Alimentazione
Obesità
Il peso nel mondo: alcuni dati sulla diffusione dell’obesità a livello mondiale
L’OMS stima che al mondo vi siano un miliardo di persone in eccesso di peso e circa 300 milioni di obesi. Secondo il database dell’International Obesity Task Force (IOTF), aggiornato al gennaio 2007, la prevalenza dell’obesità varia dallo 0,2% delle femmine etiopi al 79,3% dei maschi dell’isola di Nauru. Un fattore importante in grado di influenzare le caratteristiche e la distribuzione del sovrappeso è dunque quello razziale. È noto come la popolazione nera americana sia più frequentemente obesa rispetto a quella bianca. In questi casi è assai verosimile che, accanto a una predisposizione genetica, intervenga una serie di profondi mutamenti sia delle condizioni ambientali sia delle abitudini alimentari e di vita in generale. Anche la migrazione di popolazioni abitualmente normopeso in paesi occidentali favorisce la comparsa di obesità, come documentato da importanti studi su un’ampia popolazione giapponese emigrata tra gli anni cinquanta e sessanta in California e nelle isole Hawaii. Questo fenomeno è stato posto in relazione all’aumento dell’introduzione calorica provocato dall’elevato consumo di bevande zuccherate e di prodotti alimentari confezionati e pronti per l’uso nei Paesi occidentali, o di grassi alimentari di basso costo nei Paesi in via di sviluppo. Importante concausa è inoltre la sedentarietà, con la progressiva riduzione dell’attività fisica quotidiana, più evidente nel mondo industrializzato, ma diffusa tra le popolazioni in via di sviluppo, come per esempio nella Cina Popolare.
Nel corso della storia dell’uomo sono sempre state osservate modifiche delle abitudini alimentari: è infatti bene conosciuto come nei secoli sia progressivamente aumentato il consumo di zuccheri semplici, facilmente assorbibili, e di grassi alimentari e, soprattutto negli ultimi 40 anni, come sia contemporaneamente diminuito il consumo di carboidrati complessi contenenti di solito fibre vegetali indigeribili. Un’altra importante modifica è rappresentata dall’aumentato consumo di bevande alcoliche. L’alcol non è un nutriente, e per questo motivo non può essere depositato nell’organismo: ne deriva che gli alcolici, appena ingeriti, vanno incontro a ossidazione, con contemporanea soppressione dell’ossidazione degli altri substrati energetici regolarmente assunti con il pasto, e di conseguenza vi è accumulo di grasso nel tessuto adiposo.
In Italia, secondo i dati ISTAT del 1999, oltre il 25% delle donne e il 41% degli uomini è sovrappeso o obeso. La percentuale di adulti obesi, invece, ammonta a quasi il 10% in entrambi i sessi e sarebbe maggiore al sud. Bisogna comunque tener presente che questi dati sono stati raccolti tramite inchieste telefoniche e non sono frutto di una valutazione diretta dei soggetti. Probabilmente, quindi, la percentuale di persone interessata da questa problematica è di fatto maggiore, perché in genere, quando si dichiarano il proprio peso e la propria altezza si tende a riferire qualche chilo in meno e qualche centimetro di più.
Obesità infantile
Nei bambini e negli adolescenti la situazione italiana pare essere nettamente peggiore. Secondo i dati dell’Istituto Auxologico Italiano, la percentuale di giovani in soprappeso varia tra il 30 e il 35%, mentre l’obesità riguarderebbe il 12-15%. Questi dati sono francamente superiori alla media europea e collocano il nostro Paese ai primi posti nel mondo, davanti a Nazioni come gli Stati Uniti, che vedono “solo” il 25% dei ragazzi in sovrappeso e l’11% obesi. Così come per gli adulti, la prevalenza sembra minore al nord mentre aumenterebbe nel centro-sud. Considerando che, secondo le stime, il 25-50% degli obesi in età giovanile mantiene tale condizione da adulto, questa situazione è preoccupante sia da un punto di vista sanitario sia per i costi economici e sociali che si prospettano per l’immediato futuro.
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