Primo Soccorso
Pronto intervento in età pediatrica
Convulsioni febbrili
Assistere a una convulsione febbrile del proprio bambino è sempre causa di allarme e angoscia nei genitori. Il disturbo dura generalmente qualche minuto ma a chi assiste può dare l’impressione che trascorra un’eternità. Molti genitori hanno paura che il bambino possa morire o avere un danno cerebrale: in realtà le convulsioni febbrili sono un fenomeno meno pericoloso di quanto possa apparire. Si tratta generalmente di un problema benigno non associato a patologie neurologiche importanti e che in genere non comporta esiti futuri. Il disturbo interessa in generale circa il 2-5% dei bambini, e i maschi più frequentemente delle femmine. Se si considerano solo i bambini che hanno un genitore o un fratello che ha sofferto di convulsioni febbrili, la frequenza sale fino al 10-20%. L’età tipica di comparsa è compresa tra i 6 mesi e i 5 anni, con il massimo di frequenza nel secondo anno di vita. In un 1/3 dei bambini gli episodi tendono a ripetersi.
Cosa sono le convulsioni febbrili
Le convulsioni febbrili sono crisi convulsive che si manifestano in assenza di altri segni di malattie neurologiche o infezioni cerebrali. Sono fenomeni legati a una situazione transitoria e reversibile, facilitante le convulsioni: la febbre. Durante la crisi il bambino può ruotare gli occhi all’indietro, irrigidirsi e/o scuotere gli arti in maniera più o meno intensa, perdere conoscenza, avere un respiro affannoso, urinare, vomitare, piangere o lamentarsi. Una convulsione febbrile semplice (vedi riquadro “Tipi di convulsioni”) in genere si conclude, senza alcun intervento, in un tempo variabile da pochi secondi a 10 minuti.
La ricaduta può manifestarsi entro 6 mesi dal primo episodio convulsivo nel 50% dei bambini. Le ricadute interessano circa il 33% dei bambini, con un rischio più alto per bambini che hanno avuto la prima crisi in corso di febbre che durava da una sola ora o se il primo episodio si è verificato entro il 1° anno di vita. Le ricadute sono più frequenti anche in bambini che hanno una familiarità con questo problema, se la prima crisi è durata a lungo o aveva le caratteristiche della convulsione complessa.
Cause
Nei bambini predisposti, la crisi convulsiva febbrile può manifestarsi ogni volta che la temperatura corporea sale rapidamente. Il fattore scatenante sembra essere rappresentato più dalla velocità con cui sale la febbre che dalla temperatura finale che viene raggiunta. La febbre non è comunque l’unico fattore che concorre a determinare questo disturbo: l’età e la familiarità sono altri elementi predisponenti. Tra i 6 mesi e i 5 anni, per esempio, fattori tollerati benissimo nelle età successive, possono determinare una convulsione. In genere dopo il 5° anno di età le convulsioni febbrili diventano eccezionali. Esiste una predisposizione individuale alle convulsioni febbrili che pare essere geneticamente determinata, e in oltre 1/3 dei casi esiste una storia familiare di convulsioni, nel senso che il rischio è molto più alto se un genitore o un fratello hanno avuto questo problema.
Quali esami fare
Normalmente, un bambino che ha avuto una convulsione febbrile non presenta altri sintomi se non quelli della malattia che ha causato la febbre, e l’esame neurologico dopo la crisi deve essere normale.
La convulsione può comparire nel corso di una qualunque malattia febbrile, e generalmente gli esami di laboratorio possono servire solo se i sintomi presenti non permettono di fare la diagnosi della malattia all’origine della febbre.
Dato che il bambino, quando arriva al Pronto soccorso, di solito si è già ripreso, le informazioni che possono fornire i genitori sono preziose per permettere al medico di inquadrare correttamente l’episodio convulsivo.
È fondamentale pertanto, anche se si è comprensibilmente spaventati, fare mente locale sulla durata della crisi e sulle sue caratteristiche (quanto tempo è durata? La contrazione e le scosse erano simmetriche o interessavano solo un lato del corpo? Il bambino ha perso conoscenza?).
Se la convulsione ha interessato un bambino di età compresa tra i 6 mesi e i 5 anni, è durata meno di 15’, non è stata unilaterale o parziale, si è manifestata in corso di una malattia infettiva febbrile e al termine dell’episodio il piccolo non presenta segni che possano far temere una compromissione neurologica di altra natura, il medico può ragionevolmente orientarsi su una diagnosi di convulsione febbrile e non eseguire alcun accertamento, se non quelli utili a fare la diagnosi precisa della malattia che ha causato la febbre.
L’elettroencefalogramma (EEG) eseguito sia subito dopo, sia a distanza di qualche settimana non serve né per diagnosticare la convulsione febbrile né per escludere una potenziale epilessia.
Altrettanto inutili sono esami quali la TAC e la Risonanza magnetica.
Rischio di comparsa di epilessia tardiva o di altri esiti
Il rischio generale di comparsa di epilessia tradiva è molto basso, ma esistono alcuni elementi che, se presenti, possono aumentare questa probabilità: la presenza in famiglia di altre persone affette da epilessia, precedenti anomalie all’elettroencefalogramma (EEG), età inferiore a un anno al momento della prima crisi.
Non esiste invece alcuna evidenza che le convulsioni febbrili semplici possano causare danno cerebrale, ritardo mentale, ridotte capacità cognitive o disturbi dell’apprendimento.
