Alimentazione
Educazione alimentare
Comportamenti alimentari : stili di vita e abitudini scorrette
I dati raccolti dalle numerose indagini sull’argomento condotte in Italia negli ultimi anni ci informano di squilibri nutrizionali in eccesso (eccedenza di calorie, grassi, zuccheri, proteine di origine animale) ma anche in difetto (per esempio di calcio, fibra alimentare e fattori protettivi quali le vitamine).
La qualità dei nutrienti introdotti molto spesso dipende anche dalla modalità con cui si assume il cibo, definita meglio come distribuzione degli alimenti nell’arco della giornata. I bambini e gli adolescenti tendono sempre più a consumare una colazione frettolosa e quindi carente o, addirittura, a saltarla; ciò comporta l’assunzione esagerata di alimenti al momento dello spuntino di metà mattina che si traduce quindi, considerando l’entità calorica, in un pasto vero e proprio. Inevitabilmente il pranzo ne risente in termini di quantità e qualità: si tende a mangiare meno e a prediligere il primo o il secondo piatto a discapito della verdura. Lo stesso meccanismo del mattino si ripete per la merenda di metà pomeriggio e per la cena, la quale, essendo quantitativamente inferiore rispetto al fabbisogno, porterà il bambino o l’adolescente a consumare nel dopocena alimenti contenenti il più delle volte grassi e zuccheri, condizionando in questo modo il salutare riposo notturno.
L’errore che solitamente compiono gli adulti è invece quello di limitare nella prima parte della giornata gli introiti calorici, per giungere a casa, magari dopo un’intensa e snervante giornata lavorativa, e abbandonarsi a una cena pantagruelica senza riuscire a tenere a bada l’incontenibile fame. Il pasto principale della giornata è diventato quindi la cena poiché quasi mai si torna a casa per la pausa pranzo.
Inolotre, si dedica sempre meno tempo alla preparazione dei pasti e il mercato, molto attento ai cambiamenti sociali, ci fornisce una gamma di cibi pronti acquistabili facilmente nelle rosticcerie, nelle gastronomie e al supermercato, che vanno dai sughi, alle pizze surgelate, alle paste pronte da mettere nel microonde o in padella, alle pietanze a base di carne o pesce già preparate e condite.
Anche i cibi freschi sono pronti per essere portati in tavola o perlomeno per essere cucinati: insalate lavate e pulite, minestroni già selezionati e lavati, pesce sviscerato, lavato e spinato. Sono porzioni il più delle volte variabili ed esistono anche le monoporzioni.
Occorre inoltre sottolineare che agli errori alimentari sopra descritti si associa una sempre più diffusa inattività fisica. Nell’ambito dell’indagine multiscopo “I cittadini e il tempo libero”, svolta a maggio del 2006, l’ISTAT ha dedicato ampio spazio alla rilevazione della pratica sportiva svolta dalla popolazione nel tempo libero. La ricerca ha messo in luce come nel 2006 circa 17 milioni e 170 mila persone con più di tre anni d’età, pari al 30,2% della popolazione, ha dichiarato di praticare uno o più sport: di questi, il 20,1% con continuità, il 10,1% saltuariamente. 16 milioni e 120 mila soggetti (il 28,4% della popolazione con più di tre anni), pur non praticando uno sport, hanno dichiarato di svolgere un’attività fisica come fare passeggiate di almeno due chilometri, nuotare, andare in bicicletta o altro. I sedentari, invece, ovvero coloro che non praticano sport né attività fisica nel tempo libero, sono risultati essere oltre 23 milioni e 300 mila, pari al 41% della popolazione con più di tre anni.
Quest’ultimo dato ci fa molto riflettere, ma soprattutto ci deve spronare a organizzare la nostra giornata in modo tale da dedicare almeno dai 30 ai 50 minuti del nostro tempo all’attività fisica. Se risulta difficoltoso (per motivi logistici, economici, problemi di tempo e così via) praticare uno tra i numerosi tipi di sport, è consigliabile fare una sana passeggiata a ritmo sostenuto o una leggera corsa (chiedere consiglio al proprio medico circa l’attività più indicata in base al proprio stato fisico e di salute), praticabili da tutti perché facili da organizzare e poco costose (pensiamo alla sola spesa iniziale dovuta all’acquisto di un idoneo abbigliamento) e non sono incasellate in rigidi orari dettati da palestre o impianti sportivi.
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