Alimentazione
Alimentazione in età pediatrica
I latti formulati
L’utilizzo di latti formulati per neonati diventa indispensabile:
- quando è controindicato l’allattamento al seno;
- quando non vi è sufficiente produzione di latte materno o quando la crescita del neonato non risulta adeguata con il solo allattamento al seno;
- quando la madre decide di non allattare o di non allattare esclusivamente al seno.
Le controindicazioni sono limitate a poche situazioni:
- la presenza nella madre di infezioni la cui trasmissione può avvenire attraverso il proprio latte (TBC in fase attiva, lue, AIDS, malaria e così via) o di gravi malattie croniche che comportino una seria compromissione dello stato generale della madre;
- l’esposizione a farmaci o ad agenti ambientali escreti nel latte e pericolosi per il bambino;
- cause neonatali comprendenti malattie congenite che comportino intolleranza del neonato al latte materno (errori congeniti del metabolismo quali galattosemia, tirosinemia e così via).
I latti formulati per neonati (latti artificiali, formule di partenza) sostituiscono il latte materno e sono adatti fino al quarto-sesto mese; vengono prodotti a partire dal latte vaccino, che viene modificato in maniera più o meno rilevante nella sua composizione per renderlo il più possibile simile al latte umano e quindi adatto alle caratteristiche digestive e metaboliche del lattante. Senza queste modifiche il latte vaccino non può essere considerato un alimento sostitutivo di quello materno. Infatti, il primo presenta una concentrazione proteica che corrisponde al quadruplo del secondo ed è dunque meno digeribile per il neonato, il quale ha un sistema gastrointestinale immaturo; la maggiore quota proteica contribuisce inoltre ad aumentare il carico di soluti che il rene deve gestire in una fase delicata per la funzionalità renale come quella neonatale. La maggiore concentrazione di lattoglobulina contribuisce al potere allergizzante del latte vaccino nelle prime fasi di vita. La composizione lipidica, seppure sovrapponibile dal punto di vista quantitativo, varia nettamente dal punto di vista qualitativo; nel latte vaccino prevalgono infatti acidi grassi saturi mentre vi è una relativa carenza di acidi grassi essenziali. Inoltre alcuni acidi grassi presenti nel latte vaccino sono difficilmente solubilizzabili e risultano irritanti per la mucosa digestiva. La quantità di glucidi è inferiore rispetto al latte materno e sono praticamente assenti gli oligosaccaridi. La quantità di minerali contenuta è superiore al triplo di quella del latte materno, il che causa un aumentato carico osmotico renale; calcio e ferro, infine, seppure presenti nel latte vaccino in maggiore quantità rispetto a quello materno, hanno una minore biodisponibilità. Per tali motivi l’utilizzo del latte vaccino va posticipato al dodicesimo mese di vita, quando i sistemi digestivo e renale del lattante hanno raggiunto un livello di maturazione maggiore. Organismi internazionali quali l’ESPGAN (European Society for Pediatric Gastroenterology and Nutrition) e la Commissione CEE hanno provveduto a delineare con chiarezza i parametri compositivi necessari per le formule di partenza. Per l’alimentazione del neonato pretermine, che presenta particolari esigenze nutrizionali, sono state preparate formule specifiche a maggiore densità calorica, che si distinguono in termini sia qualitativi sia quantitativi da quelle consigliate per il neonato a termine.
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