Disidratazione acuta del lattante
Stato che consegue a una rapida diminuzione della quantità d’acqua nell’organismo di un bambino di età inferiore ai 2 anni. La frequenza della disidratazione acuta si è notevolmente ridotta nei paesi occidentali, grazie all’attenzione che in ambito familiare e medico si dedica alle sue possibili cause (diarrea, febbre). Per contro questo disturbo resta assai frequente nei paesi in via di sviluppo, dove rappresenta la prima causa di morte tra i bambini di età inferiore ai 5 anni. La disidratazione acuta riveste particolare gravità nel lattante, perché in questo caso la concentrazione d’acqua nell’organismo è proporzionalmente maggiore che nel bambino più grande o nell’adulto, e quindi anche le perdite risultano più abbondanti. L’introito e le perdite d’acqua quotidiani rappresentano, per il lattante, più di due terzi del suo volume d’acqua extracellulare, mentre questa proporzione scende a un sesto nel bambino più grande.
Cause
La principale causa di disidratazione acuta nel lattante è la diarrea, di origine soprattutto infettiva, eventualmente associata a vomito, cui fa seguito la febbre, di qualunque origine. In una ristretta minoranza di casi le perdite sono urinarie (anomalia renale congenita, diabete, insufficienza surrenalica) o fanno seguito a un colpo di calore (esposizione prolungata a calore eccessivo).
Sintomi e segni
La perdita di peso è un segno di primaria importanza, che orienta nella diagnosi e permette di valutare la gravità della disidratazione. Si definiscono benigne le forme in cui la perdita di peso è inferiore al 5% e non si accompagna ad altri segni. Nelle forme medie la perdita di peso va dal 5 al 10%. Si osservano ipotonia dei globi oculari (occhi infossati nelle orbite), depressione della fontanella (piccola zona non ossificata del cranio), formazione di una plica cutanea che non sparisce quando si pizzica la pelle dell’addome, sete intensa, secchezza delle mucose (lingua, parte interna delle guance), febbre. Le forme gravi infine corrispondono a una perdita di peso superiore al 10% e portano al collasso cardiovascolare (brusco calo della pressione arteriosa con polso impercettibile, pelle fredda, pallore), alle convulsioni e infine al coma. I segni biologici consistono in varie anomalie degli elettroliti ematici: diminuzione o aumento della natriemia (concentrazione di sodio) o della kaliemia (concentrazione di potassio) e acidosi (aumento delle sostanze acide).
Diagnosi ed evoluzione
La diagnosi si basa sul solo esame clinico del lattante. Alcuni esami complementari possono darne conferma dopo ricovero d’urgenza in ospedale. Quando la causa persiste, l’evoluzione dalla forma benigna a quella più grave può avvenire nel giro di qualche ora. Talvolta insorgono complicanze, soprattutto renali (insufficienza acuta) e neurologiche (ematoma subdurale).
Trattamento
Il trattamento della disidratazione mira a eliminare la causa, quando possibile, reidratare somministrando acqua e correggere gli squilibri elettrolitici e le eventuali complicanze.
I bambini che presentano la forma benigna vengono reidratati per via orale con soluzioni pronte per l’uso contenenti elettroliti, somministrate con il biberon in piccole quantità e a intervalli regolari; nei casi lievi questa procedura può essere eseguita anche a domicilio. Nelle forme gravi la reidratazione ha luogo mediante perfusione endovenosa in regime ospedaliero.
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