Immunoterapia
Trattamento volto a modificare l’attività del sistema immunitario.
In caso di deficit immunitario e di malattie infettive, può accadere che il sistema immunitario reagisca troppo debolmente, o viceversa, che la sua reazione risulti troppo intensa, come nel caso dei rigetti di trapianto d’organo o negli stati di ipersensibilità (allergia). Nelle malattie autoimmuni l’azione del sistema immunitario risulta addirittura dannosa, essendo diretta contro l’organismo stesso. L’immunoterapia consiste dunque sia nello stimolare la risposta immunitaria quando è insufficiente (immunostimolazione), sia nell’inibirla quando produce effetti eccessivi o indesiderati (immunosoppressione).
I trattamenti utilizzati possono essere generici, cioè volti a correggere il sistema immunitario nella sua totalità, o specifici, cioè diretti contro un dato gruppo di antigeni (sostanze estranee all’organismo) o contro le difese immunitarie corrispondenti (globuli bianchi, anticorpi). Attualmente, la tendenza è quella di ricorrere a metodi sempre più specifici.
Immunostimolazione La stimolazione di un sistema immunitario carente o sovraccarico è indicata nel trattamento dei deficit immunitari, delle infezioni e dei tumori.
Metodi aspecifici
Il trapianto di midollo osseo è indicato nel trattamento dei deficit ereditari dell’immunità cellulare (linfociti T) e umorale (linfociti B). Il trattamento di alcune malattie autoimmuni tramite trapianto di midollo osseo, eventualità ancora eccezionale, è in fase di sviluppo. Le cellule staminali provenienti dal midollo osseo di un donatore compatibile vengono iniettate per via venosa e si stabiliscono nel midollo del malato che ne è sprovvisto (a causa della malattia o di un trattamento immunosoppressore). Il trapianto di fegato fetale, che contiene cellule staminali linfoidi sino alla nascita, può essere praticato nei bambini provvisti di midollo osseo ma privi del timo.
L’iniezione di gammaglobuline polivalenti (attive su un gran numero di antigeni), per via intramuscolare o endovenosa, è indicata nel trattamento di un’immunodeficienza molto rara: l’agammaglobulinemia di Bruton.
Questa terapia deve essere protratta per tutta la vita.
La somministrazione di antigeni prodotti a partire dai batteri allo scopo di stimolare le difese immunitarie è stata sperimentata nel trattamento di sostegno dei deficit immunitari benigni. Si sta attualmente discutendo la sua efficacia nelle infezioni bronchiali croniche e in età pediatrica.
Mezzi poco specifici
Questi metodi sono ancora allo stadio sperimentale.
La somministrazione di citochine (sostanze che hanno un ruolo nell’immunomodulazione), ottenute grazie a strumenti di ingegneria genetica, è indicata nel trattamento di alcune forme tumorali e delle malattie autoimmuni. L’interferone, antivirale e antitumorale, e l’interleuchina-2 sono le sostanze più utilizzate.
Metodi specifici
La vaccinazione è il procedimento più classico di immunostimolazione specifica, a titolo preventivo, nei confronti di un batterio, un virus o un parassita: in questo modo si stimola la risposta anamnestica dei linfociti, efficace contro l’aggressione di un germe patogeno.
La sieroterapia viene utilizzata in situazioni di emergenza. Si tratta di supplire temporaneamente alla carenza nel paziente di anticorpi contro un agente infettivo specifico. L’effetto del siero è più rapido rispetto a quello del vaccino corrispondente, ma meno prolungato. Esistono anticorpi attivi contro la pertosse, il Cytomegalovirus, l’epatite B, la parotite, la rabbia, la rosolia, il tetano (siero antitetanico), la varicella e l’herpes zoster.
