Atresia
Assenza o occlusione, generalmente congenita, di un orifizio o un condotto naturale.
Le diverse forme di atresia si riscontrano generalmente alla nascita.
Atresia anale Assai rara, l’atresia anale è l’assenza di continuità tra il retto e l’ano. È diagnosticata sistematicamente alla nascita, mediante l’introduzione di una sonda.
Il trattamento chirurgico consiste nell’aprire l’estremità del retto, quindi nel ristabilire la continuità con l’ano. L’intervento risulta generalmente efficace.
Atresia dell’arteria polmonare L’atresia dell’arteria polmonare è un’interruzione grave della via vascolare polmonare che collega il cuore destro al polmone. Può essere associata a comunicazione interventricolare. Si manifesta con cianosi del neonato: i polmoni, cui non giunge sangue, appaiono bianchi alla radiografia e occorre procedere al più presto al trattamento, di tipo chirurgico.
Atresia biliare L’atresia biliare, rara, è un’interruzione dei dotti biliari situati all’esterno del fegato (extraepatici) o al suo interno (intraepatici). In tal caso risulta compromesso il flusso della bile sino al duodeno. I sintomi sono quelli di una colestasi (aumento del volume del fegato), ossia ittero intenso e feci bianche. La conseguenza di questa patologia è la ritenzione di bile nel fegato. La diagnosi è confermata da ecografia o biopsia del fegato. La prognosi dipende dall’insorgenza o meno di una cirrosi biliare oppure di un’infezione (angiocolite). L’intervento chirurgico, quando possibile, consiste nel collegare direttamente una parte dell’intestino tenue a una via biliare intraepatica funzionale, se presente. Se l’operazione ha esito negativo, la sola alternativa è il trapianto di fegato.
Atresia duodenale L’atresia duodenale è l’interruzione del duodeno, la parte iniziale dell’intestino tenue. Si tratta di una patologia rara, con un’incidenza, secondo la letteratura, di 1 neonato su 5000-10.000 nascite. La diagnosi è resa possibile dall’ecografia prenatale. I segni di atresia duodenale sono idramnios (aumento anomalo del volume del liquido amniotico), dilatazione dello stomaco e del duodeno del feto e scarsa visibilità dell’intestino nelle immagini ecografiche. In tal caso è necessario praticare un’amniocentesi al fine di definire il cariotipo del bambino, poiché l’atresia duodenale è spesso associata a trisomia 21. Dopo la nascita, i sintomi visibili sono vomito biliare, assenza di evacuazione del meconio (prime feci verdastre), ventre piatto, distensione nella zona sottostante l’ombelico. Un esame radiografico conferma la diagnosi.
L’atresia duodenale impone un intervento chirurgico d’urgenza.
Atresia dell’esofago Colpisce 1 neonato su 3500 ed è causata dall’assenza di un piccolo segmento dell’esofago; di conseguenza, la parte superiore dell’esofago e quella inferiore, collegata allo stomaco, terminano con un sacculo. Nella maggior parte dei casi, è presente un canale anormale (fistola tracheo-esofagea) tra la parte superiore dell’esofago e la trachea.
La possibilità di atresia dell’esofago viene verificata nel neonato subito dopo la nascita, in sala parto, introducendo una sonda in una narice: nel caso in cui questa patologia sia presente, la sonda urta contro la parte chiusa dell’esofago e non può progredire ulteriormente. Questo esame garantisce inoltre la buona apertura delle coane (orifizi che collegano le fosse nasali alla cavità orale). La diagnosi è confermata da una radiografia del torace.
Se non si interviene con sufficiente rapidità, si può verificare un distress respiratorio, con probabili danni polmonari.
Il neonato deve essere trasportato d’urgenza presso un servizio di rianimazione chirurgica neonatale e mantenuto in posizione semiseduta. Con una sonda verrà liberata la parte superiore dell’esofago, aspirando eventuali impurità.
La radiografia toracica, che localizza il sacculo esofageo e l’eventuale fistola tra le due parti, consente di valutare la possibilità di praticare un intervento chirurgico (anastomosi). Se il bambino non è eccessivamente sottopeso, i polmoni sono sani e non è presente alcun segno di infezione, l’intervento potrà essere praticato in un’unica seduta. Il bambino che ha sofferto di atresia dell’esofago non ha di norma alcuna difficoltà di deglutizione in seguito.
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