Diminuzione del peso e del volume di un organo, di un tessuto o di un arto in seguito a uno stato di nutrizione insufficiente delle cellule o a un periodo di immobilizzazione. L’atrofia deriva dalla carenza di sostanze nutritive e dalla distruzione di vasi sanguigni o nervi. Può essere sia patologica (atrofia del fegato, causata da cirrosi) sia fisiologica (atrofia del timo, nell’adolescenza, o dell’utero, dopo la menopausa). Il trattamento di un’atrofia è possibile soltanto in presenza di una parte di organo o tessuto normale, in grado di moltiplicarsi.
Atrofia cerebellare Atrofia diffusa o localizzata del cervelletto causata dall’alcolismo cronico, da un cancro viscerale, generalmente broncopolmonare, o da encefalopatie degenerative (malattia di Friedreich o eredoatassia di Pierre Marie). L’atrofia cerebellare evolve lentamente e comporta un certo grado di invalidità, con sintomi costituiti sostanzialmente da disturbi della stazione eretta e della deambulazione o problemi della coordinazione degli arti. La diagnosi è elaborata sulla base di una TC cerebrale. Se l’atrofia cerebellare è di origine alcolica, la sospensione dell’intossicazione ne arresta l’evoluzione.
Atrofia cerebrale La diminuzione del volume del tessuto cerebrale è dovuta ad affezioni degenerative dei neuroni della corteccia.
Le cause sono molteplici: traumi craniocerebrali, malattie degenerative, arteriosclerosi del cervello. Le capacità intellettuali si affievoliscono sino a configurare una demenza, come nel caso del morbo di Alzheimer. La diagnosi è confermata da TC cerebrale o risonanza magnetica. Per questo tipo di patologia le terapie restano limitate.
Atrofia cutanea Diminuzione dello spessore della pelle, che perde anche elasticità e consistenza; se ne distinguono varie tipologie.
L’atrofia senile è dovuta all’invecchiamento fisiologico: la pelle di un soggetto anziano diviene sottile, giallastra, secca e priva di elasticità. Le rughe sono l’espressione più visibile dell’atrofia cutanea senile.
L’atrofia sclerodermica, osservata nell’ambito di una sclerodermia, si manifesta con un indurimento anomalo profondo dell’epidermide e del derma e con conseguente perdita dell’elasticità cutanea.
L’atrofia ittiosiforme è caratterizzata da desquamazione dell’epidermide, che appare secca e rugosa sin dai primi mesi di vita. Le cause sono congenite.
L’atrofia cortisonica è una forma di atrofia cutanea diffusa, causata dalla fusione del tessuto collagene in seguito a un trattamento prolungato con corticosteroidi.
La perdita di acqua causata da qualunque tipo di atrofia cutanea può essere compensata dall’applicazione di creme reidratanti.
Atrofia muscolare Chiamata anche amiotrofia, l’atrofia muscolare è una riduzione del volume dei muscoli striati.
L’amiotrofia diffusa si riscontra in caso di dimagrimento notevole. Può anche essere dovuta al mancato utilizzo dei muscoli in caso di riposo completo a letto senza chinesiterapia compensatoria.
L’amiotrofia localizzata può invece essere dovuta a una malattia del muscolo stesso in caso di miopatia (affezione a carico delle fibre muscolari), a lesioni nervose (poliomielite), a un difetto di circolazione (arterite), a un’immobilizzazione necessaria a saldare una frattura ossea, o ancora può essere provocata da affezioni dolorose (artrite, artrosi).
Atrofia ottica Atrofia del nervo ottico risultante dalla distruzione più o meno completa delle fibre ottiche. Può essere provocata da un processo di tipo infiammatorio (meningite, sclerosi a placche, sifilide ecc.), tumorale (compressione del nervo ottico da parte di un tumore), vascolare (ostruzione dei vasi che irrorano il nervo ottico) o tossico (assorbimento di chinino, ossido di carbonio, piombo).
Alcune forme di atrofia ottica, relativamente rare, sono ereditarie e trasmesse ai soggetti di sesso maschile dalla madre; un esempio è costituito dalla malattia di Leber, che colpisce in particolare uomini giovani.
L’atrofia ottica comporta anche disturbi delle funzioni visive: la percezione dei colori risulta difficile, il campo visivo appare alterato e l’acuità visiva diminuisce in maniera più o meno pronunciata. L’esame del fondo dell’occhio consente di constatare una decolorazione della papilla ottica (estremità anteriore del nervo ottico), che può apparire pallida o risultare di colore bianco madreperlaceo.
È essenziale procedere a un trattamento preventivo volto all’individuazione ed eliminazione della causa dell’atrofia ottica. Nella sclerosi a placche, in caso di coinvolgimento acuto del nervo ottico, il trattamento mediante corticosteroidi per via endovenosa consente di recuperare rapidamente la funzione visiva ed evita lo sviluppo di un’atrofia secondaria. Per la malattia di Leber non esiste alcun trattamento preventivo. Ogni forma di atrofia ottica stabilizzata è irreversibile.