Primo Soccorso
Traumi scheletrici
Lussazioni
Che cos’è una lussazione
Con il termine di lussazione si indica la perdita completa dei normali rapporti tra due ossa che formano un’articolazione. La sublussazione è invece una condizione nella quale questa alterazione dei reciproci rapporti è incompleta o parziale.
La lussazione è determinata da un meccanismo di una certa violenza e intensità che agisce su un’articolazione in modo sia diretto (la forza agisce direttamente sull’articolazione colpita) sia indiretto (per esempio quando questa forza agisce su una parte ossea posta a distanza dall’articolazione).
La lussazione può essere complicata da una o più fratture dei capi ossei che formano l’articolazione; in caso contrario è definita pura.
In una lussazione vi è comunque una lesione più o meno estesa della capsula articolare e dei legamenti adiacenti nel punto in cui avviene lo spostamento anomalo di un osso rispetto all’altro, per cui si realizzerà uno stravaso di sangue in profondità, che non è quindi sempre apprezzabile alla visione, in rapporto alla sede dell’articolazione.
Cosa succede in caso di lussazione
La lussazione è un evento acuto che provoca come primo effetto un forte dolore e una pressoché completa incapacità a muovere l’articolazione colpita (stato detto di impotenza funzionale), dovuta all’impossibilità di muovere anche per pochi gradi le ossa interessate. Ma il dolore può anche essere insopportabile in relazione alla grandezza delle articolazioni colpite (anca, spalla, ginocchio) impedendo al soggetto di svolgere qualsiasi spostamento, proprio per il fatto che ogni minimo movimento scatena, anche involontariamente e indirettamente, uno stimolo doloroso altissimo all’articolazione lussata. La lussazione, ossia la perdita dei rapporti articolari, determina infatti un notevole stiramento di capsula, tendini e muscoli adiacenti l’articolazione, e in particolare di tutti i rami nervosi coinvolti: si realizza così non solo un elevato stimolo doloroso persistente, ma anche un danno, di solito temporaneo, della sensibilità (per esempio un formicolio) e, cosa ben più importante, delle componenti motorie dei nervi stessi, con la conseguente perdita parziale o totale della capacità contrattile dei muscoli da questi innervati.
Analoga situazione si verifica a carico dei vasi sanguigni, sia venosi sia arteriosi, con conseguente compromissione più o meno rilevante del flusso di sangue nella zona del corpo situata a valle dell’articolazione colpita.
Lussazione: un evento talvolta molto grave
La gravità di una lussazione è collegata sia agli effetti immediati provocati all’articolazione colpita, sia (e soprattutto) agli eventuali danni che possono insorgere in seguito, tanto più gravi e probabili quanto maggiore è il tempo intercorso tra il trauma e il trattamento della lussazione (manovre di riduzione).
Si considerino, per esempio, le lussazioni delle vertebre e dell’anca. La lussazione di una vertebra rispetto all’altra rappresenta senza dubbio un evento di elevata pericolosità, in quanto può insorgere un danno gravissimo e spesso irrisolvibile a carico del midollo spinale (che, come è noto, è situato all’interno del canale vertebrale e può quindi essere “ghigliottinato” nel trauma), con paralisi periferiche di vario grado; ma nel caso in cui la lussazione sia localizzata nel tratto delle vertebre cervicali si può addirittura arrivare alla morte del soggetto.
Nel caso dell’anca, oltre al dolore e al blocco dei movimenti, si può verificare un danno molto grave provocato dalla lesione della capsula articolare e dei vasi sanguigni in essa contenuti, destinati alla nutrizione della testa del femore, con conseguenze molto serie.
Per tale motivo è necessario provvedere al più presto al ripristino della corretta articolarità (in anestesia generale, sia per controllare il dolore sia per ottenere un rilasciamento che consenta di eseguire una manovra di riduzione il meno traumatica possibile) e programmare a distanza di alcuni mesi controlli radiografici e in risonanza magnetica, al fine di escludere l’eventualità di danni residui a carico della testa del femore (necrosi post-traumatica della testa femorale).
