Tecnicamente la vertigine è una “allucinazione visiva di abnorme movimento di tipo rotatorio del soggetto rispetto all’ambiente o dell’ambiente rispetto al soggetto”. Detto in parole semplici, una persona ha l’impressione che la stanza giri intorno a lui o che sia lui a girare. Questa abnorme sensazione di movimento, e la conseguente perdita dell’equilibrio, viene descritta da chi l’ha provata nei modi più vari: vertigine, disequilibrio, stordimento, instabilità, sbilanciamento, galleggiamento, rotazione, sballottamento, sbandamento, oscillazioni, mal di mare o mal d’auto, visione confusa, sensazione di mancamento o “testa vuota” e così via. Questi sintomi possono in qualche caso anche essere espressione di più importanti problemi di salute, per cui conviene sempre riferirli al medico di famiglia, il quale saprà quando approfondire la situazione.
Alle vertigini, in alcuni soggetti, possono associarsi sintomi quali la riduzione dell’udito (ipoacusia) o una sensazione di ovattamento auricolare e sibili (acufeni). Non sono invece da interpretare come vertigine il senso di testa vuota, il percepire l’ambiente circostante come se avesse dei movimenti “fluttuanti” (oscillopsia), l’instabilità e la paura di avere una vertigine.
Come si crea una vertigine?
Quando una lesione dell’apparato vestibolare provoca una vertigine intensa, il soggetto ha l’impressione di vedere ruotare l’ambiente intorno a sé, ma le informazioni che giungono dall’occhio e dallo scheletro contraddicono questa impressione (“nulla in realtà si sta muovendo”): ecco allora che nasce la sgradevole sensazione di nausea, spesso con vomito e sudorazione profusa, che accompagna la vertigine e il malessere generale avvertito dal soggetto.
Alla vertigine si affianca un altro segno visibile: un alterato movimento dei bulbi oculari (nistagmo), che si muovono spontaneamente e “a scatti” sul piano orizzontale. Nell’insieme, questo caos derivante dalla mancata coordinazione delle informazione necessarie a mantenere l’equilibrio determina l’impossibilità a mantenere correttamente la stazione eretta.
Cause
Le vertigini possono essere correlate alle più svariate malattie, e per questo motivo il loro approccio non è semplice; in alcuni casi il medico di famiglia può coinvolgere specialisti di diverse discipline quali l’otorinolaringoiatra, il neurologo, il fisiatra, l’oculista.
Una vertigine può essere dovuta a malattie che colpiscono l’organo dell’equilibrio (cosiddette periferiche): tra le più frequenti la vertigine parossistica posizionale, la malattia di Meniére e la nevrite vestibolare. Esistono poi altre cause di instabilità non legate a lesioni dell’organo dell’equilibrio ma a problemi di varia natura, per esempio neurologici (vascolari, degenerativi, tumorali) o scheletrici (con disturbi della postura).
Vertigine parossistica posizionale benigna (o cupololitiasi o canalolitiasi) È caratterizzata da crisi di vertigine (il soggetto vede girare la stanza) che insorgono nell’assumere una ben definita posizione del capo; di solito compare mentre il paziente si distende a letto, soprattutto quando si gira su un fianco (sempre lo stesso). Le crisi hanno breve durata (pochissimi minuti) e sono dovute al distacco degli otoliti dalla macula.
Malattia di Ménière Si contraddistingue per le crisi intense di vertigine, in cui il paziente vede l’ambiente che gira; durano a lungo (ore) e sono accompagnate da sintomi uditivi presenti tutti nello stesso orecchio e consistenti in riduzione dell’udito (ipoacusia), sensazione di “orecchio pieno” (fullness) e fischi (acufeni). Sono dovute a una distensione del sacco endolinfatico. L’evoluzione nel tempo è imprevedibile. Le crisi possono susseguirsi l’una all’altra (crisi subentranti) ma progressivamente diventano meno intense mentre i sintomi uditivi, con il passare degli anni, possono peggiorare. Altre patologie che possono comunemente dare origine a vertigini sono descritte di seguito.
Neuronite o nevrite vestibolare Gli attacchi di vertigine, a differenza della malattia di Ménière, non sono accompagnati da segni di interessamento uditivo (ipoacusia, fullness, acufeni); Il disturbo colpisce soggetti adulti e si associa a una notevole varietà di infezioni, soprattutto a carico delle vie aeree superiori.
Vertigini secondarie a problemi circolatori Tipica è la cosiddetta apoplessia labirintica, caratterizzata da crisi improvvise di vertigine (in genere isolate) accompagnate da nausea e vomito senza calo dell’udito né acufeni, che portano a una compromissione della funzionalità vestibolare di un lato; si ritiene che questo disturbo sia conseguenza dell’occlusione della branca labirintica dell’arteria uditiva interna.
Vertigini secondarie a intossicazioni esogene Esistono sostanze esogene che possono causare vertigine con un meccanismo di labirintosi tossica. Si tratta di antibiotici come gli aminoglicosidi (streptomicina, gentamicina, neomicina, kanamicina, vancomicina, bleomicina), certi diuretici e, in forma minore, l’acido acetilsalicilico. Oltre all’effetto tossico abituale sui recettori cocleari, possono determinare vertigini accompagnate da alterata funzione vestibolare bilaterale. Un’altra causa è data dall’intossicazione tabagica legata all’azione della nicotina sui recettori o a fenomeni vasospastici.
