Assistere un familiare
Mangiare e bere
Il cibo ha molteplici aspetti: fornire elementi per produrre energia, socializzare, sentirsi appagati; esistono scienze che si occupano della nutrizione e delle relative alterazioni (disturbi della nutrizione).
Tramite l’alimentazione i cibi che si ingeriscono vengono trasformati in elementi assimilabili che si rendono disponibili per l’uso, mentre le sostanze inutilizzabili sono eliminate. L’organismo, essendo impegnato continuamente in un’operazione di “costruzione” e “distruzione”, ha la necessità di reintegrare il materiale distrutto. Poiché l’organismo ha bisogno di svariate materie nutritive, contenute in proporzioni differenti nei cibi, è imperativo che l’alimentazione sia la più varia possibile. Come qualsiasi bisogno umano, anche questo risente di fattori psicosociali e fisiologici. L’acqua ha un’importanza fondamentale per tutti i processi vitali: quando si accerta il bisogno di assistenza nell’alimentarsi, l’idratazione è il primo aspetto da considerare.
I dati oggettivi da ricercare, nell’analisi del bisogno di alimentarsi, devono evidenziare tutti i fattori che possono essere di ostacolo, quali:
- lesioni alla bocca;
- mancanza di denti (edentulia);
- nausea;
- difficoltà a portare il cibo alla bocca;
- depressione.
Poiché l’alimentazione è influenzata da moltissime variabili, è necessario scandagliarle una per una con il medico o farsi indirizzare dall’infermiere nell’analisi delle situazioni che limitano il soddisfacimento dei bisogni alimentari.
Lo scopo della presente trattazione non è di consigliare un alimento rispetto a un altro, o dare indicazioni sui nutrienti o su quale integratore utilizzare, bensì di aiutare ad affrontare i problemi che impediscono una corretta alimentazione: per esempio come alimentare un soggetto che ha difficoltà a deglutire, oppure come pulire la bocca a un malato.
Difficoltà a deglutire
La difficoltà a deglutire (disfagia) è un problema comune in una serie di malattie neurologiche (Parkinson, ictus, sclerosi multipla, sclerosi amiotrofica laterale); anche l’uso di farmaci può causare disfagia, così come l’invecchiamento fisiologico.
I pazienti con cannule tracheali possono incorrere in episodi di inalazione di cibo causati dalla disfagia.
La disfagia è spesso un problema misconosciuto che tuttavia, se affrontato correttamente, consente a chi ne è affetto di limitare le complicanze (polmoniti da inalazione e soffocamenti) e di migliorare la deglutizione.
I segni che possono far pensare a un problema di disfagia sono i seguenti:
- soffocamento durante la deglutizione;
- soffocamento durante l’ingestione di liquidi;
- raucedine;
- impossibilità di gestire le secrezioni della bocca;
- masticazione non coordinata;
- cibo “imballato” nelle guance;
- tosse durante l’alimentazione;
- rigurgiti di liquidi dalla bocca e dal naso;
- voce rauca dopo il pasto.
Molto spesso le persone con disfagia tendono ad alimentarsi e a idratarsi di meno e quindi sono più esposte al rischio di malnutrizione e di disidratazione. L’approccio alla persona affetta da disfagia deve contemplare vari aspetti:
- organizzazione dell’ambiente;
- sistemazione del malato;
- consistenza del cibo;
- modalità di alimentazione.
Organizzazione dell’ambiente
Per quanto riguarda l’organizzazione dell’ambiente, assicurarsi che il luogo in cui il malato si deve alimentare sia discreto e tranquillo: è indispensabile evitare di distrarre l’attenzione con la televisione o altri stimoli.
Prima di procedere alla sistemazione del malato, sincerarsi del livello di coscienza: se l’individuo è addormentato deve essere risvegliato, altrimenti si dovrà attendere. Mai imboccare un soggetto che sta sonnecchiando o non è ben sveglio!
Sistemazione del malato
Il posizionamento della persona con disfagia riveste un ruolo importante. La posizione ideale è quella seduta con flessione delle anche a 90°, piedi appoggiati e testa leggermente flessa in avanti. Gli studi evidenziano inoltre aspetti basilari sulla posizione della testa durante la deglutizione: se questa è reclinata all’indietro, la deglutizione sarà piuttosto difficoltosa (basta provare a deglutire con il capo in questa posizione per rendersene conto in prima persona).