Immunosoppressione Detta anche immunodepressione, questa inibizione delle reazioni eccessive o anomale del sistema immunitario è indicata nelle allergie, nei tumori, nelle malattie autoimmuni (caratterizzate da un’alterazione del sistema immunitario, che attacca l’organismo del paziente stesso) e nel rigetto dei trapianti.
Metodi aspecifici
I metodi chimici comprendono la somministrazione di farmaci detti immunosoppressori, che si dividono in tre categorie: corticosteroidi, antimetaboliti (azatioprina, metotrexato) e alchilanti (ciclofosfamide, clorambucil, melfalan). I corticosteroidi vengono prescritti per le loro proprietà antinfiammatorie, nelle allergie e nelle malattie autoimmuni o, per le loro proprietà immunosoppressive, per impedire il rigetto di un trapianto o, eventualmente, nella lotta contro un tumore. I metodi fisici comprendono l’irradiazione degli organi linfoidi (midollo osseo, linfonodi) e la plasmaferesi. Utilizzata con frequenza, questa consiste nel prelevare il sangue del malato, separare le cellule (globuli bianchi, globuli rossi e piastrine) dal plasma, che contiene gli anticorpi anomali, e reintrodurre le cellule con un plasma sostitutivo. La radioterapia è indicata nel trattamento dei tumori e la plasmaferesi nelle forme gravi di malattie autoimmuni (per esempio accessi acuti di lupus eritematoso sistemico o di miastenia).
I metodi chirurgici consistono nel praticare l’ablazione del timo in caso di miastenia (malattia autoimmune che si associa spesso all’ipertrofia del timo) o quella della milza nella porpora trombopenica, in quanto l’organo affetto da questa malattia provoca la distruzione di un numero eccessivo di piastrine.
Metodi poco specifici
La somministrazione di ciclosporina A, farmaco immunosoppressore estratto da un fungo, ha permesso di ridurre notevolmente il numero di rigetti di trapianto, neutralizzando i linfociti T helper e riducendo la secrezione di interleuchina-2. Questo trattamento comporta effetti secondari renali. Le altre molecole della stessa famiglia, come il tacrolimo, sono efficaci a dosi meno tossiche. La somministrazione di anticorpi monoclonali poco specifici, prodotti con metodi di ingegneria genetica e ottenuti a partire da un ceppo cellulare unico, chiamato clone, sostituisce attualmente l’iniezione dei sieri antilinfociti T, creati immunizzando cavalli e conigli contro i linfociti T umani. Gli anticorpi monoclonali agiscono contro alcuni linfociti T e B attivati o contro alcune citochine. Gli anticorpi anti-CD3 vengono prescritti durante i trapianti; gli anticorpi anti-CD4 in alcuni casi nel corso di malattie autoimmuni, in particolare la poliartrite reumatoide. Il trattamento di questa malattia tramite anticorpi monoclonali diretti contro il TNF (fattore di necrosi tumorale) è molto efficace, ma i suoi effetti collaterali non sono ancora del tutto noti.
Metodi specifici
Alcuni di questi metodi sono ancora in fase sperimentale.
La somministrazione di anticorpi monoclonali specifici, che cioè riconoscono soltanto una piccolissima porzione di linfociti, quelli patogeni, è in via di sperimentazione e sarà probabilmente una terapia molto utilizzata in futuro. La vaccinazione del malato contro i propri linfociti patogeni è stata sperimentata, senza successo, soprattutto nel trattamento della poliartrite reumatoide.
La desensibilizzazione costituisce un caso a parte. Si tratta di una procedura diretta a rendere chi soffre di allergie tollerante all’antigene che abitualmente scatena le manifestazioni allergiche, attraverso l’iniezione regolare di dosi infinitesimali, ma crescenti, di antigene.
Il meccanismo grazie al quale gli anticorpi normali (IgG) vanno a sostituire quelli anomali (IgE) resta, per il momento, sconosciuto. Questo metodo ha mostrato la sua massima efficacia nell’allergia al veleno degli insetti.
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