Malattie infettive inGravidanza -Micoplasma e Ureoplasma urealyticum
Il Micoplasma e l’Ureoplasma urealyticum sono due batteri, responsabili di infezioni vaginali, cervicali, uretrali e tubariche. Al momento attuale sembrerebbe che la colonizzazione delle alte vie genitali femminili da parte dell’Ureoplasma urealyticum e lo sviluppo conseguente di una malattia infettiva si associno a numerose complicanze della gravidanza e del periodo perinatale, come aborto ricorrente, infezione del liquido amniotico, parto pretermine, nascita di un neonato di basso peso o di nato morto, malattia febbrile nel postpartum.
La trasmissione dell’infezione avviene prevalentemente per via sessuale. La sintomatologia è spesso molto scarsa, e ciò può ritardare la diagnosi; talvolta vi è prurito vaginale e vulvare, associato a perdite scarse, ma spesso questi sintomi sono del tutto assenti.
La ricerca dei germi patogeni avviene attraverso l’esecuzione di tamponi cervicovaginali e uretrali: se risultano positivi, si procede alla terapia antibiotica sistemica o locale, molto efficace. La trasmissione verticale da madre a figlio del batterio è molto variabile e il tipo di parto non sembra avere influenza sulla trasmissione. La colonizzazione del neonato comunque raramente comporta una malattia infettiva nel neonato a termine (nato cioè tra la trentasettesima e la quarantaduesima settimana di gravidanza, il periodo normale di gestazione), mentre può determinare malattia anche grave in neonati pretermine (nati prematuri, cioè prima della trentasettesima settimana di gravidanza), in particolare in quelli con peso inferiore a 1500 g.
Per arrivare all’eradicazione dell’infezione prima del concepimento, è stato proposto uno screening generalizzato delle donne, tuttavia tale possibilità è stata messa in discussione per l’elevata diffusione del microrganismo e la difficoltà di ottenere un’eradicazione duratura. In futuro probabilmente il trattamento preventivo andrà indirizzato nei confronti delle donne con localizzazione del microrganismo a livello placentare. Nel corso degli ultimi studi sull’argomento, l’eritromicina risulta essere il farmaco più efficace, in quanto ancora non sono stati isolati batteri resistenti.
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