Intossicazione
Insieme dei disturbi dovuti all’introduzione, volontaria o involontaria, di una o più sostanze tossiche (veleni) nell’organismo. Le intossicazioni rappresentano un importante problema di salute pubblica in quanto la loro frequenza è in costante aumento.
Cause
Le sostanze tossiche penetrano nell’organismo mediante ingestione, inalazione, iniezione oppure assorbimento attraverso la cute e le mucose.
Le intossicazioni acute costituiscono la causa di una percentuale elevata di ricoveri ospedalieri, siano esse accidentali (in ambito domestico o professionale) o volontarie (tossicomania, tentato suicidio). Quelle da farmaci, le più frequenti, rappresentano l’80% delle intossicazioni che richiedono il ricovero d’urgenza, e in genere sono provocate dall’associazione di diverse sostanze (65% dei casi nell’adulto): in ordine di frequenza decrescente, ne sono responsabili benzodiazepine, analgesici, antidepressivi, neurolettici, carbamati, barbiturici e altri psicotropi, per ultimi i farmaci attivi contro i disturbi cardiaci.
Altre probabili fonti di intossicazione sono i prodotti di impiego industriale (solventi) e domestico (detergenti), l’alcol e gli stupefacenti, l’ossido di carbonio, le piante, i funghi, alcune alghe velenose (assunte con i frutti di mare) e diversi prodotti utilizzati in agricoltura (fertilizzanti, fungicidi, diserbanti, insetticidi, topicidi).
Le intossicazioni croniche sono più specificamente legate ad attività professionali (soprattutto nel settore industriale) e all’inquinamento ambientale. La gravità dell’intossicazione dipende da vari fattori: tossicità del prodotto in causa, modalità di assunzione, dose assorbita, resistenza ed età del soggetto. Considerata la difficoltà di prevederne le conseguenze, è sempre necessario interpellare il medico. La mortalità ascrivibile alle intossicazioni è attualmente inferiore all’1% nell’adulto e allo 0,5% nel bambino.
Sintomi
Dipendono dalle sostanze tossiche in causa. Tenuto conto della loro varietà, possono essere colpiti quasi tutte le funzioni e tutti gli organi. Tuttavia, in caso di intossicazione acuta, una preoccupazione comune è individuare segni che testimonino un rischio immediato per la vita: distress respiratorio (dispnea, movimenti toracici di ampiezza eccessiva o insufficiente, troppo rapidi o troppo lenti), distress circolatorio (stato di shock con malessere, pallore, agitazione, polso debole o accelerato, brusco calo della pressione arteriosa), convulsioni (contrazioni muscolari generalizzate con rigidità o movimenti a scatti), coma (la vittima, in stato di incoscienza, non si muove, non parla, non risponde ai richiami).
Trattamento
Dopo aver contattato i servizi medici (centro antiveleni locale), i familiari devono astenersi da qualunque intervento: in particolare è necessario non muovere la vittima, non farle bere nulla (neppure latte), non indurle il vomito. Il medico, una volta giunto sul posto e poi, se necessario, in ospedale, effettua un certo numero di gesti e verifiche.
La ricerca di un rischio immediato per la vita, basata sui sintomi, permette di intraprendere il trattamento, il quale consiste nel fornire assistenza respiratoria e perfusione endovenosa, ponendo il malato in decubito laterale di sicurezza (disteso su un fianco) in caso di coma, per evitare che un eventuale conato di vomito ostruisca i bronchi. La raccolta di informazioni è fondamentale per valutare l’entità del rischio, che dipende dalla natura del prodotto, ma anche dalla tempestività dell’intervento e dalle dosi assunte.
L’eliminazione della sostanza può avvenire applicando diverse metodiche: lavaggio con acqua abbondante qualora prodotti caustici siano venuti in contatto con gli occhi, oppure lavanda gastrica o induzione del vomito, categoricamente controindicata per alcune sostanze (irritanti e caustici) e in presenza di alterazioni dello stato di coscienza (sonnolenza, coma), soprattutto per il rischio che il tossico passi nei bronchi.
La somministrazione orale di carbone attivo impedisce l’assorbimento a livello intestinale. In alcuni casi è utile la diuresi forzata (accelerazione dell’eliminazione urinaria) o una depurazione extrarenale del sangue.
Di particolare importanza è la somministrazione dell’antidoto, che però esiste o è disponibile soltanto in una piccola percentuale di casi.
I prelievi ematici e urinari hanno lo scopo di cercare la sostanza, individuarla, dosarla e seguire l’evoluzione dell’avvelenamento. È necessario rivolgersi a uno specialista della rianimazione se sussiste un rischio per la vita immediato o a breve termine. Frequente è il ricovero in ospedale, talvolta in reparto di rianimazione.
Prevenzione
I farmaci devono essere conservati fuori della portata dei bambini. In caso di avvelenamento deliberato, si raccomanda di consultare uno psichiatra. Per ciò che riguarda l’alimentazione, organismi ufficiali assicurano un controllo regolare dei vari prodotti commestibili.
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