Epatiti -Epatite B
Presente su tutto il territorio nazionale, ma più diffusa nelle regioni del centro-sud, si trasmette per via ematica o sessuale (attraverso sperma e liquidi vaginali infetti); la trasmissione può avvenire anche da madre infetta a bimbo durante la gravidanza. In relazione alla modalità di trasmissione sono a maggior rischio di contrarre l’infezione i soggetti che hanno rapporti sessuali con partner infetti o i tossicodipendenti.
L’epatite virale B si manifesta, dopo un periodo di incubazione di 2-6 mesi dal momento dell’esposizione al virus, con perdita dell’appetito, malessere generale, febbre e nausea. Dopo qualche giorno possono comparire ittero e urine color marsala.
Nel 95% dei casi la malattia guarisce e nel sangue rimane la presenza di anticorpi (anti-HBs, anti-HBc, anti-HBe) che testimoniano l’avvenuta infezione; nel 5% dei casi la malattia può però evolvere verso una forma cronica e la cirrosi.
La forma cronica è caratterizzata nel 30-40% dei casi da un aumento persistente nel sangue degli enzimi epatici (AST/ALT) e nei rimanenti da un andamento alterno, con periodi di alterazione degli enzimi epatici (segno di distruzione delle cellule del fegato, fenomeno noto come citolisi epatica) intervallati a periodi di normalizzazione degli esami e assenza di replica del virus nell’organismo.
Nella fase iniziale i rialzi delle transaminasi sono ben tollerati e il paziente non accusa sintomi né presenta segni di alterata funzione epatica. Prima o poi, però, l’ennesimo picco di infiammazione epatica altera la situazione clinica al punto da determinare la comparsa di ittero, di versamento di liquido nell’addome (ascite) e dei segni dell’insufficienza epatica.
Per una diagnosi accurata è necessario il medico, che in genere richiede accertamenti finalizzati a ricercare nel sangue alcune sostanze importanti, tra le quali:
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