Questi ultimi, gli Spiriti, oltre ad apportare un’animazione diffusa a tutta la materia vivente, rappresentano il presupposto teorico per la concezione psicosomatica dell’organismo, e sono quindi nuclei della strutturazione psichica ma anche fondamenti della strutturazione e dello sviluppo degli organi, zang, e dei visceri, fu.
Zang significa conservare in luogo sicuro e nascosto, tesaurizzare: gli organi ricevono infatti i soffi raffinati e più puri e li accumulano. Sono organi pieni e sono cinque: polmone, cuore, milza, fegato, reni. Essi sono yin, perché sono situati più internamente rispetto ai fu (yang, perché più esterni).
I fu, che noi chiamiamo visceri per differenziarli dagli organi, sono deputati alla trasformazione e al trasporto dei soffi: il loro ideogramma rappresenta un magazzino di transito di merci preziose. Sono organi cavi, dove viene lavorata e raffinata l’energia jing derivata dagl i alimenti, e sono sei: stomaco, intestino tenue, grosso intestino, vescica, triplice riscaldatore, vescicola biliare.
Considerando la strutturazione ontologica degli zang/fu, la loro funzione e soprattutto le profonde relazioni che li collegano tra di loro e con tutto l’organismo, bisogna sottolineare come la traduzione dei vari nomi con i nomi relativi della medicina occidentale sia inadeguata. L’errore di questa traduzione consiste nel ricondurre a entità anatomiche note (fegato, rene, milza ecc.) delle strutture che, se da un lato nel loro aspetto più materiale comprendono il dato anatomico, dall’altro lo superano. Infatti ogni organo implica un aspetto funzionale e di collegamento che va al di là dell’organo nella sua costituzione materiale. “Il concetto di zang è in realtà, per la medicina cinese, un concetto più ampio che si avvicina al nostro concetto di sistema. Il sistema organo, infatti, comprende oltre all’organo occidentale, classicamente inteso, altre strutture quali un meridiano, un organo di senso, un tessuto, un orifizio, tutti collegati e connessi tra loro da alcune caratteristiche energetiche ben definite e precise”.
L’organo è il centro di questo sistema cui tutto si riferisce e quindi, quando si parla di zang in medicina cinese, ci si riferisce sempre all’organo-funzione, intendendo con questo termine una struttura organica, la sua istanza psichica, le sue attività dinamiche specifiche all’interno dell’organismo e tutte le connessioni intra- e intersistemiche che esso intrattiene.
Dagli organi e dai visceri si diparte la rete dei meridiani principali e secondari, che percorre tutto l’organismo nella sua interezza, in superficie come in profondità, trasportando l’energia vitale qi. Nella buona salute l’energia percorre in modo armonioso i meridiani; quando, per un intervento di agenti esterni o interni, si crea uno squilibrio tra l’energia dell’uomo e quella dell’ambiente o tra l’energia di un organo rispetto agli altri, l’organismo si indebolisce, la persona perde gradualmente le sue capacità di difesa e poco per volta compaiono i sintomi più o meno gravi di malattia.
Non è possibile illustrare analiticamente le funzioni dei cinque organi e dei sei visceri; ci si limiterà qui a riportare una similitudine che ricorre spesso nei testi classici di medicina. Infatti, come si è visto, gli zang e i fu sono correlati al corpo umano, oltre che da considerazioni di tipo fisiologico, anche da correlazioni di tipo analogico: così il corpo umano, considerato come il Grande paese del Centro, è amministrato e governato da strutture analoghe a quelle che governano l’impero.
Il cuore svolge le funzioni di sovrano e nello stesso tempo di ministro. Essendo sede degli Shen, è il luogo dove si forma il discernimento, l’intelligenza. In quanto sovrano è responsabile dell’ordinamento e dell’organizzazione di tutti gli Shen dell’organismo; in quanto ministro, grazie ai suoi ambasciatori e messaggeri, trasmette i suoi ordini, perché tutto quello che deve essere compiuto venga compiuto. Il cuore assistito dagli altri organi è il sovrano che risiede nel suo palazzo situato nel cuore dell’impero.
La pace, la prosperità e la sicurezza del sovrano e del suo regno dipendono dalla vigilanza delle guardie. Gli organi hanno la funzione di vegliare alle porte che sono gli orifizi degli organi di senso. Essi si devono opporre all’intrusione delle energie perniciose che portano le malattie e impedire agli Shen, che animano il corpo, di abbandonarlo.
La milza, come controllore dei transiti digestivi, ha la funzione di ministro dei trasporti e delle trasformazioni. Il suo compito inizia non appena gli alimenti sono stati ingeriti fino all’assimilazione delle sostanze nutritive.
Il fegato è il generale delle armate, perché comanda l’energia difensiva e perché, analogamente al generale in capo, ha come compito precipuo quello di progettare la battaglia.
Il polmone ha il compito ministeriale della trasmissione degli ordini del cuore alla periferia: agisce come funzionario del cuore, che nutre il corpo, nutrendo il sangue; inoltre propaga ritmicamente i soffi energetici, informati degli ordini del sovrano.
