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Ossigenoterapia
L’ossigenoterapia a domicilio viene solitamente effettuata per parecchie ore durante la giornata (15-18 ore) e a flussi variabili; le quantità d’ossigeno vengono stabilite dal medico dopo attenta valutazione (analisi del sangue arterioso, spirometria ecc.).
In commercio esistono diversi tipi di contenitori per lo stoccaggio dell’O2: bombole con il gas compresso, concentratori di O2 e bomboloni di ossigeno liquido.
Le bombole di gas compresso si utilizzano per periodi limitati e per quei soggetti che richiedono solo in particolari istanti un maggior approvvigionamento. Le bombole, però, sono scomode in quanto non consentono al paziente di potersi muovere al di fuori dell’ambiente domiciliare. Contengono da 3000 a 6000 litri di ossigeno (circa due giorni di terapia a bassi flussi) e vengono di solito prescritte dal medico di base e reperite nelle farmacie. Oltre alle bombole, sono necessari anche gli ausili per l’umidificazione dell’ossigeno e i dispositivi per regolare i litri al minuto.
I concentratori sono apparecchi che producono ossigeno ricavandolo dall’aria dell’ambiente; non devono essere caricati come i bomboloni, funzionano con la corrente elettrica e possono creare rumore durante il funzionamento. In caso di sospensione della fornitura elettrica non sono in grado di funzionare.
I contenitori di ossigeno liquido sono bomboloni di grosse dimensioni (32.000 litri), dotati di un carrello per il trasporto e di un serbatoio portatile (stroller) per consentire al paziente di muoversi in ambienti extradomiciliari. Sono sicuramente i più utilizzati dai pazienti con malattie croniche dell’albero respiratorio; a differenza delle bombole con il gas compresso, non si trovano nelle farmacie e devono essere consegnati a domicilio da apposite ditte. Tali fornitori consegnano l’ossigeno direttamente a casa dopo richiesta dello specialista e possiedono un numero verde attivo 24 ore al giorno per eventuali urgenze.
Tutti questi apparecchi forniscono ossigeno mediante particolari dispositivi in grado di regolare la dose e l’umidificazione del gas.
La quantità, espressa in litri/minuto, è regolata dal flussimetro, strumento simile a un rubinetto che, attraverso una manopola, riduce o aumenta la concentrazione del gas ed è dotato di un indicatore per controllare il numero di litri erogati e la quantità residua d’ossigeno all’interno della bombola.
Il flussimetro si deve applicare alle bombole di gas compresso, mentre i bomboloni con l’ossigeno liquido ne possiedono uno al loro interno.
Il gas somministrato deve essere umidificato prima di essere inalato perché può creare secchezza delle mucose ed esporle a lesioni; anche se alcuni studi scientifici sostengono che fino a 5 litri/minuto l’umidificazione non sia necessaria, è prassi diffusa umidificare comunque l’ossigeno. Per una giusta e protratta umidificazione vengono impiegati gli umidificatori o i gorgogliatori, piccoli contenitori collegati al gruppo e riempiti di acqua: quando il gas passa al loro interno attraverso un piccolo tubicino, produce un caratteristico rumore, simile all’aria insufflata con una cannuccia in un bicchiere pieno di un liquido.
La somministrazione dell’ossigeno avviene attraverso l’impiego di differenti sistemi: occhialini, maschere, cannule transtracheali.
Gli occhialini sono dispositivi semplici che si posizionano nelle narici del paziente e si fissano dietro le orecchie (per questo motivo vengono chiamati così); sono la prima scelta per l’ossigenoterapia a domicilio. Sono facilmente applicabili e ben tollerati, consentono al paziente di mantenerli durante i pasti e possono venire utilizzati con lo stroller. L’ingombro è minimo.
Le mascheresono poco utilizzate a casa poiché ingombranti e scarsamente tollerate; il loro utilizzo è quasi sempre riservato agli ospedali e nel caso di problemi acuti poiché forniscono grandi quantità di ossigeno.
