Epatiti -Epatite C
Presente diffusamente in Italia (in particolar modo nelle regioni del Sud), veniva inclusa in passato nel gruppo delle epatiti dette non-A-non-B, che indica le forme di epatite attribuibili a virus non ancora conosciuti; in seguito, nel 1989, è stato reso disponibile l’esame per diagnosticare l’infezione da HCV.
Il virus dell’epatite C può presentarsi sotto forma di diversi genotipi: quello più frequente nell’area mediterranea è il tipo 1b, che purtroppo è anche quello meno sensibile ai trattamenti farmacologici.
L’infezione da HCV si trasmette attraverso il sangue o i suoi derivati;
il rischio di trasmissione per via sessuale o da madre a figlio durante la gravidanza invece è molto basso.
In relazione alla modalità di trasmissione sono a maggior rischio di infezione i tossicodipendenti, i pazienti che si sottopongono a emodialisi e (soprattutto in passato) quelli sottoposti a trasfusioni di sangue o emoderivati: oggi si stima che le probabilità di contrarre l’infezione da HCV in seguito a una trasfusione di sangue siano pari a 1 caso su 100.000 sacche di sangue trasfuse.
L’epatite virale C si manifesta in modo molto sfumato, dopo un periodo di incubazione compreso tra 2 settimane e 6 mesi, con stanchezza, perdita dell’appetito, cefalea, talvolta febbre e dolori addominali.
Nell’80% dei casi la malattia cronicizzata può evolvere nel tempo fino alla cirrosi epatica.
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