I reni sono i custodi del jing, le energie essenziali che derivano, come si è visto, sia dalle energie che trasmettono i genitori al momento del concepimento sia dall’energia che è ottenuta dalla trasformazione degli alimenti. Nei reni vi è quindi il fondamento della forza della vita; essi sono anche sede della volontà e della conoscenza pratica (il saper vivere).
I fu ricevono, contengono, trasformano e assorbono le sostanze fondamentali e provvedono all’eliminazione delle scorie.
Il sistema appena illustrato sembrerebbe uguale a quello della medicina occidentale, mentre invece ci sono molte differenze. Un esempio per tutti: la vescica, ministro delle acque, che ha per funzione quella di raccogliere i liquidi che devono essere eliminati, ha nello stesso tempo, secondo la medicina cinese, una funzione importantissima di regolazione di tutti i liquidi del corpo. La lunghezza del suo meridiano e la molteplicità dei suoi punti stanno proprio a indicare la sua importanza per il trattamento degli squilibri del movimento e della circolazione dei liquidi.
I soffi che penetrano nell’uomo attraverso gli organi di senso, gli alimenti solidi e liquidi, l’aria atmosferica, carichi di differenti qualità a seconda dell’ora, del giorno, della stagione e del luogo geografico, vengono accumulati ed elaborati dai sei fu. L’energia sottile, frutto delle depurazioni ed elaborazioni dei fu, passa negli zang, dove viene ulteriormente raffinata a contatto con dei catalizzatori particolari, i soffi ancestrali, che daranno ai soffi tesaurizzati da ciascun organo la propria specificità funzionale. Da qui i soffi puri visitano l’organismo, mantenendo l’energia vitale.
Seguendo le modalità proprie e le esigenze di ogni regione del corpo, i ritmi delle stagioni, del giorno e della notte, delle correnti dell’energia yin/yang, essi regolano gli scambi fino nelle parti più profonde, dando a tutte le regioni del corpo l’equilibrio yin/yang appropriato in cui consiste la salute.
La teoria degli Shen e la questione psicosomatica
L’uomo è non solo l’incarnazione e la concretizzazione in un dato tempo e in un certo spazio dell’energia cosmica (qi), ma è anche animato dalla stessa vitalità (Shen) che pervade l’universo. Gli Spiriti sono, di volta in volta, l’istanza psichica e spirituale che anima l’uomo, la coscienza che l’uomo ha di sé, il suo spirito vitale, in altre parole la vitalità stessa dell’uomo, tanto è vero che gli squilibri dello Shen danno spesso luogo a sintomi che si ripercuotono sul qi e sulla sua distribuzione.
L’uomo inserito nel sistema Cielo/Terra è, come si è detto, un’entità unica, non scindibile in psiche e soma, corpo e spirito, e questo non solo sul piano filosofico, ma sul piano reale. Per spiegare tale concetto la medicina cinese parla appunto di Shen, che sin dal concepimento presiedono alla crescita e allo sviluppo dei vari organi diventando così vere e proprie strutture dello psiche-soma.
La teoria che descrive la formazione e l’importanza degli Shen è una delle più antiche e importanti del corpus dottrinale della medicina cinese, e verrà qui solo accennata. Con grande originalità e in modo del tutto difforme rispetto alle conoscenze occidentali, questa teoria collega lo Spirito, e più in generale l’attività psichica dell’uomo, non al cervello ma al cuore, in quanto organo che coordina l’attività di tutti gli organi e i visceri. Da ciò si sviluppa necessariamente una concezione dell’uomo psicosomatica o somatopsichica, perché evidenzia la sua specificità, quella di essere uno e globale. L’uomo, infatti, non può essere ridotto alla mera giustapposizione delle sue strutture corporee, pur se con un controllo superiore operato dal cervello.
Per la medicina cinese è a livello embrionale che nasce questo essere completamente diverso fatto unitariamente di psiche e soma. Al momento del concepimento, infatti, gli Spiriti, Shen, che si incarnano e si fissano nella giunzione del jing (materialità energetica) dei genitori, dotano il nuovo essere tanto di spirito quanto di corpo (jingshen), rendendolo unico e irrepetibile. Durante la fase embrionale di crescita gli Shen (yang) si uniscono a strutture più yin a formare entità somatopsichiche, che sono gli organi e i visceri, di cui contribuiscono a promuovere lo sviluppo secondo le specificità di ciascun organo e secondo le varie fasi di crescita dell’individuo. Cinque sono gli organi e cinque sono gli Shen. In primo luogo il cuore, sovrano e capo dell’organismo in quanto sede di entità superiori che sono gli Spiriti celesti (gli Shen propriamente detti), poi il fegato sede degli Hun, il polmone sede dei Po, la milza sede del proposito (yi) e i reni sedi del volere (zhi). Queste facoltà mentali che dirigono il comportamento dell’individuo, e da cui dipendono il buon funzionamento degli organi e dei visceri, sono state anche chiamate anime vegetative, in quanto permettono e mantengono la vita fisica.
