Alimentazione
Alimentazione e terza età
Quando si parla di terza età ci si riferisce a quella parte di popolazione che ha 65 anni o più. Gli anziani sono in costante aumento, soprattutto nel mondo occidentale. La popolazione mondiale sta invecchiando e l’Italia detiene il primato; nel nostro Paese, infatti, un cittadino su cinque ha più di 65 anni e di questi oltre la metà supera i 75. Questo fenomeno si spiega con il calo delle nascite, ma soprattutto con l’aumento dell’aspettativa di vita. Gli anziani costituiscono quindi una popolazione vasta e, come vedremo in seguito, molto eterogenea.
L’uomo raggiunge la maturità biologica intorno ai 30 anni; successivamente inizia l’invecchiamento, cioè la lenta e progressiva riduzione della funzione dei diversi organi. Fortunatamente si nasce con grande esuberanza funzionale degli organi, basti pensare che si può vivere senza problemi con un solo rene o che un fegato sano può essere sufficiente per trapiantare due soggetti. Grazie a questa riserva biologica, nonostante il progressivo deterioramento delle funzioni organiche, si può vivere bene anche in età molto avanzata.
Il processo di invecchiamento è influenzato da fattori genetici, che non possiamo modificare, e da fattori ambientali, che sono invece modificabili; inoltre esso varia molto da individuo a individuo. Ci sono persone che invecchiano in maniera eccellente, che con ogni probabilità non hanno bisogno di terapie farmacologiche e che avrebbero vissuto a lungo anche in epoche remote; ci sono poi soggetti affetti da una o più patologie croniche, ma ben controllate, che invecchiano in maniera normale, con una buona qualità di vita grazie alle terapie; ci sono infine soggetti più compromessi con un invecchiamento patologico. Di conseguenza, esistono anziani con uguale età anagrafica, ma con età biologica assai diversa.
Con l’aumentare dell’aspettativa di vita, la forbice di questa diversità si apre sempre più dando luogo a una popolazione più vecchia e che comprende anziani sempre più diversi tra loro.
È possibile fare una classificazione e distinguere tra “anziani giovani” (o young old, come dicono gli anglosassoni), “anziani più vecchi”, dopo gli 80-85 anni, a seconda delle classificazioni (oldest old) e anziani ultracentenari (figura 2). Questa classificazione si basa ovviamente sull’età anagrafica e non può tenere conto della modalità d’invecchiamento del singolo soggetto. L’ampia variabilità che caratterizza questa fascia di popolazione rende difficile formulare indicazioni nutrizionali che rispondano alle diverse esigenze.
Fabbisogni alimentari normali nella terza età
I fabbisogni nutrizionali dell’anziano non sono sostanzialmente diversi da quelli dell’adulto, purché si mantenga un’attività fisica costante. Nel caso di vita sedentaria, invece, al ridotto metabolismo che accompagna i processi dell’invecchiamento e che richiede, quindi, un minore fabbisogno energetico, deve corrispondere una riduzione dell’introito alimentare per evitare l’incremento di peso.
La soluzione ottimale è certamente quella di condurre una vita attiva poiché in questo caso si può seguire un’alimentazione bilanciata e variata senza dover rinunciare ad alcuni alimenti non strettamente necessari dal punto di vista nutrizionale e quindi ai piaceri della tavola. Se l’attività fisica è scarsa, dovendo ridurre l’apporto calorico giornaliero senza sacrificare gli alimenti più nobili (carni rosse, pesce, pollame, latte e latticini, frutta e verdura), è indispensabile limitare il consumo di alcuni cibi a elevato contenuto calorico (come dolci, bevande zuccherate e alcoliche, grassi da condimento) ed eventualmente mangiare pochi farinacei (pasta, riso, pane e patate).
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