Alimentazione
Diete: famose e stravaganti
Gli omega 3
Un altro vasto filone di ricerca alimentare è quello che riconosce nei grassi del pesce azzurro (polinsaturi omega 3) elementi importanti per la salute. Anche qui l’epidemiologia ci ha dato le chiavi di lettura. Perché, si sono chiesti i primi osservatori negli anni sessanta (Bang- Dyerberg), i popoli eschimesi (inuit) della Groenlandia, che si nutrono prevalentemente di pesce, ma anche di carne e grasso di orso o foca, e praticamente quantità nulle di cereali, frutta o vegetali, non hanno nel sangue elevati livelli di colesterolo e non si ammalano di aterosclerosi precoce come altre popolazioni? Si scoprì che i grassi di cui si nutrivano gli eschimesi almeno fino al Dopoguerra avevano un elevato contenuto di omega 3. Questi nutrienti, quindi, dovevano possedere proprietà fino ad allora insospettate. All’epoca, la medicina non conosceva quasi nulla dei fenomeni che portavano a generare un deposito di colesterolo nella parete delle arterie, ma oggi sappiamo che la regolazione dei fenomeni infiammatori e l’aggregazione delle piastrine sono regolati dalle prostaglandine e dai leucotrieni e che gli acidi grassi sono i loro precursori. Questi fenomeni sono in costante equilibrio ma, a seconda dei grassi che introduciamo in prevalenza, la bilancia dell’infiammazione o della coagulazione pende da un lato (proinfiammatorio-proaggregazione piastrinica) o dall’altro (antinfiammatorio-antiaggregazione piastrinica). Più recentemente, studi osservazionali condotti su grandi popolazioni hanno dato analoghi risultati soprattutto riguardo la riduzione del rischio di morte improvvisa di origine cardiaca. Anche il rischio di ictus sembra essere ridotto dall’assunzione di elevati livelli di pesce: secondo il NHANES I (National Health and Nutrition Examining Survey I), condotto negli Stati Uniti dal 1986 al 1992, il consumo di almeno una porzione di pesce alla settimana riduce tale rischio di quasi il 75% per le donne tra i 45 e i 64 anni di età.
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