La somministrazione di ossigeno attraverso cannule transtracheali avviene mediante un piccolo foro (stoma), praticato all’altezza della trachea, che consente un’erogazione diretta nell’albero respiratorio.
Le complicanze più frequenti sono costituite da infezioni, cicatrici molto spesse (cheloidi) e presenza di aria libera nel tessuto sottocutaneo (enfisema sottocutaneo). La terapia con O2 comporta rischi per l’ambiente e per il malato.
I rischi ambientali sono rappresentati dalla capacità dell’ossigeno di alimentare le fiamme (comburente), quindi è indispensabile evitare l’esposizione a qualsiasi fonte di calore.
Può sembrare paradossale, ma molti pazienti in trattamento ossigenoterapico fumano e, ancora più irragionevolmente, lo fanno vicino alla bombola. Non si dovrebbe mai fumare in prossimità della bombola e degli occhialini: anche se si possiede un tubo prolunga di 2 o 3 metri, si corrono gli stessi rischi, e non è sufficiente essere lontano dalla bombola e avere l’ossigeno sotto il naso; quindi, se proprio non si può far a meno di fumare, bisognerebbe staccare gli occhialini e recarsi in un’altra stanza.
Anche i dispositivi elettrici devono restare lontani dal bombolone almeno 1,5 metri, non si dovrebbe mai lubrificare nessuna parte né spruzzare spray sulla bombola. Un’eventuale caduta del bombolone può causare la fuoriuscita di ossigeno liquido, potenzialmente ustionante. La pulizia dell’apparecchio deve essere effettuata solo con un panno umido e non è consigliabile utilizzare sostanze alcoliche e infiammabili in genere.
L’ossigeno è un farmaco, quindi, oltre ad avere esiti terapeutici, possiede anche effetti collaterali; come già accennato, lo scopo è quello di fornire ai tessuti adeguate quantità di gas; purtroppo, in alcuni casi, la quantità di O2 può inibire la respirazione (ventilazione) e conseguentemente l’eliminazione di anidride carbonica (CO2). Un accumulo di CO2 può condurre a conseguenze molto pericolose per la vita del soggetto, soprattutto se l’ammalato tende spontaneamente a trattenerla. Pertanto, è fondamentale rispettare le dosi consigliate: grandi quantità di ossigeno non contribuiscono a migliorare le condizioni del respiro.
Un altro problema è rappresentato dal materiale di consumo: occhialini e umidificatori possono infettarsi se non vengono sostituiti periodicamente.
Gli umidificatori devono essere riempiti con acqua, preferibilmente bidistillata (allo scopo di prevenire accumuli di calcare nel contenitore); se non si dispone di acqua bidistillata, si può utilizzare l’acqua del rubinetto. In tutti i casi, è preferibile che venga sostituita giornalmente.
La pulizia del gorgogliatore deve avvenire utilizzando un normale detergente (sapone liquido per i piatti) ogni 2 o 3 giorni, il risciacquo deve essere abbondante per evitare di far inalare sapone e il contenitore deve essere asciugato accuratamente prima di essere riempito. Se è richiesta la disinfezione, si può impiegare il clorossidante elettrolitico opportunamente diluito, rispettando il tempo di contatto.
È molto importante rispettare il dosaggio dell’acqua specificato sul bicchiere. Il contenitore è provvisto di due indicatori: dose minima e dose massima; se la dose dell’acqua supera il quantitativo consentito, si rischia di far respirare (inalare) il liquido al soggetto, con relativo rischio di soffocamento. Questo rischio aumenta se la persona è incosciente o non è in grado di esprimersi.
Una pratica abbastanza diffusa è l’uso di alcune gocce di oli essenziali diluiti nel gorgogliatore; a tal proposito la letteratura medica non ha rilevato evidenze scientifiche degne di nota, quindi è preferibile non utilizzare nessun tipo di additivo o sostanze che in alcuni casi possono essere fonte di allergie. Inoltre gli oli essenziali possiedono aromi volatili particolarmente concentrati in grado di irritare le vie respiratorie.
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