Malattie infettive inGravidanza -Listeria monocytogenes
La Listeria monocytogenes è un batterio che è stato isolato dal terreno, dalla polvere, dal cibo per animali, dall’acqua, dai liquami, ma anche da persone prive di particolari disturbi.
Anche se gli animali sono considerati i vettori della trasmissione infettiva, questa è stata riscontrata anche in aree urbane dove non c’è storia di contatti con animali; la trasmissione da animale è certa quando invece si fa uso di latte non pastorizzato, contaminato per la presenza di infezioni delle mammelle della mucca (mastite) o in caso di ingestione di carne cruda contaminata.
Da alcuni studi clinici condotti su soggetti affetti, sembra emergere che, anche se vi è un contatto con il microrganismo, non sempre si sviluppa l’infezione vera e propria. Il fattore determinante perciò per l’insorgenza dell’infezione sembra essere il sistema immunitario di chi viene infettato: i soggetti che si ammalano sono in effetti, nella maggior parte dei casi, immunodepressi a causa di malattie specifiche invalidanti o per terapie immunosoppressive; anche la gravidanza e il periodo neonatale rientrano nelle condizioni di lieve immunodepressione, e quindi presentano un aumentato rischio di contagio da parte del batterio.
Il contatto con la Listeria solitamente si risolve in uno stato transitorio di portatore sano asintomatico. Talvolta la malattia può manifestarsi con sintomi simili a una sindrome influenzale, cosa che avviene più frequentemente nelle donne in gravidanza. Altre volte, l’esordio dell’infezione si associa alla comparsa di sintomi molto gravi, che possono determinare anche la morte intrauterina del feto. In alcuni casi, infine, l’infezione sembra scatenare il travaglio con parto prematuro di un neonato morto o infetto. Nel corso della gravidanza la diagnosi viene fatta solamente in base alla ricerca del batterio nel sangue (emocoltura), che risulta positiva in caso di infezione.
Nel caso di infezione del bambino (per trasmissione transplacentare da madre a figlio), il batterio causa una granulomatosi settica, con ascessi disseminati e granulomi in vari organi interni (tra cui fegato, milza, polmoni, reni e cervello). Quando si sospetta questa patologia, si debbono prelevare campioni di sangue della madre e del bambino per ricercare il batterio. È necessario, inoltre, eseguire esami sulla gola del neonato e su tutte le eventuali lesioni cutanee, nonché una puntura lombare, in quanto possono essere interessate le meningi e il cervello. Il bambino deve essere trattato anche se la diagnosi è solo presunta, poiché l’attesa dei risultati degli esami può essere disastrosa ai fini della prognosi.
Nel caso di meningoencefalite (grave infezione a carico dell’encefalo e delle membrane che lo rivestono), la comparsa dei sintomi avviene solitamente nel periodo neonatale tardivo, cioè dopo il terzo giorno di vita. I comuni esami di laboratorio non sono dirimenti, se si eccettuano quelli relativi al liquido cerebrospinale prelevato con puntura lombare.
Allo stato attuale delle conoscenze, la terapia della listeriosi si basa sulla somministrazione di antibiotici, tra i quali i più attivi sembrano essere l’ampicillina e la gentamicina. Purtroppo, vista la complessità dei sintomi e la scarsa frequenza della malattia, la terapia farmacologica viene spesso iniziata tardivamente e presenta una percentuale di insuccessi clinici elevata, insuccessi che però non indicano necessariamente il fallimento della terapia stessa. Inoltre, nei bambini affetti da encefalite o granulomatosi settica, la malattia può progredire in modo spesso inesorabile anche se la terapia risulta adeguata e viene effettuata in tempo.
Per quanto concerne la prevenzione, è bene ricordare alle donne in gravidanza di non consumare latte non pastorizzato e di evitare l’assunzione di alimenti crudi, in particolare carne, poiché queste rappresentano il principale veicolo dell’infezione.
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