Primo Soccorso
Primo soccorso
L’automedicazione
I farmaci senza ricetta
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce l’automedicazione come “il prendersi cura della propria salute senza consultare il medico”. A questo scopo il paziente acquista e assume farmaci che non richiedono una prescrizione e che vengono definiti “farmaci da banco” o “OTC” (dall’inglese Over The Counter)”, i quali servono proprio a curare autonomamente disturbi passeggeri, eventualmente dietro consiglio del farmacista o sulla base di indicazioni date in altra occasione dal medico (nell’ipotesi di comparsa di disturbi per i quali non è necessaria la consultazione diretta di un sanitario).
Attualmente sono in commercio in Italia un centinaio di specialità farmaceutiche definibili come OTC e che possono essere classificate in base alla categoria terapeutica di appartenenza in:
- farmaci attivi sul sistema respiratorio: decongestionanti nasali, farmaci anti-tosse, antiallergici;
- farmaci attivi sul tratto gastrointestinale: antiacidi, antisecretivi gastrici, antivomito (antiemetici), favorenti la regolare motilità gastrica (procinetici), purganti (lassativi), antidiarroici;
- farmaci attivi contro il dolore (analgesici) o la febbre (antipiretici);
- farmaci attivi sul metabolismo: integratori minerali, vitamine, prodotti per il controllo del peso corporeo.
I farmaci “da banco” sono sicuri, ma attenzione!
Sebbene i farmaci “da banco” presentino una notevole sicurezza d’impiego, è importante tenere presente che anche per questi esistono dei potenziali pericoli. I rischi maggiori sono connessi al fatto che, in assenza di prescrizione, c’è un minor controllo da parte dei professionisti sanitari, e quindi può aumentare la probabilità che il farmaco venga usato per situazioni in cui esso non è indicato, a dosi non previste, per periodi non corretti o in associazione ad altri farmaci o alimenti che ne modifichino sicurezza ed efficacia.
Capita spesso che il paziente non consideri gli OTC come veri e propri farmaci e, conseguentemente, non si preoccupi di riferirne l’uso al medico curante. Questo atteggiamento può essere estremamente pericoloso, in quanto il medico potrebbe prescrivere al paziente farmaci che, interagendo col prodotto da banco, possono essere responsabili di gravi reazioni avverse o fallimenti terapeutici.
Per esempio, l’aspirina, farmaco da banco, non andrebbe mai associata a farmaci anticoagulanti da prescrizione (come Sintrom, Coumadin), mentre farmaci antiallergici da banco potrebbero potenziare l’effetto sedativo di medicinali prescritti per l’ansia (benzodiazepine), di antidepressivi o alcol, compromettendo il livello di attenzione dei pazienti alla guida di autoveicoli.
Un altro importante fattore di rischio è dato dalla non conoscenza del contenuto dei farmaci da banco acquistati. Il paziente tende infatti a identificare il prodotto in base al nome commerciale e non in base ai principi attivi in esso contenuti; questo avviene anche a causa delle pubblicità commerciali diffuse dai mezzi di informazione di massa (giornali, riviste, radio e televisione), che per i farmaci OTC - diversamente dai farmaci soggetti a prescrizione - sono consentite. Accade molto spesso, quindi, che un paziente assuma inconsapevolmente due o più farmaci che in realtà contengono gli stessi principi attivi, ma che sono pubblicizzati per la cura di disturbi tra loro differenti (per esempio tosse, raffreddore, sintomi influenzali o febbre).
Il rischio è ancora maggiore quando i farmaci OTC contengono due o più sostanze nella stessa formulazione (per esempio un decongestionante nasale e un antistaminico per la rinite allergica, oppure un decongestionante nasale, un antistaminico e un sedativo della tosse, oppure ancora un antinfiammatorio e un decongestionante nasale per i sintomi influenzali, e così via).
