Alimentazione
Educazione alimentare
Educazione, istruzione e autoeducazione alimentare
La parola educazione deriva dal latino educere e significa letteralmente condurre fuori, quindi liberare, far venire alla luce qualcosa che è nascosto. Quando utilizziamo il verbo educare intendiamo la capacità di guidare e formare qualcuno in modo tale che acquisisca una certa gamma di comportamenti.
L’educazione va quindi distinta dall’istruzione, intesa come insegnamento teorico o tecnico-operativo di nozioni relative a una disciplina, a un’arte o una qualsiasi attività volta a fare acquisire conoscenze. L’educazione dell’individuo è affidata, oltre che ai genitori, alla scuola e ad altri enti formativi. Esiste poi l’autoeducazione, che appartiene soprattutto alle persone curiose e in grado di trovare autonomamente le informazioni di cui hanno bisogno. Questi individui hanno spesso la propensione a cogliere gli aspetti enigmatici della realtà, possiedono gli strumenti culturali che gli consentono di valutare le diverse fonti d’informazione e di trarre le proprie conclusioni senza troppi condizionamenti, applicando poi, nella pratica quotidiana, le nozioni acquisite. Ma da dove si traggono i saperi e le competenze che orientano le persone e le sostengono nelle scelte alimentari? Dai mass media? Dalle esperienze quotidiane? Da corsi o incontri informativi tenuti da esperti del settore?
Tutti, volenti o nolenti, siamo bersaglio delle sollecitazioni provenienti dalla società consumistica in cui viviamo. La formazione acquisita durante la carriera scolastica rappresenta la premessa indispensabile, ma non sufficiente, di un’educazione al consumo alimentare consapevole.
Se riflettiamo su come abbiamo conquistato le conoscenze più solide e i nostri stili operativi, ci rendiamo conto che, attingendo dalla cultura impartita a scuola e da quella assimilata con le esperienze maturate nel quotidiano, l’elemento caratterizzante è dato dalle strategieattraverso le quali abbiamo imparato a capire il mondo e a rapportarci con gli altri e dal metodo con cui reperiamo le conoscenze necessarie, connettiamo fenomeni apparentemente scollegati, scopriamo significati nascosti e li poniamo in relazione responsabile con la nostra vita. Quindi, la scelta di un alimento anziché di un altro non dovrebbe basarsi solamente su necessità puramente consumistiche, ma essere fondata su un percorso consapevole, che indaghi le numerose variabili insite in quello specifico prodotto alimentare (aspetto nutrizionale, igienico, economico, ambientale e così via). Ci rendiamo conto, allora, che il nostro percorso formativo non verrà mai concluso, ma troverà continuamente stimoli utili a un suo accrescimento.
L’acquisizione di contenuti e strumenti culturali di base (come quelli trasmessi a scuola) è fondamentale, ma rappresenta soltanto l’avvio di un percorso di crescita la cui maturazione presuppone la capacità di porsi domande attivando poi l’impegnativa e personale ricerca di risposte (è un sistema logico che viene ampiamente utilizzato dal mondo della scuola e che possiamo riassumere nel concetto della ricerca-azione). Per divenire consumatori consapevoli è importante, non solo per i giovani, puntare a promuovere la capacità di imparare a imparare e a saper predisporre chiavi e criteri di interpretazione: si tratta in fondo di aprire pian piano finestre su un mondo complesso per comprendere il quale sono necessari curiosità, motivazione e desiderio di conoscenza. In questo modo si diventa protagonisti di un percorso di cambiamento che può coinvolgere il singolo o l’intera comunità.
L’educazione alimentare fa parte di noi, del nostro quotidiano, della nostra vita. Tutti noi mangiamo e quindi abbiamo l’esperienza per poter esprimere le nostre idee, i nostri pensieri e le nostre sensazioni sul cibo. Il cibo può essere correlato a molteplici aspetti: salutari e nutrizionali, ambientali (biotecnologie e OGM, prodotti biologici, rifiuti), etici ed economici (consumi nel Sud e Nord del mondo, sfruttamento dei paesi più poveri), nonché ai modelli di comportamento proposti dalla pubblicità. Ma l’intima conclusione a cui ognuno dovrebbe arrivare è che non basta mangiare, bisogna nutrirsi. Inoltre, non sono importanti solo i nutrienti e l’energia che introduciamo, ma anche la componente psico-relazionale che il cibo stesso alimenta. Il cibo è piacere, è storia, è tradizione, è cultura, è molto altro.
Da tutto ciò nasce l’esigenza di fare scelte consapevoli nell’acquisto degli alimenti, nel prepararli, nel consumarli; risulta importante coltivare la capacità di apprendere dalle diverse occasioni che l’esperienza ci offre nel corso della vita, imparando a non ripetere gli errori, a riconoscerli e a prevenirli, e dunque a scegliere consapevolmente. Questo vuol dire realizzare l’autoeducazione alimentare.
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