Per il suo essere sede degli Shen, il cuore è sede anche dell’attività mentale perché costituisce la capacità dell’uomo di pensare, riflettere, analizzare, progettare, realizzare, ed è inoltre sede della vita emotiva e affettiva e dei processi mediante i quali l’uomo ne diviene consapevole.
Il ruolo del cuore riguarda anche il campo fisico, i processi vitali dell’intero organismo: infatti, come sede degli Shen, esso permette in ogni momento l’intreccio delle energie innate ed ereditarie con quelle acquisite e quindi promuove lo sviluppo psicofisico della persona. Gli Shen sono l’impulso stesso alla vita, ciò che ricrea nell’uomo il desiderio di vivere. Dal cuore dipendono perciò l’equilibrio della persona, una nel suo corpo-mente-anima, e la sua capacità di correlarsi agli altri.
Il dato di questa unità fisico-spirituale è fondamentale per comprendere che un attacco portato a uno zang-organo comporterà sempre un attacco portato al suo intimo, al suo Shen.
L’esito di un qualsiasi disturbo, infatti, implica spesso, oltre ai tangibili danni fisici, anche anomalie mentali o psichiche.
Viceversa, molte malattie funzionali o anche organiche possono essere l’esito di disordini nella distribuzione dell’energia vitale dovuta a fattori psichici (come dire che i “cattivi pensieri” fanno male tanto quanto i germi, i virus o le “energie perverse”).
Leggendo i testi antichi di medicina, ma non solo questi, si rimane colpiti dal fatto che ogni luogo del corpo è al tempo stesso sede di corpo e anima, e non esiste un momento di salute o di malattia in cui i due aspetti non siano connessi: per questo nella terapia si insegna che si può partire dalla cura dell’uno per raggiungere l’altra, ma che per guarire un ammalato vanno considerati entrambi gli aspetti. Grazie a questa visione globale dell’uomo, la Medicina tradizionale cinese è riuscita a mantenere vivi e sempre validi nel tempo i suoi postulati sino a diventare oggi di grande attualità.
La medicina convenzionale, quella con cui quotidianamente si curano centinaia di milioni di persone, si fonda invece sulla distinzione tra l’accadere psichico e l’evento fisico,una divisione tra psiche e soma riconducibile al pensiero di Platone e ancora prima all’orfismo.
Questa divisione venne riproposta da Cartesio, agli albori dell’era moderna, con la divisione dell’uomo in res cogitans e res extensa, per terminare con il modello meccanicistico-positivista che sceglie di occuparsi, in una sorta di frattura del reale, solo della realtà empirica misurabile. Oggetto di studio è un uomo pensato e ricostruito come una macchina. Così questa macchina è fatta di leve (muscoli), pompe idrauliche (cuore), sistemi elettrici (nervi), a cui si sono aggiunti, più recentemente, computer in grado di collegare e integrare tutte le informazioni provenienti dai vari settori dell’organismo, elaborandole e trasformandole in messaggi interni o esterni. Qui, però, il modello si arresta e rivela tutti i suoi limiti, dal momento che in questa “fiction cibernetica” non trovano posto coscienza, intelletto o altre funzioni più o meno superiori dell’uomo.
Per spiegare l’emozionalità, l’istintività e l’affettività nasce così un secondo modello di uomo, che trova nell’animale il paradigma delle funzioni inferiori. Anche in questo caso, però, il modello non spiega l’uomo. A ben vedere, infatti, non è questione di funzioni superiori o inferiori perché nemmeno gli istinti (non a caso definiti bassi) possono essere così semplicemente riportati a schemi di funzionamento animale: l’istinto umano, nel momento in cui corrisponde a una vera e sana pulsione che persegue il suo scopo, ha tanto di culturale da potersi costituire come una sorta di visione del mondo, capace di sconvolgere una vita come di creare capolavori e costituire la massima espressione di un ingegno umano, che lascia per esempio il lettore di una poesia o lo spettatore di una tragedia nell’imbarazzante e insolubile domanda se l’arte derivi dalle facoltà superiori o dai desideri inferiori. Nei modelli proposti dalla medicina convenzionale resta, in sostanza, il dato indiscutibile di una continua scissione che taglia l’uomo come una fenditura.
La psico-neuro-immuno-endocrinologia è oggi il tentativo di rintracciare quell’unitarietà di epifenomeni biologici che si connettono strettamente a variazioni dello psichismo, dell’emotività, del desiderio, venendo a costituire una sorta di grande scacchiera le cui mutevoli posizioni costituiscono un segno indiretto della volontà, dell’intelligenza e della perspicacia del giocatore.
Il tentativo di comprensione della teoria degli Shen può costituire un utilissimo punto di riflessione per la medicina occidentale. Con la rottura di questa coppia la nostra medicina, infatti, ha prodotto una serie di danni irreparabili, tra cui, non ultimo, la sempre maggiore estraneità che le persone avvertono per una medicina ipertecnologica e iperspecialistica, fondata su una visione meccanicistica dell’uomo, in cui la vita nella sua complessità diviene, infine, incomprensibile.
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