Primo Soccorso
Traumi scheletrici
Sintomi e segni
La sintomatologia varia a seconda della forza del trauma e della zona corporea interessata, consistendo in un dolore immediato che può esaurirsi più o meno rapidamente oppure perdurare e anche accentuarsi con il trascorrere delle ore, a causa delle lesioni profonde e dell’ematoma provocato, che, costretto dai tessuti circostanti, assume sempre maggiore tensione e conseguentemente provoca dolore per la compressione esercitata nei tessuti limitrofi.
Se sono interessate strutture muscolari, tendinee o articolari, i disturbi saranno più importanti e potranno accompagnarsi a una più o meno evidente limitazione della funzionalità.
Il muscolo, in particolar modo se al momento del trauma era contratto e dunque con minore capacità di assorbimento e distribuzione della forza applicata nel punto dell’urto, può subire un danno di varia entità, dalla semplice rottura di poche fibre muscolari fino alla rottura di parti più o meno estese con formazione di ematomi situati in profondità, dolore vivo ai tentativi di contrazione e impossibilità più o meno completa di compiere movimenti con i muscoli contusi.
Un tendine può essere frequentemente interessato quando il suo decorso è superficiale, come accade ai tendini della mano (i tendini estensori delle dita sono situati sul dorso della mano), del ginocchio (tendine rotuleo o quadricipitale, situato al di sopra della rotula), del piede (strutturato come la mano), il tendine d’Achille, posto sopra il tallone. In questi casi l’ematoma sarà limitato per la modesta presenza di vasi sanguigni nella struttura del tendine e, se presente, sarà causato dall’interessamento dei tessuti circostanti. Il dolore sarà più accentuato per l’interessamento della guaina che circonda il tendine: essendo infatti quest’ultima ricca di vasi sanguigni e fornita di rami nervosi sensitivi, il minimo movimento causato al tendine contuso dalla contrazione del muscolo scatena un immediato dolore conseguente alla sua tensione e alle tumefazioni che si sono prodotte nella guaina stessa a seguito del trauma.
L’articolazione contusa può subire un danno sia a livello dei legamenti, e dunque con caratteristiche sovrapponibili a quelle descritte per i tendini, sia a livello più profondo, interessando la capsula articolare, ossia il tessuto fibroso che racchiude a manicotto l’articolazione. In quest’ultimo caso si può creare un gonfiore apprezzabile dall’esterno, che è causato da un “versamento” di liquido all’interno dell’articolazione stessa; questo, se prodotto da una semplice infiammazione conseguente al trauma, sarà costituito solo da siero (si parla in questi casi di idrartro); se invece è sostenuto da lesione di vasi della membrana sinoviale che ricopre l’interno della capsula è formato da sangue (e allora si parla di formazione di un emartro). Il dolore conseguente è causato nel movimento dell’articolazione sia dalla tensione dell’eventuale liquido che si è raccolto dentro di essa e che ne limita anche meccanicamente il movimento (l’articolazione in cui il liquido è contenuto è una sorta di “sacca” non dilatabile più di tanto), sia dal coinvolgimento di legamenti e inserzioni dei muscoli vicini.
Particolarmente doloroso può infine risultare il trauma che interessa un osso, spesso nei punti in cui si trova meno protetto da grasso e muscoli, come accade per esempio per le dita, i gomiti, la testa e il viso, le coste, la tibia e i malleoli delle caviglie. La membrana fibrosa che avvolge tenacemente l’osso (il periostio) è infatti ricca di vasi e terminazioni nervose sensitive, per cui, anche in assenza di un evidente ematoma, il dolore risulta acuto e persistente a distanza di tempo, in particolare alla palpazione la parte interessata.
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