Meningite
Le meningi sono le membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale, con il compito di proteggere, isolare e nutrire le strutture del sistema nervoso; sono formate da tre strati detti pia madre, aracnoide e dura madre.
L’infiammazione di una delle meningi (più precisamente dell’aracnoide), nonché del liquido cefalorachidiano che si trova nello spazio subaracnoideo e nei ventricoli, prende il nome di meningite. L’infiammazione può essere provocata da fattori molteplici, virali o batterici, e la conoscenza della causa esatta permette di trattarla in modo corretto: in particolare, le meningiti di origine virale sono di solito benigne e guariscono senza specifico farmaco, mentre le meningiti batteriche sono generalmente più gravi e possono causare gravi danni del sistema nervoso come paralisi, sordità e deficit cognitivi, arrivando talora a provocare il decesso.
I principali agenti delle meningiti virali (dette anche asettiche) sono gli enterovirus (in particolare Echovirus), mentre gli agenti responsabili di più del 90% delle meningiti batteriche sono quattro: Neisseria meningitidis (meningococco), Streptococcus pneumoniae (pneumococco), Haemophilus influenzae tipo B e Listeria monocytogenes; altri agenti più raramente in causa sono il Mycobacterium tuberculosis, i germi Gram negativi (Escherichia coli, Pseudomonas, Salmonella), lo Staphylococcus aureus e molti altri. Si calcola che si verifichino circa 1,2 milioni di casi ogni anno nel mondo e che questi siano all’origine di circa 135.000 decessi, oltre che di un numero molto elevato di sequele neurologiche.
Le modalità di presentazione di una meningite possono variare da una malattia febbrile con cefalea a un quadro di grave compromissione del sistema nervoso centrale con stato di coma. L’esordio è di solito improvviso, con la classica “triade” di sintomi che comprende febbre, rigidità nucale e alterazioni dello stato mentale; questo quadro clinico non è però la regola e non sono pochi (fino al 30-50% dei casi) i pazienti in cui manca uno dei tre sintomi.
La febbre, quasi sempre presente, è elevata; la cefalea è molto comune ed è descritta come grave e generalizzata. La rigidità nucale può anche mancare o risultare talmente lieve da essere difficile da evidenziare. Le alterazioni dello stato mentale sono riportate in circa i due terzi dei casi e variano da uno stato di confusione al sopore e alle convulsioni, fino al coma che non reagisce agli stimoli verbali o dolorosi. Ai segni classici se ne possono associare altri, tra cui:
- manifestazioni che coinvolgono l’intero organismo come sepsi, petecchie e porpora palpabile (presenti nel 11-26% dei casi di meningite da Neisseria meningitidis), nausea, vomito o altre manifestazioni infettive come artrite, otite, mastoidite, sinusite, ascessi cerebrali;
- manifestazioni neurologiche quali intolleranza alla luce (fotofobia), convulsioni, deficit focali da compromissione (paresi) dei nervi cranici. Nei bambini più piccoli, al di sotto dei due anni, i sintomi possono essere difficili da riconoscere; in questi casi i piccoli appaiono semplicemente apatici, irritabili, riluttanti ad alimentarsi e affetti da vomito.
La rigidità nucale non è sempre facile da osservare e dimostrare: benché i pazienti non lamentino una palese rigidità, questa situazione può essere dimostrata dal medico ricorrendo a manovre quali la flessione attiva o passiva del collo con flessione reattiva delle anche o il movimento laterale del capo; altro segno caratteristico è l’impossibilità o difficoltà a estendere il ginocchio quando l’anca è flessa a 90°.
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