Medicina tradizionale cinese
Medicina tradizionale cinese
Le nozioni fondamentali
Chi vuole accostarsi alla medicina cinese deve compiere un certo sforzo per apprendere le nozioni di base, che possono risultare complesse perché estranee alla nostra cultura, ma costituiscono le chiavi per accedere a un sistema medico efficace, coerente, che gestisce la salute di milioni di persone in Asia e ormai anche in Occidente.
I primi uomini che nell’antichità studiarono i fenomeni naturali furono i cosiddetti fangshi, “uomini delle tecniche”, appellativo generico che raggruppava gli studiosi della matematica, della geomanzia, dell’astrologia e della medicina: essi formularono le prime teorie cosmologiche e la definizione delle leggi dei cicli cosmici e naturali. Grazie al loro contributo e a quello degli studiosi dell’Accademia Jixia, a partire dal IV secolo a.C. si realizza il progressivo passaggio da una concezione magico-religiosa del corpo, della salute e della malattia a una più naturale basata sul concetto di energia, di cicli nell’uomo a immagine dei cicli cosmici, di buono o cattivo equilibrio delle energie vitali.
Questi primi pensatori formularono la nozione di qi (termine tradotto nelle lingue occidentali come soffio o energia), unità energetica in perpetuo movimento e trasformazione che anima e costituisce l’universo e tutti gli esseri viventi, superando così la dicotomia materia/energia.
Questa verità intuita a livello filosofico nei primi secoli a.C. è stata riconosciuta anche dalla fisica moderna: dopo l’enunciazione della teoria della relatività da parte di Albert Einstein, che stabilisce l’equivalenza tra materia ed energia, anche noi infatti abbiamo accettato quella che per i cinesi antichi era una verità intuitiva, cioè che tutto è energia e tutto ciò che avviene nell’universo, come nell’uomo, dipende dalle modificazioni di tale energia.
L’ideogramma della parola qi esprime chiaramente questo concetto: in basso, un chicco che sboccia indica che l’energia è fatta da una parte più materiale, legata alla terra e all’alimentazione; in alto, il vapore che sale richiama invece qualcosa di più impalpabile, di non manifesto.
Gli antichi studiosi constatarono come il qi, in perpetuo movimento, si trasformi e si alterni, dando vita a fenomeni quali il giorno e la notte, l’ombra e il sole, il caldo e il freddo: a partire dal rapporto di complementarietà, riscontrato nei fenomeni naturali, essi stabilirono quindi le nozioni di yin e di yang e quindi studiarono i cicli che guidano i movimenti e i cambiamenti (cicli circadiani, stagionali, cicli della vita dell’uomo che danno vita a fasi specifiche di nascita, crescita, maturità, declino e morte). Queste prime osservazioni diedero luogo alla teoria di base della cultura cinese, detta Yin/yang e Cinque fasi o movimenti.
Se le nozioni di yin e yang si sono tradotte in una classificazione secondo un codice binario di tutto ciò che esiste, la loro applicazione a fenomeni ciclici, come le stagioni, ha portato alla formulazione della teoria dei Cinque movimenti che ha consentito uno studio più approfondito della realtà.
I Cinque movimenti non sono sostanze, ma tappe del ciclo di crescita e decrescita dello yin/yang, e per questo rappresentano anch’essi dei criteri di classificazione del mondo reale. Tali movimenti sono: il Legno, il Fuoco, la Terra, il Metallo, l’Acqua. La classificazione dei fenomeni all’interno di queste cinque categorie avviene secondo criteri analogici tra i fenomeni stessi e il movimento specifico. Così al Fuoco sono associati il Sud, considerato il punto di massimo calore, l’estate e il mezzogiorno; a esso è abbinata la fase di massima espansione: è lo stato del “grande yang”. All’Acqua, che in natura è per lo più fredda e spesso si presenta sotto forma di ghiaccio o neve, è associato il Nord, punto di massimo freddo, insieme all’inverno e alla mezzanotte; ad esso sono abbinate tutte le funzioni che sono nel riposo e nella quiete e stanno per ritornare all’attività: è lo stato del “grande yin”. Al Legno, che simboleggia il germogliare delle piante, è abbinato l’Est, punto cardinale del sorgere del sole, con l’alba e la primavera, tempo della germinazione e, per i cinesi, inizio dell’anno; a questo movimento sono abbinate tutte le funzioni che sono in fase di crescita: è lo stato dello yang in crescita e dello yin in diminuzione, del “piccolo yin”. Al Metallo sono correlati l’Ovest dove il sole tramonta, la fine del giorno (fine dello yang) e l’autunno (fine del periodo yang dell’anno); a esso sono abbinate tutte le funzioni in fase di declino: è lo stato dello yin in crescita e dello yang in diminuzione, del “piccolo yang”.
La Terra rappresenta l’equilibrio yin/yang nello spazio e nel tempo: in relazione al primo rappresenta il centro di tutti i movimenti, cioè il centro energetico naturale da cui tutti traggono energia per potersi modificare e trasformare, mentre in relazione al secondo rappresenta il centro dell’anno e il centro della giornata. Il centro dell’anno viene definito quinta stagione, momento di passaggio tra una stagione e l’altra che consente il cambiamento del clima e che è costituito dai diciotto giorni che precedono l’arrivo delle stagioni classiche.
Per quanto riguarda la giornata, che i cinesi fanno iniziare alle 3 del mattino, il centro si situa alle 3 del pomeriggio, posizione intermedia tra il mezzogiorno e il tramonto.
La teoria dei Cinque movimenti è importante perché ha consentito la descrizione dell’uomo come un complesso fenomeno di relazioni tra le parti che lo compongono e tra queste e l’ambiente esterno, anziché come monade isolata e compiuta in sé. Nel campo medico gli organi, i visceri e le varie strutture o funzioni sono classificati seguendo questa teoria. Tutto questo sistema di corrispondenze simboliche ha come scopo quello di classificare la realtà, di definire il posto dell’uomo nel mondo e di mostrare come tutto sia collegato e inseparabile dall’ordine cosmico a quello naturale, a quello sociale, morale, fisico e spirituale.
Seguendo questa prospettiva tutto il creato, visibile e invisibile, costituisce una grande trama in cui ogni punto è collegato agli altri con una particolare risonanza. Nulla, perciò, avviene in un punto senza che gli altri ne risentano. Ciò condiziona una pratica medica che dalla diagnostica alla terapia ha, come metodo di base, la globalità nell’approccio all’uomo sempre considerato nelle sue coordinate spazio-temporali.
Come lo yin/yang, anche i Cinque movimenti hanno delle modalità di relazione reciproca che, per la loro costanza, sono state enunciate sotto forma di leggi: il ruolo di tali relazioni è importantissimo nella spiegazione della fisiologia dell’energia, dei fenomeni che compongono la realtà, dei suoi squilibri, dei metodi per regolarla e riequilibrarla.
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