Le lussazioni più frequenti
Le articolazioni più frequentemente colpite da lussazioni sono la spalla, la clavicola, le dita, la caviglia, le articolazioni del piede, il coccige; meno numerose ma più gravi sono quelle di anca, ginocchio e vertebre. In alcuni casi (per esempio la spalla) la lussazione causa un danno delle strutture capsulari e dei legamenti che non possono cicatrizzare al meglio (in particolare se le cure non sono state correttamente seguite), provocando così non solo postumi dolorosi e una limitazione della possibilità di movimento, ma anche un rischio maggiore di ulteriori lussazioni, a seguito di traumi anche non particolarmente intensi, che vengono definite lussazioni abituali. In quest’ultimo caso il soggetto lamenta un’importante riduzione della funzionalità ed evita accuratamente ogni movimento che possa far ricomparire la lussazione, di fatto limitando in modo più o meno grave la propria autonomia di lavoro e di comportamento, soprattutto per ciò che riguarda l’attività sportiva.
Sintomi
Dolore e incapacità di movimento dell’articolazione colpita, insieme alla personale percezione della perdita dei rapporti articolari al momento del trauma e all’evidente alterazione del normale profilo anatomico della parte del corpo interessata: questi sono i segni più evidenti. In aggiunta, il soggetto potrà avvertire alterazioni della sensibilità (vascolari o nervose) e soprattutto la costante persistenza dei sintomi.
Cosa fare
Poiché i movimenti dell’articolazione sono praticamente impossibili, sia quelli volontati (detti attivi) sia quelli provocati da altri (movimenti passivi), il soggetto sarà costretto ad assumere una posizione obbligata per evitare al massimo ogni spostamento dell’articolazione, mentre chi lo assiste dovrà assecondarlo in questa manovra, utilizzando cuscini, coperte, asciugamani o quant’altro sia utile a ottenere una posizione stabile. Sarà ovviamente necessaria una tempestiva consultazione del medico, o meglio recarsi, o farsi accompagnare, in un Pronto soccorso, data la necessità di indagini radiografiche e di trattamenti specialistici urgenti.
Nell’attesa è opportuna l’applicazione di ghiaccio sia per ridurre l’entità dell’ematoma locale, sia per un provato effetto antidolorifico.
Cosa fare dopo una lussazione curata
Una volta che l’ortopedico abbia ridotto una lussazione, se non si avverte più dolore, neanche nel movimento, non è necessario mantenere a lungo i tutori e le immobilizzazioni applicate in ospedale. All’inizio è sempre opportuno, nel primo episodio di una lussazione articolare, tenere l’articolazione a riposo in modo da consentire – per quanto possibile – la guarigione spontanea, considerando anche che i periodi di riposo e di immobilizzazione oggi consigliati sono più brevi rispetto a quanto si riteneva giusto qualche tempo fa (per esempio circa 2 settimane per la spalla). In seguito si devono riprendere i movimenti preferibilmente con ricorso alla fisioterapia. In caso di lussazioni ripetute, invece, l’immobilizzazione potrà essere limitata a pochi giorni.
Cosa non fare
È sconsigliato tentare da soli di riportare in sede la parte lussata o farselo fare da altri, per di più in assenza di una diagnosi certa e documentata. Non bisogna peraltro attendere più di tanto prima di recarsi dal medico, anche in quei casi, pochi, in cui il dolore non sia particolarmente intenso e tale da far pensare a una semplice contusione: la riduzione tempestiva della lussazione è fondamentale.
Cosa possono fare gli ortopedici
La riduzione della lussazione, con o senza anestesia generale o limitata alla sola parte colpita, porterà immediato benessere e un modesto dolore residuo, con la scomparsa in breve tempo, nella maggior parte dei casi, dei disturbi nervosi ed eventualmente circolatori descritti. Il trattamento successivo varia a seconda della parte coinvolta e richiederà un programma di riabilitazione funzionale, anche prolungato nel tempo, al fine di recuperare il meglio possibile la funzionalità articolare preesistente al trauma. Nei casi di lussazione recidivante la chirurgia rappresenta la scelta obbligata per recuperare la stabilità e consentire il ritorno anche alle attività sportive, utilizzando sia tecniche artroscopiche sia a cielo aperto, a seconda del tipo di danno e della personale esperienza del chirurgo. In ogni caso il soggetto dovrà opportunamente eseguire esercizi volti a mantenere l’articolarità e a impedire la formazione di aderenze con consegue limitazione funzionale.
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