Medicina tradizionale cinese
Medicina tradizionale cinese
I classici della tradizione medica
A differenza di quanto accade nella medicina occidentale, il sapere medico cinese elaborato nei primi secoli resta valido sino ai giorni nostri, cui arriva dopo un’ininterrotta trasmissione lungo i secoli: durante questo percorso non è stato variato alcun assioma o principio delle opere antiche di medicina ma, verificandoli, li si è ritenuti sempre validi. I molteplici testi che si sono susseguiti nei secoli riprendono dunque sempre gli stessi principi, e si differenziano non tanto perché contestano concezioni precedenti, quanto perché le ampliano. Si può dunque affermare che tutti gli studiosi che fanno parte di questa tradizione accettano lo stesso sapere medico.
La pietra angolare della MTC è il Huang Di Neijing. Di difficile datazione, è probabilmente frutto del lavoro di una scuola o comunque di più persone; si trova menzionato per la prima volta negli Annali degli Han, scritti dallo storico di corte Ban Gu nel I secolo d.C.: questi ci informa che era diviso in due libri, il Suwen e il Lingshu, ciascuno composto da diciotto rotoli. Gli studiosi pensano che sia stato scritto nel periodo degli Stati Combattenti (476-221 a.C.), sotto forma di vari saggi, e quindi riunito in un solo libro nel periodo degli Han posteriori (25-220 d.C.). L’opera si presenta come un’organizzazione sistematica delle conoscenze mediche dell’antichità. Jing significa “classico”, nei “interno”, quindi il titolo dell’opera può essere tradotto come Canone interno dell’Imperatore Giallo (Huang Di, vissuto secondo la leggenda nel terzo millennio a.C., mitico fondatore della civiltà cinese e inventore della medicina).
La straordinaria importanza di questa opera è testimoniata anche dal fatto che essa fu risparmiata quando nel 213 a.C. Shi Huang Di, il primo imperatore che unificò la Cina (nel 221 a.C.), ordinò che tutti i libri venissero bruciati per distruggere l’antica tradizione.
Sicuramente, nei secoli, il testo ha subito rimaneggiamenti fino a quando Wang Bing (710-804 d.C.) lo rieditò, suddividendolo in ottantuno capitoli: tale nuova edizione è la base di tutte le riedizioni e i commentari successivi.
Come si è detto, il Huang Di Neijing è formato da due opere separate, il Suwen, o Domande fondamentali, e il Lingshu, o Asse spirituale.
La prima opera si presenta nella forma di un dialogo tra Huang Di e i suoi consiglieri (in modo particolare Qi Bo) e tratta la fisiologia, la patologia, l’eziologia, la clinica del sapere medico antico, definendo i caratteri fondamentali della medicina cinese: il carattere preventivo (nel secondo capitolo si afferma che è “meglio prevenire che curare”); l’intervento delicato della terapia che, con il minimo d’interferenza, deve ristabilire il flusso vitale bloccato o deviato; l’importanza di andare sino alla radice della malattia, perché non è sufficiente risolvere i sintomi ma bisogna riprendere e correggere alla radice l’aspetto del movimento vitale colpito (nel quinto capitolo). Il Lingshu (anticamente era chiamato Zhenjing, cioè “classico degli aghi”) prese questo nome a partire dalla dinastia Tang (618-907 d.C.): shu indica il cardine di una porta che si apre e si chiude per lasciare passare gli influssi celesti datori di vita. L’opera tratta in modo più sistematico di agopuntura. Non esiste in campo medico ancora oggi autorità superiore al Neijing e nessun trattato della scienza medica tradizionale può dispensarsi dal farvi esplicito riferimento.
Allo Huang Di Neijing si affiancarono, nei primi secoli a.C., il Nanjing o Classico delle difficoltà, che vuol essere un chiarimento dei punti più oscuri del Neijing, e lo Shennong Bencao Jing o Classico di materia medica di Shennong, prima grande sistematizzazione di tutta la Farmacopea cinese.
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