Alimentazione
Alimentazione e terza età
Rischi nutrizionali nella terza età
Il rischio nutrizionale più grave, e che si riscontra con maggiore frequenza nella terza età, è la malnutrizione per insufficiente introito alimentare.
Anche l’obesità è un problema rilevante e in costante crescita tra gli anziani, così come tra i giovani. Tuttavia, con l’aumentare dell’età l’indicazione al dimagramento va posta con cautela e, quando necessario, il calo ponderale deve essere lento e ottenuto con programmi nutrizionali che non causino carenze.
In tutti i casi, è buona abitudine controllare periodicamente il peso (per esempio a ogni cambio di stagione) e annotarlo.
Malnutrizione
Il rischio di malnutrizione aumenta con l’invecchiamento per numerosi motivi tra cui la riduzione dell’interesse e del piacere di mangiare, le difficoltà legate alla masticazione e alla deglutizione, la fatica dovuta all’approvvigionamento del cibo e alla sua preparazione; questi meccanismi portano verso un ridotto introito alimentare complessivo con il rischio di carenze nutrizionali fino a quadri di malnutrizione gravi, la cui conseguenza più evidente è il calo ponderale non desiderato.
In questi anziani magri e/o che perdono peso facilmente è particolarmente importante garantire gli alimenti ricchi di proteine (latte o yogurt a colazione; una porzione di carne, pesce o pollame a un pasto principale; una porzione di formaggio, uova, legumi, affettati all’altro pasto), accompagnati da una quota adeguata di calorie fornite da pane, pasta, riso, polenta e grassi.
Digestione difficile
Gli anziani, e ancor più quelli malnutriti, lamentano spesso difficoltà digestive.
Digerire significa rompere grandi molecole in piccole molecole, che possono così passare dall’intestino al sangue. Si tratta di un processo complesso, che avviene in parte in bocca, in parte nello stomaco e poi nell’intestino, e che richiede l’azione della bile prodotta dal fegato e l’intervento di enzimi contenuti nella saliva, nei succhi gastrici, in quelli pancreatici e intestinali. La digestione difficile è un disturbo che va definito e di cui vanno capite le cause e le ripercussioni sull’introito alimentare al fine di proporre soluzioni gastronomiche che permettano un’alimentazione variata e sufficiente a garantire i bisogni calorici e proteici. Non tutti infatti digeriscono bene gli stessi cibi, per esempio ci sono anziani che hanno difficoltà con il bollito ma non con la cotoletta alla milanese mentre altri lamentano il contrario. Nel primo caso il problema riguarda le proteine della carne, infatti si digerisce la cotoletta fritta perché la cottura è più rapida. Nel secondo caso, invece, la difficoltà riguarda i grassi e può essere quindi risolta scegliendo cotture che ne sono prive o che ne richiedono quantità modeste. Ciò non vale solo per la carne: per esempio i biscotti che contengono grassi cotti possono essere sostituiti con pane, burro e zucchero.
Stipsi e gonfiore
Stipsi e senso di gonfiore rappresentano un altro problema comune dell’anziano e dipendono in parte dalla ridotta motilità intestinale e dall’indebolimento dei muscoli addominali e pelvici.
Viene spesso consigliato di aumentare il consumo di fibra; ne esistono tipi diversi, con meccanismi d’azione differenti. Per quanto riguarda le verdure cotte, alle quali spesso gli anziani ricorrono, va detto che zucchine e carote bollite possono migliorare la stipsi senza provocare gonfiore, mentre altre verdure, pur aumentando la massa fecale, non ottengono gli stessi risultati.
Esistono inoltre numerosi prodotti da forno contenenti fibra, i quali vanno introdotti nell’alimentazione con gradualità per consentire all’organismo di abituarsi ed evitare così disturbi dovuti all’eventuale sviluppo di gas.
Obesità
L’aumento di peso e lo sviluppo di obesità nell’anziano sono frequenti e dovuti alla riduzione del fabbisogno giornaliero di calorie non accompagnato da un minore introito alimentare. Incrementi di peso considerati talora trascurabili (1 o 2 Kg all’anno) dopo 10-15 anni si traducono in obesità.
L’obesità nell’anziano aumenta il carico cardiaco e quello articolare, richiede un maggiore lavoro respiratorio e metabolico e si accompagna a limitazioni funzionali con riduzione dell’autonomia nel vestirsi, nell’igiene personale, nell’utilizzo dei mezzi pubblici e così via.
Per invertire o arrestare la tendenza all’incremento ponderale è necessario modificare tempestivamente alcune abitudini. Con il passare degli anni, infatti, perdere peso diventa più difficile e più rischioso: più difficile perché riducendosi il dispendio energetico, il margine per agire sull’alimentazione è più esiguo, e più rischioso perché un regime alimentare ipocalorico in età avanzata espone al rischio di carenze nutrizionali e di perdita di massa muscolare, difficilmente recuperabile.
Le strategie principali consistono nel praticare una maggiore attività fisica e nel ridurre le porzioni, soprattutto per quanto riguarda gli alimenti a elevato contenuto calorico non necessari (come dolci, zucchero e alcolici). Dove possibile vanno preferiti cibi con pochi grassi, come il latte parzialmente scremato, lo yogurt bianco magro, il pane fresco, gli affettati magri (bresaola, prosciutto senza grasso), le carni private del grasso visibile e il pollame da cui è stata eliminata la pelle, evitando i prodotti da forno ricchi di grassi (biscotti, focacce, piadine, cracker, grissini, pizza al trancio e così via), i piatti pronti a base di pastelle fritte o conditi con salse varie, le carni grasse (per esempio costine) e i salumi grassi (salame, coppa, pancetta, mortadella, würstel).
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