Il risultato è che questi pazienti potrebbero andare incontro a fenomeni di sovradosaggio estremamente pericolosi, soprattutto nel caso di sostanze come il paracetamolo (tossico oltre una certa quantità) o i farmaci simpaticomimetici (per esempio decongestionanti nasali).
I bambini sono i soggetti più esposti al rischio di danni da farmaci acquistati per automedicazione poiché, a differenza degli adulti, il loro organismo non ha completamente sviluppato i meccanismi necessari per metabolizzare i farmaci assunti.
Non va infine sottovalutato il rischio che un disturbo anche banale (per esempio una sensazione di “acidità di stomaco”, una cefalea o una tosse) possa rappresentare il sintomo di una malattia ben più grave. In tali casi, il ricorso a farmaci da banco potrebbe ritardarne la diagnosi e conseguentemente creare maggiori danni al paziente.
Per questa ragione è importante recarsi dal medico nel caso in cui i sintomi non scompaiano dopo tre-cinque giorni di trattamento con farmaci da automedicazione.
Gravidanza e allattamento
Molti farmaci sono in grado di passare nel latte materno in concentrazioni sufficienti a provocare effetti nocivi sul neonato. Durante l’allattamento, il verificarsi di reazioni avverse e la loro entità dipendono dalla quantità di latte ingerita dal bambino, dalla dose del farmaco, dagli intervalli tra le dosi e dalla durata della terapia.
Se la donna deve seguire una terapia farmacologica contemporaneamente all’allattamento, dovrebbe assumere i farmaci lontano dalle poppate, alle più basse dosi efficaci e per il tempo più breve possibile.
Molti farmaci da banco, se assunti in gravidanza, possono anche produrre effetti dannosi sullo sviluppo fetale; per questo motivo, se durante la gravidanza è necessaria una terapia farmacologica, è opportuno scegliere sempre il farmaco che, a parità di efficacia, sia più sicuro per la madre e soprattutto per il feto, e il cui utilizzo avvenga al minimo dosaggio terapeutico e per un tempo limitato alla risoluzione dell’effetto. Tuttavia, questa linea di condotta non viene quasi mai seguita nella cura dei disturbi banali. È stato stimato infatti che circa la metà dei prodotti assunti in gravidanza è rappresentato da farmaci OTC.
Tanto per fare un esempio, l’uso inappropriato dei decongestionanti nasali in gravidanza è un fenomeno frequente e non esente dalla possibilità di provocare gravi effetti collaterali alla madre e al feto. Il raffreddore è infatti una patologia piuttosto comune tra le gestanti, la cui insorgenza è facilitata dall’aumentata produzione di estrogeni che si ha durante la gravidanza.
Sono stati recentemente segnalati alcuni casi di gravi deformazioni agli arti in neonati esposti, in utero, a questi farmaci. Inoltre, un uso prolungato potrebbe indurre modificazioni della frequenza cardiaca del feto, fenomeno fortunatamente reversibile non appena la terapia viene interrotta. Va inoltre ricordata la pericolosità associata all’uso di terapie combinate. Per esempio, se la madre assume del ferro in associazione a una terapia con un prodotto multivitaminico, quest’ultimo interferisce con l’assorbimento del primo, per cui il ferro sarà meno disponibile e quindi verrà compromessa la possibilità di ottenere una risposta positiva al problema per il quale il ferro era stato prescritto.
Anziani e prodotti da banco
Gli anziani rappresentano una categoria a rischio, in quanto particolarmente soggetti allo sviluppo di reazioni avverse dal momento che metabolizzano i farmaci in maniera più lenta e meno efficace. Inoltre, i soggetti in età avanzata possono essere affetti da una o più malattie concomitanti (che sono spesso anche croniche), per le quali debbono assumere uno o più farmaci contemporaneamente, aumentando così il rischio di interazioni farmacologiche tra questi e i farmaci da banco eventualmente assunti.
