Sieroterapia
Impiego terapeutico di sieri di origine animale o umana, ricchi di anticorpi specifici e in grado di neutralizzare una tossina batterica, un veleno o un virus. La sieroterapia è nata alla fine del XIX sec. con il trattamento della difterite mediante iniezioni di siero equino reso iperimmune da piccole dosi di tossina difterica: l’inoculazione nel cavallo, in determinate condizioni, del germe o della tossina antigenica induceva la comparsa di anticorpi nel suo sangue, che poi veniva utilizzato per preparare il siero. A lungo il cavallo è rimasto la principale fonte dei sieri utilizzati per il trattamento delle malattie imputabili a una tossina batterica: terapia antidifterica, antitetanica, antibotulinica. Questo tipo di siero, detto eterologo perché ricavato da un’altra specie, è poi caduto in disuso per le reazioni allergiche cui esponeva (shock anafilattico, malattia da siero) ed è stato sostituito dalle immunoglobuline (g-globuline) purificate, di origine umana, impiegate in particolare contro le epatiti virali A e B e le malattie contagiose infantili (parotite, rosolia, varicella). Le immunoglobuline, polivalenti o specifiche, si ottengono per separazione dal plasma degli elementi figurati del sangue (plasmaferesi), in convalescenti o donatori immunizzati.
Indicazioni
La sieroterapia è un apporto passivo di anticorpi specifici, in quanto la sua azione dipende soltanto dagli anticorpi del donatore e non stimola il ricevente a produrne a sua volta. Poiché neutralizza l’agente patogeno, ha effetto protettivo per un periodo relativamente breve: 2 settimane per il siero eterologo e 1 mese o più per quello umano. Ha il vantaggio di essere immediatamente efficace; inoltre, quando l’incubazione è prolungata, permette di attendere che il malato fabbrichi a sua volta gli anticorpi ricevuti con una vaccinazione praticata in contemporanea (sierovaccinazione).
A seconda che il siero venga somministrato prima o dopo l’infezione, si parla di sieroterapia preventiva (sieroprofilassi) o curativa. Il siero viene però detto preventivo anche se somministrato dopo una ferita suscettibile di indurre il tetano, e considerato terapeutico in caso di presunta angina difterica. Le immunoglobuline specifiche possono essere impiegate anche nel trattamento degli avvelenamenti (per esempio sieri contro il veleno di vipera). Quanto alle immunoglobuline polivalenti, possono rivelarsi preziose nella prevenzione delle infezioni secondarie, in caso di ustioni estese e come complemento di un’antibioticoterapia. La sieroterapia si dimostra tanto più efficace quanto più è precoce. In genere il siero si inietta per via sottocutanea o intramuscolare, oppure si infiltra nella ferita se il paziente è stato morso da un animale sospettato di essere affetto da rabbia.
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