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Lesioni da decubito
Le ulcere o lesioni da decubito sono da sempre un problema importante nell’assistenza alle persone malate. La medicina popolare ha ancora oggi un peso enorme: esistono, infatti, tutta una serie di preparati casalinghi condiderati miracolosi (soprattutto pomate e unguenti) e alcune credenze sono ancora difficili da sradicare. La verità è ben lontana da tutto ciò e gli interventi effettuati sono quasi tutti inappropriati e controproducenti.
Le ulcere da pressione sono lesioni che si localizzano in prossimità delle prominenze ossee (gomiti, talloni, anche) e possono sia colpire la parte superficiale della cute sia estendersi ai tessuti sottostanti, fino a raggiungere le ossa; si formano quando i tessuti sono schiacciati tra due parti rigide (letto o carrozzina e ossa), con conseguente interruzione dell’afflusso di sangue, per un periodo pari o superiore a due ore.
Esistono due fattori di rischio in grado di esporre l’individuo allo sviluppo di questo tipo di lesioni, denominati fattori interni (generali) ed esterni (locali).
I fattori interni sono propri della persona e riguardano le malattie croniche, la febbre, la malnutrizione, il coma, l’età, i disturbi neurologici, le terapie con psicofarmaci e tutto ciò che crea una diminuzione della mobilità e della coscienza.
I fattori esterni invece sono rappresentati da forze che agiscono in modo dannoso sulla cute e sono quattro: la pressione (la più pericolosa), l’attrito o frizione, le forze di taglio o scollamento e l’umidità. Da quanto esposto finora si capisce che non esistono unguenti o pomate in grado di azzerare queste variabili, sono invece possibili interventi atti a ridurre considerevolmente i fattori di rischio, soprattutto quelli esterni che saranno analizzati oltre.
Spesso gli ammalati, o i parenti, riferiscono che le lesioni da pressione sono insorte con una rapidità tale da non saperne interpretare il significato, oppure di avere trovato nel giro di alcune ore una strana macchia scura sulla pelle del proprio caro, ne consegue che la prima importante osservazione da fare è proprio relativa al tempo necessario affinché si formi una lesione: credere che siano necessari giorni è del tutto sbagliato dal momento che dopo circa 120 minuti comincia già a verificarsi il danno.
I fattori esterni sui quali è possibile intervenire efficacemente comprendono tutte le succitate forze, cominciando dalla pressione. Volendo rappresentare con un’immagine mentale l’effetto che la pressione produce sui tessuti, si dovrebbe pensare a una pressa che schiaccia al suo interno una bistecca. Tale è la sorte che spetta al tessuto vitale intrappolato tra un piano rigido, quale il letto o la sedia, e la superficie durissima di un osso. Newton ha spiegato bene la legge di gravità e tale regola vale, ovviamente, anche per gli esseri umani, non solo per gli oggetti.
Le ulcere provocate dalla pressione sono, senza dubbio, le più profonde e gravi, nonché le più difficili da guarire.
L’attrito (frizione) è il risultato dello strofinamento della cute su una superficie ruvida quale il lenzuolo. Non ha un effetto così deleterio come la pressione, ma su una pelle sottile e fragile produce lesioni superficiali, erosive, con bordi frastagliati e molto dolorose.
Le forze di taglio o scollamento sono il risultato dell’azione prodotta dallo scivolamento dei segmenti corporei rispetto alla cute che resta aderente al piano d’appoggio (letto o carrozzella), creando una strozzatura dei vasi sanguigni profondi con relativo deficit nutritivo. Tali forze si accompagnano sempre alla pressione.
L’ultimo fattore di rischio esterno è l’umidità, che da sola non crea lesioni gravi o penetranti, ma che può complicare il quadro cutaneo generale. Solitamente, le zone più colpite sono quelle dei genitali nei soggetti incontinenti. La macerazione locale prodotta dall’umidità espone la cute a infezioni superficiali.
I fattori interni, invece, sono poco modificabili dagli interventi degli operatori: l’età, le malattie neurologiche, il coma, la febbre, la malnutrizione, le terapie con psicofarmaci. La febbre di per sé non espone al rischio di ulcere da decubito: un giovane di 15 anni con l’influenza non ha nulla da temere, però, se insieme alla febbre compare un’alterazione dello stato di coscienza che causa immobilità, il rischio di ulcere da decubito diventa reale. È imperativo ricordare sempre la seguente regola: l’ulcera è l’effetto e non la causa, quindi l’impegno deve essere tutto rivolto alla prevenzione. L’organismo umano è un miracolo di ingegneria, esiste infatti un meccanismo fisiologico preziosissimo che ci consente di muoverci nel sonno senza la nostra volontà ed è solo ed esclusivamente il suo danneggiamento temporaneo o definitivo a esporre i soggetti al rischio di ulcere da decubito. La seconda regola da ricordare è questa: i fattori interni sono la causa scatenante, quelli esterni la causa precipitante. Analizzando brevemente i fattori interni, si può senz’altro affermare che l’età (o meglio, l’invecchiamento) di per sé non è una malattia, ma influisce sulla struttura di tutti gli organi compresa la cute che, assottigliandosi, diventa meno resistente alla trazione e guarisce meno facilmente. Le malattie croniche che riducono la mobilità e la coscienza mettono a rischio l’ammalato. Ad altissimo rischio sono poi i pazienti in coma, poiché tale stato azzera del tutto mobilità e coscienza. La malnutrizione meriterebbe un capitolo a parte, in quanto il deficit di calorie e proteine è collegato alla comparsa di lesioni. Anche le malattie neurologiche, infine, riducono mobilità e coscienza esponendo i soggetti al rischio di comparsa di lesioni da pressione. Non è necessario aspettare la comparsa dell’ulcera per cominciare gli interventi assistenziali, bisogna capire chi è a rischio e chi non lo è, utilizzando semplici scale di valutazione.
Le scale di valutazione sono in grado di dirci con esattezza chi svilupperà una piaga. Sono costituite da alcune voci quali mobilità, stato di coscienza, deambulazione e incontinenza. A ogni voce viene assegnato un punteggio (subtotale) e alla fine dalla somma di tutte le voci si ricava il totale. Nella letteratura sull’argomento esistono moltissimi indici di valutazione, ma i più accreditati sono due: indice di Norton e indice di Braden. Il primo è nato in ambito geriatrico ed è semplice e rapido nella compilazione; il secondo possiede alcune voci in più ed è maggiormente dettagliato e preciso.
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