Per esempio, i decongestionanti nasali (inclusi quelli solo per uso locale) non vanno somministrati a soggetti cardiopatici o con problemi di ritenzione urinaria (per esempio i pazienti anziani con ipertrofia prostatica), poiché possono peggiorarne la sintomatologia. Un’altra categoria di farmaci da automedicazione molto usata dagli anziani (ma non solo) è quella dei lassativi. Anche per questi farmaci (soprattutto quelli che aumentano la motilità intestinale come i derivati della Senna) esiste un rischio collegato al loro abuso o uso improprio. Quest’ultima circostanza si verifica per esempio nelle giovani donne che assumono lassativi con l’obbiettivo di perdere peso.
L’uso abituale e prolungato di questi farmaci può determinare gravi danni sia sul tratto gastrointestinale sia sull’intero organismo. All’abuso possono infatti conseguire disidratazione, gastroenteropatia con perdita di proteine del sangue, indebolimento dell’osso della colonna vertebrale dovuto a un’eccessiva perdita di calcio nelle feci.
L’uso cronico può comportare esso stesso una condizione di stitichezza, dovuta alla perdita dei regolari e automatici movimenti intestinali (atonia colica), determinando un ulteriore motivo per continuare l’automedicazione con lassativi e innescando così un pericoloso circolo vizioso. Le conseguenze dell’abuso di lassativi in quest’ultimo caso sono spesso gravi: problemi cardiaci per eccessiva riduzione della concentrazione del potassio nel sangue, danni cerebrali per riduzione della concentrazione del sodio nel sangue, oltre che lesioni della mucosa intestinale e stitichezza cronica.
I farmaci del dolore e della febbre
Una cura particolare va dedicata all’automedicazione con prodotti “da banco” per la cura dei dolori e della febbre. Se in quest’ultimo caso, infatti, si tratta generalmente di un impiego di breve durata, nel caso dei pazienti (specie anziani) con dolori cronici (per esempio da artrosi) un abuso di questi prodotti è molto frequente, con il rischio che si causino danni anche molto gravi all’organismo o che venga compromessa l’efficacia di altri farmaci assunti su prescrizione del medico, per esempio quelli per la cura della pressione alta.
Automedicazione: a chi rivolgersi?
In caso di dubbi o incertezze e in assenza del medico curante, è consigliabile chiedere consiglio al farmacista sulla scelta del farmaco da banco e sul suo corretto uso. Egli, infatti, può svolgere un ruolo importante nel prevenire possibili problemi derivanti da un utilizzo non appropriato di questi farmaci. Per tale ragione, nell’acquistare un prodotto da automedicazione, è buona norma riferire al farmacista le eventuali altre patologie di cui si soffre e gli altri farmaci che si stanno assumendo, inclusi i prodotti erboristici e gli integratori alimentari.
Cosa fare
- Evitare di assumere alcol nel caso in cui si stia facendo uso di antistaminici, farmaci antitosse contenenti destrometorfano o farmaci per il trattamento dell’insonnia.
- Evitare di utilizzare due o più farmaci da banco che hanno la stessa indicazione o lo stesso principio attivo.
- Non utilizzare farmaci per il trattamento dell’insonnia se si sta facendo uso di sedativi o tranquillanti.
- Non assumere lassativi quando si ha dolore di stomaco, nausea o vomito.
- Evitare un utilizzo prolungato di un farmaco autoprescritto e consultare il medico se il disturbo non si risolve nell’arco di pochi giorni.
- Leggere attentamente il foglietto illustrativo e non superare le dosi riportate sulle istruzioni.
- Ricordarsi che per alcuni OTC (per esempio i colliri) la validità è di poche settimane dopo l’apertura del flacone, indipendentemente dalla data di scadenza.
- Se possibile, acquistare gli OTC sempre nella stessa farmacia.
- Consultare il medico in caso di assunzione di farmaci da banco in gravidanza o durante l’allattamento.
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