Dermatologia ed estetica
Ustioni
Evoluzione finale di un’ustione
È possibile valutare la gravità di un’ustione tenendo in considerazione determinati criteri, relativi alla sua estensione, alla profondità e, infine, alla sede in cui si verifica la lesione.
A seconda del loro spessore, da sempre si è fatta una distinzione tra quattro gradi di ustioni, di cui il quarto rappresenta quello più grave.
Attualmente si tende a semplificare, operando un’unica distinzione tra ustioni superficiali e ustioni profonde, tenendo in considerazione anche le differenze relative alla loro evoluzione.
Le ustioni superficiali (primo e secondo grado superficiale) sono quelle che guariscono in modo spontaneo, generalmente con una totale guarigione della pelle entro poche settimane.
Il processo di guarigione delle ustioni profonde (secondo grado profondo e terzo grado, definite anche a tutto spessore) è molto più lento rispetto a quelle di primo e secondo grado: dura infatti oltre le quattro settimane e, inoltre, lascia delle cicatrici molto evidenti. Nel caso in cui si verifichino ustioni di questo tipo, si rivela necessario un intervento chirurgico nel più breve tempo possibile, che porti all’asportazione dei tessuti necrotici e, tramite innesti cutanei, alla loro riparazione.
È importante distinguere tra le ustioni superficiali e quelle di secondo grado profondo: in quest’ultimo caso, infatti, è maggiore l’entità del danno epidermico, con un coinvolgimento del derma medio e, persino, delle strutture nervose superficiali, eventualità che rende la pelle pericolosamente meno sensibile al dolore e al bruciore.
Per quanto riguarda le ustioni di terzo grado, cioè a tutto spessore, queste presentano le cosiddette escare, tipiche placche di tessuto alterato che si formano nel corso di un processo di necrotizzazione che colpisce la cute. Si tratta in pratica di croste, che presentano un colore che varia dal bianco-grigiastro al bruno.
Si parla di “tutto spessore” dal momento che il danno non riguarda solo l’epidermide, ma anche il il derma in tutto il suo spessore, appunto, e, alcune volte, anche le strutture ipodermiche sottostanti. Dal momento che un’ustione di terzo grado determina la completa distruzione delle strutture vascolari e nervose, le parti dell’organismo colpite risultano fredde e insensibili. Il problema può essere risolto unicamente tramite intervento chirurgico. Infine, un’ustione si definisce di quarto grado se ha colpito anche le strutture osteotendinee, determinandone la carbonizzazione. Purtroppo questo tipo di ustioni rendono necessari, a volte, interventi di amputazione della parte colpita.
Nel quantificare l’estensione di un’ustione viene generalmente utilizzato un valore percentuale sulla superficie corporea totale. In questo calcolo è necessario tenere conto unicamente delle aree di secondo grado. La superficie palmare del paziente (considerando anche le dita), che rappresenta all’incirca l’1% della superficie corporea totale, consente di effettuare in brevissimo tempo una stima dell’estensione percentuale delle ustioni di piccola estensione. Nei casi relativi alle ustioni di maggiore gravità, vale la “regola del 9” di Wallace (capo 9%, arto superiore 9%, arto inferiore 18%, tronco 36%, genitali 1%), la quale permette di eseguire un calcolo veloce dell’estensione del danno.
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