Nei soggetti con ictus e con danno permanente a un lato dell’organismo (emiplegia), la rotazione della testa verso il lato malato tende a escludere la porzione compromessa dall’attività della deglutizione rendendo così meno difficoltosa l’operazione. Anche l’inclinazione del capo dal lato sano, quindi più forte, tende a escludere il lato con deficit.
L’uso di collari per mantenere stabile la testa è sconsigliato in quanto potrebbe impedire la deglutizione: è meglio sorreggere il capo con la mano. In ogni caso, prima di introdurre alimenti è opportuno controllare che la bocca sia umida e, se asciutta, la si deve inumidire con qualche goccia d’acqua o di limone per favorire la produzione di saliva.
Consistenza del cibo
Grandissima importanza rivestono la dieta e la consistenza dei cibi. I liquidi devono essere densi e la dieta semisolida e omogenea. Il motivo è facilmente intuibile: i cibi filamentosi o a pezzi richiedono una coordinazione maggiore rispetto a sostanze omogenee. Sono da evitare gli alimenti eccessivamente liquidi, così come tutti i prodotti che si sciolgono in bocca, come cioccolato e ghiaccio. Alimenti misti come il minestrone, che contiene liquido e parti solide, possono creare notevoli problemi nel sincronismo della deglutizione; il riso, essendo costituito da moltissimi grani, espone al rischio di aspirazione. Non sono indicati i cibi che contengono semi e in generale tutti gli alimenti che richiedono una masticazione laboriosa.
Modalità d’alimentazione
Quanto alle modalità di alimentazione, si tenga presente che, per evitare che il soggetto reclini la testa all’indietro guardando negli occhi la persona deputata ad aiutarlo durante l’alimentazione, è consigliabile che chi imbocca sia seduto con il capo alla stessa altezza di quello del malato o anche più in basso. La quantità di cibo da somministrare a ogni boccone non deve superare il cucchiaino da tè.
È molto importante rispettare i tempi necessari, non avere fretta e non far parlare l’individuo mentre mangia. Il cibo deve essere introdotto nella parte anteriore della bocca senza spingere in profondità; se il soggetto è affetto da ictus, si introdurrà il cibo nella parte sana della bocca. Si raccomanda di alternare cibi solidi e liquidi e di incoraggiare a tossire dopo la deglutizione per mantenere pulita la gola.
Al termine dell’alimentazione è importantissimo controllare che il soggetto non abbia cibo nella bocca. Dopo il pasto il paziente dovrebbe mantenere la posizione seduta per un tempo che va da 30 a 60 minuti.
Vi sono poi alcune manovre scorrette che si vedono spesso eseguire e che sono invece da evitare assolutamente. In particolare, è vivamente sconsigliato l’uso di cannucce e di siringoni per alimentare il paziente, sia per la difficoltà di dosare il quantitativo introdotto sia perché non si riesce a controllare la velocità del flusso spinto nel cavo orale. Se l’individuo si affatica molto durante i pasti, è meglio che questi vengano frazionati, distribuendo fino a 6 spuntini nell’arco della giornata. Si tenga presente che il malato non deve mai mangiare da solo.
Se l’assistito ha difficoltà a deglutire i liquidi, è consigliabile utilizzare sostanze in grado di addensare le bevande o preparati di acqua gelificata. In farmacia si trovano prodotti in polvere per addensare i liquidi e bevande già pronte all’uso.
Il controllo del peso deve essere effettuato almeno una volta alla settimana; si raccomanda di verificare anche la temperatura corporea per rilevare precocemente segni di infezione polmonare.
Somministrazione dei farmaci
Infine, un breve cenno sulla somministrazione di pillole e capsule ai pazienti disfagici. Qualora se ne renda necessario l’uso, tali farmaci devono essere tritati prima della somministrazione. Tuttavia, è sempre opportuno chiedere al medico o al farmacista se il farmaco in uso può essere frantumato, dato che alcune preparazioni a rilascio modificato non devono essere sottoposte a triturazione.
Allo stesso modo, è bene chiedere anche se è possibile aprire le capsule, in quanto il farmaco in esse contenuto può inattivarsi a contatto con i succhi gastrici: sarà compito del medico o del farmacista suggerire la formulazione più idonea. Si consiglia, inoltre, di verificare se i farmaci prescritti al paziente disfagico sono disponibili in formulazioni più idonee alla sua condizione, come per esempio le compresse che si sciolgono in bocca (orodispersibili).
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