Vertigini da lesioni vascolari In alcuni pazienti una vertigine può costituire il primo segno di una compromissione circolatoria che può avere carattere di episodicità o divenire un disturbo ricorrente. Tipica la vertigine da insufficienza vertebrobasilare, che in genere si manifesta in seguito a un improvviso movimento della testa o a un cambiamento della postura, per esempio nel passaggio dalla posizione distesa (clinostatismo) alla posizione eretta (ortostatismo). Spesso si associano sintomi uditivi (ipoacusia e acufeni).
Neurinoma del nervo acustico Il neurinoma, tumore benigno della guaina di rivestimento del nervo acustico, presenta una lenta evoluzione e talora una subdola insorgenza. La sua sintomatologia è caratterizzata da acufeni monolaterali (lato della lesione) con ipoacusia a cui si associa la vertigine, generalmente a insorgenza ingravescente. Quando il neurinoma raggiunge dimensioni maggiori e infiltra le zone circostanti si realizza la cosiddetta sindrome dell’angolo ponto-cerebellare che è caratterizzata dall’associazione tra compromissione del nervo acustico, del nervo faciale e del trigemino con segni di interessamento cerebellare.
Traumi cranici La vertigine può comparire in caso di trauma cranico grave con commozione cerebrale: peraltro, insieme alla cefalea, è riferita molto frequentemente nel periodo successivo a un trauma cranico anche minore o a un trauma cervicale con brusco stiramento del collo (“colpo di frusta”) e tende in alcuni a mantenersi anche per tempi lunghi, sovente con una componente di somatizzazione dell’ansia.
Disordini psichiatrici In alcuni soggetti con problemi psichiatrici (in particolare nell’ambito delle nevrosi e più raramente delle psicosi) la vertigine rappresenta un sintomo frequente soprattutto quando è presente uno stato di ansia. In questi casi più che di una vera e propria vertigine “rotatoria” il disturbo assume i caratteri indefiniti di una sensazione di instabilità, e si verifica talvolta come espressione di una crisi di iperventilazione.
Malattie degenerative L’interessamento del sistema neurovegetativo quale si può riscontrare nella sindrome di Shy-Drager, nel diabete mellito, nella sindrome di Guillain-Barré, nella sindrome di Riley-Day comporta una riduzione del flusso cerebrale di lieve o modesta entità con conseguente sensazione di leggerezza del capo, obnubilamento mentale, prima di arrivare ai sintomi più eclatanti quali sincopi o convulsioni generalizzate. Il sintomo cardinale di tali malattie è l’ipotensione ortostatica, un malore con sensazione di instabilità che compare passando dalla posizione sdraiata a quella eretta per una brusca riduzione della pressione arteriosa.
Diagnosi
Al momento della diagnosi, il medico di famiglia indaga con opportune domande le caratteristiche del disturbo, cercando innanzitutto di capire se si tratti di una vertigine “vera” (rotatoria) o di un disturbo da instabilità. Con la visita accerta poi l’eventuale presenza di un nistagmo spontaneo (paziente seduto, sguardo avanti e laterale a destra e sinistra) e di posizionamento, facendo assumere al paziente la posizione del capo in cui compare la vertigine. Ricerca poi l’eventuale presenza di asimmetrie del tono dei muscoli posturali (test di Romberg e prova della marcia).
All’occorrenza possono essere eseguiti un esame audiometrico (per la valutazione dell’udito), una video-oculografia, un esame vestibolare (impiego della prova termica), prove roto-acceleratorie, posturografia; grazie a questi test si possono confermare o escludere le varie situazioni all’origine del disturbo che, in qualche caso, potranno essere accertate mediante una TC o una RMN del cervello.
Terapia
Non esiste una terapia specifica valida per tutte le forme di vertigine, per questo si cerca se possibile di trattare la causa. In generale possono essere utili farmaci attivi sul sistema nervoso, per esempio, l’estratto di gingko biloba o la b-istina; quest’ultima esercita la sua funzione sia nelle fasi iniziali della vertigine sia tardivamente, nella fase di compenso. I farmaci con azione diuretica sono in grado di agire sul volume e sulle caratteristiche dei liquidi labirintici, quindi possono essere usati nella malattia di Meniére.
Per ridurre sia le vertigini sia i sintomi associati (sudorazione, nausea, vomito) nelle prime ore dall’esordio del disturbo ci si avvale di antistaminici. Le fenotiazine sono utili per ridurre lo stimolo del vomito. Gli anticolinergici (scopolamina per cerotto transdermico, in dosi da 1,5 mg) sono in grado di prevenire le chinetosi. Le benzamidi sono potenti anti-nausea, efficaci nell’inibire il vomito che spesso si accompagna alla sensazione di vertigine e di nausea.
Riabilitazione
La terapia riabilitativa facilita la riprogrammazione centrale della funzione lesa. Gli esercizi di riabilitazione vestibolare trovano largo impiego nei casi di persistenza di instabilità nei giorni o nelle settimane che seguono la crisi acuta. Escluse patologie precise e in particolare lesioni di origine centrale, possono essere intrapresi percorsi terapeutici che basano la loro efficacia sull’esecuzione di particolari movimenti. Questa “ginnastica” impiega tutti i recettori periferici (non vestibolari), stimola i centri nervosi superiori opportunamente e li rende in grado di sopperire alla carenza di informazioni di origine vestibolare periferica. Si avvia in tal modo il percorso del compenso vestibolare, che riporterà il paziente in piena efficienza e in buon equilibrio. [M.M.]