Terapia farmacologica della crisi
Il farmaco da utilizzare, appena la crisi si manifesta, è il diazepam (Valium®). Se ne somministrano 5-7,5 mg per via rettale per dose, pari a metà-due terzi di una fiala da 10 mg. Può essere ripetuto dopo 10-12 ore in caso di nuova crisi. La somministrazione del farmaco per via rettale può essere fatta anche con una normale siringa a cui agganciare un sondino, unto esternamente di olio: si aspira il diazepam dalla fiala, si aggancia il sondino al posto dell’ago, lo si introduce nell’ano per 5 cm e si spinge sullo stantuffo della siringa sino a somministrare tutta la dose.
Considerando anche la situazione emozionale che vivono i genitori al momento della crisi, anche se è più costoso, è senz’altro molto più pratico usare i clismi pronti di diazepam da 5 o 10 mg che si ritrovano in commercio.
Prevenzione delle crisi
Dal momento che le convulsioni febbrili rappresentano un fenomeno transitorio che non lascia conseguenze e che si auto-risolve con il tempo, non è necessario fare alcun trattamento finalizzato a prevenire la comparsa di nuovi episodi.
Tra l’altro, i farmaci che potrebbero prevenire le crisi presentano effetti collaterali importanti e comportano più danni che benefici.
Considerando che spesso le convulsioni si verificano per minimi livelli di febbre, se non vi siete ancora accorti che il bambino è ammalato, non è possibile prevenire le crisi neanche somministrando tempestivamente un farmaco antifebbrile.
Quando portare il bambino in ospedale
Dopo il primo episodio di convulsione febbrile, il bambino va visitato appena possibile, preferibilmente in un Pronto soccorso dove, nel caso in cui la crisi non si interrompa spontaneamente dopo 10-15 minuti o se al termine della stessa persistano segni di sofferenza neurologica, sarà possibile effettuare gli accertamenti più opportuni.
È bene portare il bambino in ospedale in caso di crisi successive e se si manifestano ripetute crisi convulsive nel corso della stessa malattia, se le manifestazioni convulsive sono diverse da quelle delle precedenti crisi, se il bambino appare sonnolento, confuso, eccessivamente agitato oppure se ha tremori, movimenti anomali o non riesce a coordinare i movimenti.
Cosa fare durante la crisi
Se il bambino ha una crisi convulsive, cercate di mantenere la calma e agire in questo modo:
- mettete il bambino steso su un fianco, meglio per terra su un tappeto, con la testa più in basso dei fianchi (a questo scopo, inserire un cuscino sotto il fianco appoggiato a terra);
- allontanate tutti gli oggetti su cui potrebbe urtare con il rischio di ferirsi;
- allentate gli abiti attorno al collo e alla vita;
- se il piccolo stava mangiando, cercate di asportare i residui di cibo dalla bocca (usate il dito indice a uncino);
- non cercate di somministrargli liquidi;
- stategli vicino, controllando il più possibile la vostra agitazione; confortatelo senza scuoterlo o bloccarlo;
- se avete già il farmaco in casa ed entro 5 minuti la crisi non si è risolta, somministrate diazepam per via rettale;
- se la crisi non si risolve con il farmaco, chiamate il 118 o trasportate il bambino al Pronto soccorso.
le crisi convulsive fanno molta impressione e, pur essendo spesso molto brevi, sembrano durare un’eternità. Se vi è possibile, cercate di valutare la durata della crisi, controllando il tempo sul vostro orologio. Il dato vi è indispensabile per decidere se usare il diazepam rettale, portare il bambino in Pronto soccorso o chiamare il 118 e per poterlo riferire al medico. Ricordate che spesso, dopo una o due ore dalla convulsione, un bambino gioca e corre come se niente fosse accaduto. Se riuscite a stare calmi e ad assisterlo senza troppa agitazione lo aiuterete al meglio delle vostre possibilità.
Cosa fare dopo la crisi
In occasione di una nuova crisi, quando è già stata fatta diagnosi di convulsioni febbrili, se il bambino si riprende entro 10-15 minuti e non è presente nessuno dei segni descritti in precedenza, non è sempre necessario che venga visitato da un medico. Infatti, spesso la crisi compare nei primi momenti della malattia che causa la febbre e possono mancare del tutto i sintomi che permettono al pediatra di orientarsi verso una diagnosi. Se il piccolo vuole riposare, mettetelo in posizione comoda, tenendolo sotto controllo, e contattate telefonicamente il pediatra per chiedergli consigli su come comportarvi nelle ore o nei giorni successivi.
È utile avvertire del disturbo del bambino tutte le persone che interagiscono con lui (baby sitter, educatrici dell’asilo nido, insegnanti della scuola materna), ma è fondamentale che chiunque si prenda cura del bambino sia in grado di fronteggiare al meglio l’evenienza di una nuova crisi. Queste persone devono essere informate sia della relativa benignità del disturbo sia dei sintomi che segnalano una situazione di allarme. Dato che la crisi si esaurisce in genere in breve tempo, è praticamente impossibile che voi possiate arrivare dal posto di lavoro in tempo utile per essere di reale aiuto al bambino. È importante pertanto che queste persone capiscano che la priorità assoluta è assistere il bambino, prendersi cura di lui e somministrargli il diazepam, e solo successivamente contattare voi per avvertirvi o chiamare il 118, se la crisi non si risolve entro 10 minuti. Per informare e rassicurare il personale della comunità infantile che frequenta il bambino può essere utile l’intervento del pediatra curante.
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