Frattura
Rottura di un osso o di una cartilagine dura. In relazione alla causa, le fratture si dividono in tre categorie: fratture causate da trauma diretto, che si associano alla contusione dei tessuti molli vicini, con il rischio di apertura della sede della frattura; fratture causate da trauma indiretto, che provoca la torsione, lo stiramento o il cedimento dell’osso; fratture patologiche, che si verificano su ossa rese fragili da una lesione preesistente, di origine infettiva o tumorale. Inoltre, occorre distinguere le fratture aperte, nelle quali i frammenti ossei hanno attraversato la pelle e la sede della frattura resta esposta (con rischio di infezione) da quelle chiuse, in cui la sede della frattura non comunica con l’esterno.
Sintomi e segni
Dal punto di vista clinico, una frattura si manifesta con dolore acuto, impossibilità di eseguire alcuni movimenti, a volte presenza di deformazione. Il tratto della frattura, individuato dalla radiografia, può avere vari aspetti: trasversale, obliquo, a spirale (tratto elicoidale a volte osservato nelle fratture delle ossa lunghe degli arti), frammentato (tratto che comprende numerosi frammenti ossei) e così via. I frammenti ossei possono essere lontani tra loro (frattura scomposta), accavallarsi o incunearsi. Inoltre, nel bambino, esistono due tipi specifici di fratture: la frattura a legno verde (l’osso non è rotto su tutta la sua circonferenza) e quella caratterizzata da un cedimento localizzato dell’osso.
Trattamento
L’obiettivo principale è ricollocare l’osso nella posizione corretta con una manovra detta riduzione, manuale o chirurgica. Si tratta di rimettere le estremità ossee in contatto l’una con l’altra, con un allineamento perfetto, in modo che la frattura si consolidi in buona posizione, restituendo all’osso la sua forma originale. Dopo la riduzione, controllata chirurgicamente, l’osso viene immobilizzato: il contenimento può essere ortopedico, con un gesso o una trazione, o chirurgico, con l’ausilio di un materiale esterno (fissatore esterno) o interno (vite, placca avvitata, chiodo, cerchiaggio metallico).
Il consolidamento è il processo fisiologico che termina con la saldatura dei due frammenti dell’osso fratturato. In un primo tempo, parti di tessuto connettivo entrano nella cavità midollare, formando un callo provvisorio; si ha quindi una mineralizzazione del callo e infine una ricostituzione graduale dell’osso. Numerosi fattori intervengono durante il processo di consolidamento di una frattura: l’alimentazione (apporto di calcio e proteine), i tassi di paratormone e di vitamina D, lo stato generale, l’età (il consolidamento avviene più rapidamente in un soggetto giovane), il tipo di frattura (le fratture aperte impiegano più tempo a consolidarsi), il trattamento (rieducazione immediata, ristabilimento del contatto tra le estremità ossee, immobilizzazione rigorosa).
Al termine del periodo di consolidamento, si valuta la solidità dell’osso fratturato, tenuto conto dell’aspetto radiografico del callo osseo; l’assenza di dolore, la mobilità della sede della frattura e, per gli arti inferiori, un appoggio a terra praticamente indolore confermano la diagnosi. A questo punto può iniziare la rieducazione dell’arto (quasi mai necessaria nel bambino): ripresa dei movimenti, tonificazione della muscolatura, uso di un sostegno per poter ricominciare ad appoggiarsi completamente sull’arto. In questa fase si raccomanda grande prudenza poiché, anche se la consolidazione clinica è stata raggiunta, l’osso potrebbe non aver recuperato la solidità originaria; in particolare occorre lasciar trascorrere un po’ di tempo prima di riprendere le attività sportive (si consiglia di aspettare 2-6 mesi dopo la rimozione del gesso).
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